Ticino

'Lia bis non applicabile, ma non dobbiamo mollare'

No alla nuova versione della Legge sulle imprese artigianali: il Gran Consiglio segue la commissione. E chiede al governo 'di sensibilizzare Berna'

23 giugno 2020
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«La via prospettata dall’iniziativa non è percorribile, ma questo non significa che non si debbano in futuro cercare misure per tutelare le aziende» che operano nel rispetto delle regole «dagli abusi commessi da quelle ditte, siano esse straniere o svizzere», che alle regole non ottemperano. L’impegno a non mollare - espresso dalle parole con cui il relatore commissionale, il popolare democratico Lorenzo Jelmini, ha chiuso il proprio intervento - deve nel presente fare i conti con il diritto superiore, in primis con la Lmi, la Legge federale sul mercato interno. Contro la quale, ha avvertito Jelmini, cozzerebbe, se varata, anche la Lia bis, la versione ’light’ della Legge cantonale sulle imprese artigianali, versione light proposta da un’iniziativa parlamentare per salvaguardare spirito e obiettivi, come la lotta alla concorrenza sleale, della prima Lia, abrogata nel novembre 2018 dal Gran Consiglio su richiesta del governo dopo le sentenze del Tribunale cantonale amministrativo che sancivano l’incompatibilità della normativa ticinese con il diritto federale. Oggi il parlamento ha dovuto giocoforza prendere nuovamente atto dei limiti imposti dal diritto superiore: con 73 voti (sette i contrari e due gli astenuti) ha aderito al rapporto redatto da Jelmini e respinto così l’iniziativa di Amanda Rückert (Lega) e cofirmatari che suggeriva di istituire in Ticino un albo delle imprese artigianali ("Tutte le imprese artigianali che intendono eseguire lavori nei rispettivi campi di attività sul territorio del Cantone Ticino hanno l'obbligo di annunciarsi all'albo delle imprese artigianali e hanno il diritto di esservi iscritte", recitava il primo capoverso dell'articolo 5 del testo legislativo bocciato).

'L'ostacolo resta
la Legge federale sul mercato interno'

«Abbiamo cercato di proporre un’alternativa alla semplice abrogazione della Lia che fosse in grado di perseguire gli scopi del primo testo, contrastare cioè abusi e concorrenza sleale provenienti soprattutto da sud (leggi ditte italiane, ndr)», ha sostenuto Rückert. Ma, ha riconosciuto la deputata leghista, «l’ostacolo principale è oggi costituito dalla Lmi, una legge federale che non considera la variegata realtà delle regioni che compongono la Svizzera e in particolare la realtà economica delle regioni di frontiera. Al Consiglio di Stato il compito di sensibilizzare al riguardo le istanze federali». Ed è una delle richieste del rapporto allestito da Jelmini e sottoscritto all'unanimità dalla commissione parlamentare ’Economia e lavoro’: la richiesta al governo cantonale, ha ricordato il relatore, «di attivarsi presso le autorità federali per vedere se sia possibile una interpretazione meno rigida della Legge federale sul mercato interno» o una sua modifica per apportarvi «dei correttivi». Nel frattempo la commissione invita il Consiglio di Stato a «rafforzare la sinergia con e fra i vari soggetti istituzionali preposti in Ticino al controllo del mercato del lavoro». Ciò, ha sottolineato Jelmini, «per migliorare le verifiche e monitorare costantemente il settore delle imprese artigianali». Più controllori, come sollecitato pure da Tamara Merlo di Più Donne: maggiori controlli «dotando gli organi competenti di sufficienti mezzi». Si chiede inoltre al governo, tornando all'intervento del relatore, «di valutare l'introduzione di un albo al quale le imprese possono - e non devono (l'obbligo sarebbe contrario al diritto superiore) - annunciarsi».

'Importante e urgente
rimettere ordine nel settore'

Al di là di misure tampone c'è chi, come Alessandro Speziali (Plr), ha invocato la necessità di soluzioni che durino nel tempo. E allora «autorità cantonali e deputazione ticinese alle Camere devono continuare a far presente a Berna, ovvero a uffici e parlamentari federali, la situazione congiunturale in cui si trova il Ticino: bisogna sfruttare tutti i margini di manovra a nostra disposizione». Anche perché «rimettere ordine nel settore delle imprese artigianali, confrontato con una concorrenza assolutamente incontrollata proveniente soprattutto da sud, rimane un obiettivo importante e urgente», ha indicato la socialista Tatiana Lurati Grassi. Una concorrenza «dovuta a costi salariali e assicurativi molto diversi tra Svizzera e Italia», ha osservato Fabio Badasci (Lega), per il quale il respingimento dell'iniziativa parlamentare di Rückert «non è comunque una soluzione, una decisione pertanto non accettabile». Sta di fatto che «il problema dei padroncini resta», ha constatato Edo Pellegrini (Udc). Secondo Marco Noi (Verdi), «occorre riflettere sul concetto di libertà economica, affinché tutti possano conseguire un loro guadagno». Lia o non Lia, per Matteo Pronzini (Movimento per il socialismo) «è giusto, utile e ragionevole sostenere la nuova iniziativa contro il dumping lanciata dall'Mps»

La Legge cantonale sulle imprese artigianali originale è stata abolita, la versione light è stata bocciata già prima della sua entrata in vigore. Per Claudio Zali si potrebbero tuttavia «individuare quei rami professionali» del settore per cui sussisterebbe «un interesse pubblico preponderante», tale da giustificare la loro protezione. Ma la vera soluzione, a detta del direttore del Dipartimento del territorio, «è l'abrogazione della libera circolazione». L'uscita del ministro leghista, che ha precisato di parlare «a titolo personale e dunque non a nome del Consiglio di Stato» non è piaciuta a Bixio Caprara. «Una scivolata», l'ha definita il deputato liberale radicale, che ha giudicato «scorretto» approfittare del tema Lia per accennare alla votazione popolare in programma a settembre. Sulla medesima lunghezza d'onda di Zali a proposito della libera circolazione, la democentrista Roberta Soldati: «Non illudiamoci che con un'eventuale modifica della Legge sul mercato interno cambi qualcosa». La campagna in vista del voto di settembre sta entrando nel vivo.

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