Ticino

Via libera alla riforma sociale. De Rosa: 'Boccata d'ossigeno'

Il Gran Consiglio approva il testo redatto da Ghisletta (Ps) e Buzzini (Lega). Ma da sinistra arrivano critiche: 'Restituito meno di quanto tolto. E quegli sgravi...'

Ti-Press
27 maggio 2020
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Oltre 10 milioni per i sussidi di cassa malati, tra aumento del coefficiente di finanziamento e aumento dei beneficiari. 4 milioni e mezzo per la franchigia sul reddito da lavoro. 2’400 franchi annui in più per ogni figlio saranno coperti dagli assegni familiari integrativi (Afi) per un totale di 1,6 milioni. Per quanto riguarda gli assegni di prima infanzia (Api), 800 mila franchi sono previsti per l’estensione del diritto a goderne. Totale, 17,4 milioni di franchi. È questa, in soldoni, la riforma sociale votata poco fa dal Gran Consiglio. Quarta pietra angolare del patto di governo del giugno di un anno fa - assieme alla riforma fiscale già approvata, al sostegno al trasporto pubblico votato ieri e al messaggio a sostegno della scuola ancora in discussione -, a causa della pandemia di coronavirus ha assunto un significato ancora più rilevante. “L’obiettivo che ci poniamo è importante, soprattutto in questo momento di destabilizzazione sociale ed economica” nota il correlatore commissionale Raoul Ghisletta (Ps). “Mai come in questo momento grave, che porta conseguenze gravi all’economia, la popolazione ha bisogno di aiuti concreti e a breve termine”, rileva l’altro correlatore, il leghista Bruno Buzzini. Che aggiunge: “Questa risposta è un segno tangibile verso chi ha davvero bisogno, un sostegno immediato a quella fascia di popolazione che subisce e subirà maggiormente i contraccolpi che subirà il mondo economico in questa fase: occorre tutelare i più deboli, assieme a quel ceto medio sempre più fragile”.

“Manteniamo la parola data”, spiega per il Plr Matteo Quadranti: “Dopo il risanamento delle finanze cantonali e la riforma fiscale avevamo appoggiato l’idea di questa riforma sociale, come sintesi delle due anime del Plr. E la appoggiamo anche oggi”. Perché “se prima del Covid-19 si pensava di sostenere certe fasce della popolazione, i chiari di luna post fase acuta della pandemia fanno temere che questi aiuti saranno necessari per affrontare lo shock sociale che seguirà quello economico”. Un sostegno, quello liberale radicale, “non scontato: sarebbe stato facile affossare una riforma che comporta solo uscite sull’onda della crisi, ma con senso di responsabilità e di governo dopo averla promossa la sosteniamo”. Questa riforma sociale per il popolare democratico Lorenzo Jelmini rappresenta “un passo importante, equilibrato e attuale per l’intero Cantone”. Posto che “si può sempre fare meglio e di più per sostenere chi è in difficoltà”, il deputato Ppd presidente della commissione parlamentare Sanità e sicurezza sociale, annota che “di fronte a questa emergenza l’aiuto maggiorato rispetto al passato è garantito a chi soffre, nell’intento di non lasciare indietro nessuno”.

Dopo le precisazioni del Plr e l’entusiasmo del Ppd, le legnate arrivano dal Ps. Perché il sostegno è assicurato, ma la fila delle recriminazioni è lunga. “Aumentare gli aiuti Afi e Api a favore delle famiglie, così come l’allargamento dei sussidi, non significa altro che compensare in parte i tagli voluti dalla maggioranza borghese”, rileva Laura Riget. Tagli “vergognosi, fatti sulle spalle di chi fa più fatica per salvare finanze cantonali messe a rischio dagli sgravi fiscali”. Ma per Riget “non c’è spazio per le illusioni: prima dell’attuale crisi il tessuto sociale del Cantone era estremamente debole, ora la situazione è drammatica”. Ma non è tutto: “Il costo di questa riforma - indica la co-presidente del Ps - non sono questi 17,4 milioni, ma il costo politico: la contropartita fiscale di questo pacchetto è una riforma fiscale di 150 milioni che mancheranno nelle casse dello stato”.

Di tutt’altro avviso l’Udc, anzi. Paolo Pamini afferma che “queste misure sono state ridotte nel quadro della manovra di rientro, si aumenta la spesa di 17 milioni senza cambiare l’impianto del sistema assistenziale e di aiuto dei bisognosi. Non crediamo che aiuteranno un granché”.

Ma, tornando alla sinistra, va ancora più dura Simona Arigoni Zürcher dell’Mps: “Rispetto a questo pacchetto, la truffa del falso nipote è più equilibrata”. Quelle proposte dal Consiglio di Stato sono “misure spacciate per riforma, ma se la socialità si esprime così siamo davvero a terra. Restaurano qualcosa che era stato tolto”. E se per i Verdi Claudia Crivelli Barella considera come “dietro i numeri e le tabelle ci sono persone e famiglie, con tutti i loro sforzi per vivere e non solo per sopravvivere, che dobbiamo sostenere”, Lea Ferrari (Pc) volge lo sguardo, preoccupato, al futuro: “Ci sarà una recessione, e siamo ancora qui a non esser pronti nel dare risposte a chi avrà urgente bisogno nei prossimi mesi”. Queste misure, ad ogni modo, per Tamara Merlo (Più donne) rappresentano “un miglioramento di cui abbiamo bisogno, e sono da cogliere”.


È una riforma sociale che “permette nel periodo attuale, un momento molto delicato per numerose famiglie e cittadini, un’ulteriore boccata d’ossigeno di 17 milioni per la socialità di questo cantone”, spiega il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa prima di ingaggiare l’unico - garbato - botta e risposta del dibattito. Innescato dal liberale radicale Giorgio Galusero, secondo cui “è inaccettabile che con queste novità una famiglia con quattro figli, con un reddito di 162 mila franchi, possa ricevere un sussidio”. Immediata la replica di De Rosa: “Una famiglia con quattro figli spende circa 20 mila franchi l’anno di premi di cassa malati, senza contare partecipazione ai costi e franchigie. Riceveranno un migliaio di franchi in più all’anno, cento al mese, in sei persone: non credo si possa considerare ricca questa famiglia”. Concludendo le preoccupazioni del direttore del Dss vanno alle conseguenze della pandemia: soprattutto per il ceto medio. Per il quale “penseremo a come dare aiuti straordinari transitori”.

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