Ticino

La ricerca biomedica sfonda l'asse Lugano-Bellinzona

Sotto e Sopraceneri uniti a sostegno della ricerca nell'ambito delle scienze della vita. Sul Ceresio torna in scena lo stabile Mizar di Molino Nuovo.

3 marzo 2020
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Lugano e Bellinzona unite. Può essere già questa la notizia, dopo le perplessità e i mugugni che ha spesso sollevato la volontà di accorpare, per esempio, nei diversi ospedali polo specializzazioni e personale medico qualificato. La lettera di intenti, sottoscritta dalle due maggiori città del Sottoceneri e del Sopraceneri, “unite a sostegno della ricerca biomedica”, apre quindi quella che può essere definita una nuova era.

La voce di Lugano: 'Il Mizar riprenderà forma e attualità'

«In Ticino c’è sempre stata una sorta di concorrenza tra le varie città – non manca di ricordare il sindaco sul Ceresio, Marco Borradori –. È quindi molto importante la totale disponibilità di entrambe le città a indirizzare investimenti e progetti sulla scorta della dichiarazione congiunta per la ricerca biomedica in Ticino siglata da tutti i principali portatori di interesse, che verrà presentata pubblicamente nei prossimi giorni. Un elemento straordinario nell’ambito di un cantone chiamato a diventare sempre più città-cantone. Ciò non può che favorire una preziosa complementarietà fra due città in un settore che è estremamente promettente per il futuro». Per Lugano ciò permetterà di recuperare un’operazione che si trovava su un binario morto, quello stabile Mizar al centro cioè di «peripezie e speranze» come definito da Borradori: «Tutto questo può riprendere forma. Stiamo parlando di uno stabile enorme, situato in un quartiere, Molino Nuovo, importante per il futuro; uno stabile in odor di dismissione destinato a ritrovare un suo lustro, una sua dimensione, una sua centralità in un luogo altrettanto centrale rispetto alle università (Usi e Supsi, con l’avvio del nuovo Master in medicina), agli ospedali (Civico, Italiano e Cardiocentro) e al Centro di calcolo, tanto da diventare fondamentale anche urbanisticamente». Si scioglie così un nodo rimasto stretto per molto tempo; con la conferma della disponibilità della proprietà, ovvero Swisslife, di affittare gli ultimi tre piani (i primi due saranno invece quasi certamente occupati dalla scuola media) l’imponente edificio ritrova un suo essere: «Parlerei per questo di importanza per tutto il cantone – rimarca Borradori – perché questa collaborazione supera i dualismi, le differenze e crede nella complementarietà non solo tra due città, ma anche fra pubblico e privato».

Un sfida raccolta anche da Bellinzona

Una nuova sfida parimenti accolta con ottimismo dalla capitale. Chiare e dirette le parole di Mario Branda, sindaco di Bellinzona: «La nostra Città, pur senza rinunciare al suo tradizionale ruolo di sede di importanti attività amministrative del settore pubblico, raccoglie la sfida dettata dai cambiamenti in atto nell’economia e delle nuove tecnologie, affermandosi quale polo di sviluppo del settore della ricerca biomedica». Tutto ciò grazie all’insediamento nel 2000 dell’Istituto di ricerca in biomedicina, alla nascita dell’Istituto oncologico di ricerca nel 2003 e, non da ultimo, con la ricerca dell’Ente ospedaliero cantonale (Istituto oncologico della Svizzera italiana e alcuni settori del Neurocentro), che favorirà le sinergie tra questi istituti nel nuovo edificio in fase di completamento all’ex campo militare di Bellinzona. «La prossima apertura della galleria del Ceneri – non manca di sotolineare Branda – consentirà di avvicinare ulteriormente i poli urbani del Sopra e del Sottoceneri, offrendo l’occasione di sviluppare un “sistema” di nuove attività e competenze distribuite sul territorio a vantaggio dell’intero cantone».

Il trait-d'union dell'Usi

Si ‘gongola’ il rettore dell’Usi Boas Erez: «Trovo che sia una bellissima cosa. Le cose vanno per il verso giusto. Noi abbiamo fatto la nostra parte favorendo un’azione coesiva e di coordinamento fra i vari attori. Questa azione congiunta fra le due città è il miglior messaggio che si potesse lanciare per il futuro della ricerca biomedica in tutto il Ticino così da non avere doppioni o sprecare risorse preziose».

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