Ticino

Fabula, la startup che dall’Usi vola da Twitter

La società, creata a Lugano, fornirà strumenti che possono bloccare spam e abusi. Boas Erez: ‘Soddisfatti, aumenta la nostra reputazione’

Michael Bronstein, Fabrizio Frasca, Emanuele Rossi, Davide Eynard, Federico Monti, Damon Mannion Foto: Stacey Conti
14 giugno 2019
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Da Lugano a San Francisco, California. Un salto niente male per Fabula, una startup fondata da alcuni ricercatori dell’Università della Svizzera italiana (Usi) e acquisita dal social network Twitter. La società è stata creata nel 2018, informa la stessa Usi, dal professor Michael Bronstein e un suo dottorando, Federico Monti. Ed è proprio quest’ultimo, in una nota diffusa dall’Usi, a rilevare come non ci sia “migliore soddisfazione di rendersi conto che i metodi da noi sviluppati negli ultimi anni saranno utilizzati da un servizio come Twitter, garantendo così ai suoi utenti maggiore sicurezza e accesso a informazioni rilevanti”. Già, perché proprio di questo si occupa Fabula: “Di analizzare sistemi di dati molto grandi e complessi che descrivono relazioni e interazioni, e di estrarre segnali in modalità impossibili con tecniche tradizionali”.

Ma detta concretamente, cosa c’entra con Twitter? C’entra eccome. E lo spiega sul blog del social network il suo Chief tecnical officer, Parag Agrawal: “Il nostro obiettivo iniziale quando Fabula si unirà al team di Twitter sarà quello di migliorare la qualità delle conversazioni dei nostri iscritti (‘health of the conversation’, testuale), grazie a strumenti che possano bloccare gli spam e gli abusi. In futuro, sarà utile per altre priorità strategiche”. Insomma, un aiuto per le conversazioni social che spesso degenerano o vengono usate, sfruttate per obiettivi diversi da quelli di un sano confronto.

Un’acquisizione, quella di Fabula da parte di Twitter, che «in questo caso, ma è un caso eccezionale, ci ha portato anche qualche soldo», commenta da noi interpellato Boas Erez, rettore dell’Usi. Il quale però puntualizza subito: «Sappiamo che su questo tipo di mercato il nostro brand non vale molto, vogliamo fare in modo che si sappia che ci siamo». Nel senso che l’obiettivo dell’Usi nel sostenere startup come Fabula «non è arricchirsi o far quadrare i bilanci, ma o è servizio alla comunità quando queste società poi si installano in Ticino, o questione di reputazione, del vedere il nostro nome diffondersi».

Tornando al caso puntuale, Erez sottolinea come «siamo fieri di aver potuto tenere a Lugano per un po’ di tempo Michael Bronstein, un ricercatore di grandissimo livello e una mente molto creativa. Lo abbiamo accompagnato e abbiamo fatto in modo che fossero chiarite delle questioni che per una startup sono fondamentali». E il rettore dell’Usi si riferisce «alla protezione della proprietà intellettuale e a una gestione rigorosa». L’Università della Svizzera italiana, insomma, «può dirsi fiera di essere riuscita a gestire questa faccenda in maniera professionale». Sperando sia un buon viatico per il futuro, perché «in questo terzo decennio di vita dell’Usi la nostra volontà è aprirci in questo ambito delle attività universitarie, farlo in modo sempre più preciso». E l’intenzione dell’Usi, continua Erez, «è essere pronti ad accogliere coloro che si destinano a questa via ed essere in grado di accompagnarli». È importante che nell’ateneo si capisca «e succede già, lo assicuro» che, ognuno con le proprie competenze, «uno studente di comunicazione, uno di economia e uno di informatica insieme possono aiutare, poniamo, un barista che vuole vendere uno dei suoi prodotti in modo più attrattivo, o inventare un modo di servire il cliente più originale. Non ci posizioniamo come creatori di posti di lavoro, ma come sostegno per chi ha idee».

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