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Mascherine, 'Ecco perché le vogliamo prodotte in Svizzera'

Il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini spiega i motivi delle scelte effettuate per il concorso in vista della fornitura al Cantone di protezioni

Giovan Maria Zanini (Ti-Press)
21 ottobre 2020
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La Sezione cantonale della logistica e l'Ufficio del farmacista cantonale hanno pubblicato, come riportato dal 'Foglio ufficiale' di ieri (ne avevamo scritto qui), un bando di concorso per la fornitura di mascherine. Destinate all'Amministrazione e al settore sanitario, sono quelle di tipo IIR certificate EN 14683:2019. In altre parole, si tratta delle mascherine 'classiche', bianche all'interno e azzurre all'esterno. Il concorso, si afferma nel bando, è aperto "unicamente" alle ditte che producono mascherine in Svizzera.

«Sfruttando il margine di manovra che la Legge sulle commesse pubbliche ci concede - spiega alla 'Regione' il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini -, abbiamo deciso di limitare la partecipazione a chi produce in Svizzera, fondamentalmente per due ragioni». La prima «è di eliminare il rischio che si presenta acquistando la merce all'estero, il rischio cioè che le mascherine arrivino in ritardo o, peggio, che non arrivino del tutto perché bloccate alla partenza dall'autorità del Paese in cui sono state comprate o dalla dogana dello Stato dove sono transitate. Ed è ciò che ci è capitato in occasione della prima ondata pandemica - ricorda Zanini –. A un certo punto la Confederazione aveva organizzato dei ponti aerei per evitare gli scali, poi però le flotte sono rimaste a terra a causa del lockdown, che ha causato grossi problemi ai trasporti in generale. Per fortuna avevamo già in casa un numero sufficiente di mascherine per fronteggiare la situazione».

Un primo motivo dunque di natura pratica. «La seconda ragione per cui abbiamo aperto il concorso solo alle aziende che producono in Svizzera - riprende Zanini - è legata alla possibilità di verificare che i prodotti che si intendono acquistare rispettino i requisiti di qualità». Aspetto tutt'altro che secondario. «Un paio di settimane fa - continua Zanini - Swissmedic segnalava di aver controllato 130 tonnellate di mascherine e che un terzo non era conforme. Ora, se la non conformità del prodotto riguarda le informazioni non precise nell'etichetta è un conto, assai diverso il discorso se la non conformità è da ricondurre al malfunzionamento delle mascherine, cosa evidentemente grave. Aggiungo che se un prodotto è fabbricato all'estero, la verifica della relativa documentazione diventa particolarmente complicata. Peraltro, nei mesi scorsi abbiamo riscontrato l'esistenza di molte carte contraffatte. Se il prodotto è realizzato in Svizzera, posso fare uno o più sopralluoghi in quella data ditta per controllare che tutto sia svolto regolarmente, come indicato dai documenti». C'è di più.«In primavera quando c'è stata a livello internazionale una penuria di mascherine - rammenta il Farmacista cantonale- si sono affacciate sul mercato società e persone che prima si occupavano di altro. C'erano persone di buona volontà, ma anche degli approfittatori senza scrupoli. E se sei mosso dalle migliori intenzioni, ma non hai mai prodotto mascherine in vita tua, corri il rischio di farti fregare dai fornitori. È anche per tale motivo che nel bando chiediamo che le società producano in Svizzera, escludendo così ditte importatrici visto che avremmo troppe difficoltà ad accertare la qualità del prodotto». 

Le mascherine 'oggetto' del concorso dovranno avere una "scadenza minima di cinque anni dalla consegna". Consegna il cui inizio è previsto per il prossimo gennaio. «Fin lì - fa sapere Zanini - dovremmo arrivare senza problemi con il materiale già oggi a nostra disposizione». Il fabbisogno? «Nel settore sanitario, tra ospedali e studi medici, possiamo dire, con un buon grado di approssimazione, che 200mila mascherine del modello messo a concorso sono necessarie ogni settimana. Poi abbiamo Polizia, Protezione civile e altri servizi. Senza dimenticare l'Amministrazione cantonale e le scuole, dunque docenti e allievi. Insomma, in un mese abbiamo un fabbisogno complessivo di diverse centinaia di migliaia di mascherine».

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