Ticino

Caso Gucci, verso l'esposto penale

La vicenda delle presunte residenze fittizie dei manager di Luxury goods potrebbe avere un strascito al Ministero pubblico

La sede di S. Antonino (Ti-Press)
25 settembre 2019
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Il caso dei manager di Gucci con statuto fiscale da globalisti, ma residenti di fatto altrove, potrebbe finire presto sul tavolo di uno dei procuratori del Ministero pubblico del Cantone Ticino. È quanto ventilato dal deputato dell’Mps (Movimento per il socialismo) Matteo Pronzini sentito la scorsa settimana dalla sottocommissione Finanze del Gran Consiglio. Pronzini era stato sentito nell’ambito della sua richiesta fatta lo scorso 21 marzo – a nome del gruppo Mps-Pop-Indipendenti – di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle residenze fittizie dei dirigenti del gruppo Kering di cui Gucci fa parte. Richiesta che non è stata agendata nell’ordine del giorno del Gran Consiglio né lo scorso giugno, né a settembre. Il caso, lo ricordiamo, aveva fatto discutere molto nei mesi scorsi alla luce anche della partenza entro i prossimi tre anni di gran parte delle attività logistiche della Luxury goods international (sempre del gruppo Kering) svolte tra Lamone e S. Antonino. Non sono noti i particolari su cui si baserà l’eventuale esposto in Procura di Pronzini. È però certo che il caso Gucci aveva già interessato negli anni scorsi la Procura della Repubblica di Milano e al centro delle indagini c’erano, oltre alle pratiche fiscali elusive del gruppo francese, anche le posizioni di un suo dirigente (il Ceo di Gucci Marco Bizzarri) e del suo predecessore (Patrizio Di Marco). Lo scorso maggio, infine, è stato reso noto un accordo tra l’Agenzia delle entrate e Kering. Versando in un solo colpo 1,25 miliardi di euro – tra imposte non pagate e sanzioni – la nota azienda di moda ha fatto pace con il fisco italiano. In Italia non si è però ancora conclusa la vicenda penale di dirigenti attuali o ex di Gucci.

Proprio Bizzarri risultava residente in Ticino e beneficiario di uno statuto fiscale da globalista. Come lui anche altri venti dirigenti del gruppo Kering.

Sono stati numerosi gli atti parlamentari presentati da Matteo Pronzini a seguito di notizie di stampa su questo tema. Il Consiglio di Stato ha sempre risposto che quando si tratta di dati sensibili (fisco e persone) non può rispondere in modo puntuale. In una risposta a un’interrogazione proprio di Pronzini fatta il 19 marzo del 2019 (‘Residenze fittizie: perquisizioni anche a casa dei manager di Gucci e alla Lgi?’), a domanda precisa il Consiglio di Stato rispondeva (il 30 maggio 2018) che “laddove venga accertato che il permesso di soggiorno è stato effettivamente ottenuto sulla scorta di una falsa testimonianza – per esempio in caso di residenza non effettiva in Svizzera da parte del titolare –, l’Ufficio della migrazione segnala simili fattispecie al Ministero pubblico al fine di accertare se sono dati gli estremi per l’apertura di un’inchiesta penale per inganno nei confronti dell’autorità (art. 118 LStr)”.

Le reazioni: ‘Finora nulla che giustifichi una Commissione parlamentare d'inchiesta’

«Ad oggi, e per quanto riguarda ciò che è di nostra competenza, non abbiamo niente sul tavolo di così grave che giustifichi l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta», afferma, da noi interpellato, il coordinatore della sottocommissione Finanze del Gran Consiglio Alex Farinelli (Plr). «Quando ci sarà qualcosa di concreto da parte di Pronzini, valuteremo e prenderemo posizione: finora sono solo chiacchiere», taglia corto il democentrista Piero Marchesi. Dal canto suo il popolare democratico Fiorenzo Dadò rileva che «se Pronzini ha elementi penalmente rilevanti e ritiene di dover procedere con un esposto in Procura, proceda. Quello che è sicuro è che senza tutti gli elementi sul tavolo non si può assolutamente decidere l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, tenuta a chiarire non le questioni penali di un caso, bensì le eventuali responsabilità politiche e amministrative». Michele Guerra, Lega: «La nostra sottocommissione esercita un ruolo di analisi. È chiamata a vigilare in modo oggettivo e finora lo ha sempre fatto: ricordo casi per i quali ci siamo riuniti più volte durante la settimana e per mesi. Sul tema stiamo lavorando e ad oggi non penso ci siano elementi per una Cpi. Vedremo comunque cosa giungerà sui nostri banchi».

 
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