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Scuola, il superamento dei livelli tra distinguo e proposte

Dopo la proposta del direttore del Decs Manuele Bertoli, dalla politica non arrivano opposizioni alla sostituzione. Sul come, però, il dibattito è aperto

Archivio Ti-Press
9 ottobre 2020
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“I livelli alle scuole medie vanno sostituiti”, ha detto alla ‘Regione’ il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli (cfr. edizione del 3 ottobre). “Si tratta di un tema che deve essere affrontato di nuovo” perché “genera una serie di problemi”, sostiene. Nell’intervista ci ha parlato pure di “una resistenza piuttosto forte anche a livello politico da parte di chi vede i livelli come un premio al merito”. Questa resistenza, pur con tutti i distinguo e i suggerimenti tipici del dibattito politico, non sembra però invalicabile.

Speziali (Plr): ‘Serve una differenziazione curricolare’

Alessandro Speziali (Plr) da noi raggiunto rileva: «Sulla questione dei livelli sono apertissimo a ridiscuterli, anche perché il meccanismo non funziona più tanto bene». Insomma, «il cantiere si può aprire, anche nel mondo scolastico si percepisce che pongono dei problemi. Questo però non significa appianare, piallare verso il basso l’insegnamento. Sono contrario all’abolizione tout court. Quello che vedrei bene, e che mi aspetto, è che si vada verso una differenziazione curricolare». Nel senso che, prosegue Speziali, «dobbiamo trovare comunque un modo per premiare i talenti». E come? «Si potrebbe pensare a una differenziazione curricolare che da una parte premia chi preferisce continuare verso un indirizzo generalista come il liceo, e che dall’altra fornisce un approccio più improntato verso chi preferirà andare alle scuole professionali. Se si va in questa direzione può essere molto interessante». Anche perché, conclude, «l’obiettivo finale sarebbe quello di avvicinarci alla cultura della Svizzera tedesca, dove la formazione professionale è una formazione di serie A».

Non è distante Sergio Morisoli (Udc), secondo cui «il semplice appiattimento togliendo i livelli non risolve assolutamente niente. Una differenziazione tra chi è più o meno bravo è giusto che ci sia, è nella natura delle cose». Il capitolo sulla modifica «si può aprire a 360 gradi, ognuno avrà le sue soluzioni. Un fatto è certo: bisogna togliere a questa differenza l’etichetta negativa che chi ha i livelli B non vale niente. Ci vogliono dei curriculum differenziati, magari non come ginnasio e maggiore di una volta, ma qualcosa di simile. Un indirizzo per chi vuole andare a studiare alle superiori e all’università, e uno più improntato alle materie per apprendere una professione». Pronto a sedersi al tavolo anche il leghista Michele Guerra: «Il mio parere puramente personale, che porto avanti con convinzione dal 2011, è che l’attuale sistema di scuola dell’obbligo - che poggia sulla selezione attuata tramite i livelli - non funziona più. Per tre ragioni: sceglie il futuro dell’allievo sulla base del suo rendimento a 12/13 anni, quando cioè non è ancora in grado di dimostrare le proprie vere capacità, tiene conto in modo sbilanciato ed esagerato di tedesco e matematica (appunto: le due materie a livelli), precludendo a chi è bravo nelle altre materie di andare avanti negli studi universitari, e fa una selezione in un’età in cui tanto dipende dalla famiglia in cui ci si trova. E c’è anche la prova provata di questo malfunzionamento, visto che poi più del 30% di chi viene selezionato per livelli A e per il liceo, al liceo non ce la fa. È un sistema che non funziona più e va cambiato con qualcosa di migliore per il bene degli allievi».

Il Ppd temporeggia, il Ps chiede inclusione

«In attesa di leggere la proposta del Decs», per Maddalena Ermotti-Lepori (Ppd) è importante rilevare come «il problema non è livelli sì o livelli no, ma la qualità dell’insegnamento». Sul tema, però, concede che la preoccupazione «è quella che non vorrei si mandassero al liceo, molto più selettivo delle scuole medie, ragazzi che poi fanno fatica». Ma allo stesso tempo «serve attenzione, occorre che chi fa i livelli B non sia abbandonato». Per Anna Biscossa (Ps) quella della sostituzione o modifica dei livelli è «una riflessione da fare in modo urgente, perché non sono positivi per gli allievi. Quello che per noi socialisti è che la proposta sia improntata alla massima inclusione, è la prima pietra per il nuovo impianto».

«Sono assolutamente d’accordo con la necessità di togliere i livelli, peraltro quando ero nei Verdi avevo sostenuto la proposta di Claudia Crivelli Barella di eliminarli proprio per il motivo che aveva sollevato. E cioè per l’accertata stretta correlazione fra estrazione socio-economica dell’allievo e la sua attribuzione ai livelli, in altre parole lo studente di una famiglia con importanti mezzi finanziari può permettersi fra l’altro più lezioni di recupero. Questa impostazione è chiaramente una sconfitta per la scuola», afferma Tamara Merlo di Più Donne. «Come poi superare i livelli è un altro discorso. Aggiungere alle note un profilo sulle competenze dell’allievo, come prospetta Bertoli? Spero non finisca per avere lo stesso effetto dei livelli, e cioè un modo rapido per i datori di lavoro per “inquadrare” il giovane da assumere. Insomma, la scuola come preparazione esclusivamente al mondo del lavoro. Alle medie - prosegue Merlo - mi piacerebbe, invece, che ci si potesse concentrare solo sull’apprendimento, senza dover pensare al proprio ‘profilo’, affinché tutti gli allievi possano seguire il programma, ognuno con la propria velocità. Per arrivare comunque alla fine di un percorso dove ogni allievo ha imparato quello che gli servirà durante tutta la vita. Attendo tuttavia di leggere le proposte del direttore del Decs nero su bianco».

Secondo Cristina Gardenghi dei Verdi, «dipende da cosa si intende per competenze, che, sia chiaro, non devono essere finalizzate unicamente a facilitare l’accesso dell’allievo al mondo del lavoro. Ed è altrettanto chiaro che la sola nota non permette di evidenziare altri aspetti dello studente, come quelli legati alla sua personalità, importanti nel processo formativo. In astratto, quindi la proposta di Bertoli di aggiungere alle note un profilo sulle competenze ci sta». In ogni caso, continua la deputata ecologista, «sostengo pienamente la necessità di abolire i livelli, che oggi categorizzano i ragazzi e le ragazze in allievi bravi e non bravi condizionandone spesso il loro futuro professionale e accademico».

Per Angelica Lepori-Sergi (Mps) «sul principio siamo favorevoli a questa proposta, a questo indirizzo. Sul come, però, si vedrà». Perché «o si andrà verso un potenziamento dei laboratori, ma se divisi sulle competenze non risolverebbero il problema, o su una diminuzione maggiore degli allievi per classe rispetto a quanto recentemente deciso dal Decs. Vedremo». Dal Sindacato studenti e apprendisti, Zeno Casella rileva:«Da sempre siamo contrari ai livelli come strumento di selezione che, a nostro avviso, selezionano molto di più su una base di origine sociale dell’allievo che sul merito. Sul superamento siamo d’accordo, mentre sul profilo delle competenze dell’allievo già dai tempi dell’introduzione del concordato Harmos siamo invece contrari, poiché si tratta di uno strumento che corrisponde più ai bisogni del mercato del lavoro che a quelli degli allievi».

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