Ticino

Elezioni federali, a destra calma apparente

Foletti (Lega): ‘A fine mese faremo il punto sulle liste’. Ghiggia: ‘Fra due, tre settimane la mia decisione’. Udc, i primi nomi in vista del Comitato del 26 giugno

13 giugno 2019
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In vista delle elezioni federali del prossimo ottobre la rosa dei candidati è stata definita in casa Ppd. Così come in quella socialista – la ratifica del Congresso è attesa per domenica – e nel resto dell’area rosso-verde: ecologisti, comunisti e Forum alternativo (vedi articolo sotto). Quanto all’Mps, guardando dunque alla sinistra della sinistra, il movimento svelerà ufficialmente le proprie carte a fine mese. Torniamo al centro. Riguardo al Plr si attendono le decisioni del Comitato cantonale del 28 giugno. Nel frattempo però il consigliere nazionale uscente Giovanni Merlini ha dato la propria disponibilità per gli Stati (solo per gli Stati) e la squadra per la Camera del popolo sta prendendo forma: fra coloro che alla ‘Cerca’ hanno detto di essere pronti figurano i granconsiglieri Alex Farinelli, che è pure capogruppo, e Natalia Ferrara, nonché il deputato al Nazionale in carica Rocco Cattaneo. E a destra cosa sta succedendo? Le proposte di candidatura andranno depositate alla Cancelleria dello Stato entro le 18 del 12 agosto.

Nella Lega i giochi non sono ancora fatti. «L’accordo con l’Udc è sempre valido – ricorda Michele Foletti, alla testa dei leghisti in Gran Consiglio, municipale di Lugano e portavoce del movimento di via Monte Boglia –. Ci sarà quindi la congiunzione delle liste per il Nazionale. Per il Consiglio degli Stati si correrà con la possibilità di avere un candidato a testa al primo turno, poi chi farà più voti sarà il candidato unico al praticamente certo secondo turno. Al nostro interno un gruppo sta lavorando alle liste e alla pianificazione della campagna. Questo gruppo si incontrerà con i ‘colonnelli’ e i granconsiglieri della Lega a fine mese per fare il punto». Per la corsa al Consiglio nazionale i nomi sicuri al momento sono quelli degli uscenti Roberta Pantani e Lorenzo Quadri. Fra gli otto candidati potrebbe esserci anche Foletti? «Non sono stato contattato da nessuno», risponde l’interessato. E se chiedessero la sua disponibilità? «Dovrei pensarci, anche perché sarebbe mia intenzione ricandidarmi alle elezioni comunali di Lugano e la campagna sarà piuttosto impegnativa». Dalla Camera del popolo alla Camera dei Cantoni. «Battista Ghiggia ci ha chiesto un po’ di tempo per riflettere sulla sua candidatura agli Stati», riprende Foletti. «Non ho ancora sciolto le riserve», dice, interpellato dalla ‘Regione’, Ghiggia, che quattro anni fa nel ballottaggio, mancò per poco l’entrata agli Stati (il secondo seggio andò a Fabio Abate–). Quando mi è stato chiesto se fossi disponibile, ho risposto che avrei valutato attentamente e serenamente, prendendomi il tempo necessario e tenendo conto anche dei miei impegni professionali. Due, tre settimane e comunicherò la mia decisione». La campagna della Lega per le ‘federali’? Foletti: «Penso che il nostro programma sarà incentrato sull’Europa e sulle riforme sociali a livello federale: Avs, sanità col tema dei premi di cassa malati... Da un lato l’antieuropeismo, dall’altra un’attenzione alla socialità, alle fasce più deboli della popolazione svizzera».

 

‘Sovranismo non è una parolaccia’

Passando ai democentristi, e per quel che concerne il Consiglio nazionale, si parla, oltreché dell’uscente Marco Chiesa, del presidente cantonale Piero Marchesi, del già granconsigliere Paolo Pamini e del consigliere comunale a Bellinzona Tuto Rossi. E la rappresentanza femminile? Circola(va) il nome della losonese Roberta Soldati, granconsigliera e recente candidata al Consiglio di Stato, anche se da noi raggiunta ieri sera ha manifestato sorpresa, dato che per il momento non sarebbe stata contattata. Per quanto riguarda gli altri papabili se ne saprà di più nei prossimi giorni. Il lavoro è affidato a una Commissione ‘cerca’ composta da Gabriele Pinoja, Sergio Morisoli e Alain Bühler, e il tutto sarà ratificato dal Comitato cantonale del 26 giugno. «Non confermo né smentisco alcun nome», risponde alla ‘Regione’ Piero Marchesi. Che aggiunge: «Il nostro obiettivo è mettere insieme una squadra il più forte possibile, perché la prossima legislatura sarà fondamentale per la sovranità svizzera». Una legislatura che, continua, «spero possa vedere aumentata la nostra rappresentanza, grazie anche all’ottimo risultato che abbiamo ottenuto alle ‘Cantonali’. Siamo l’unico partito a Berna che si oppone a una strisciante adesione all’Unione europea e che vuole la sovranità e l’indipendenza della Svizzera: se i ticinesi vogliono dare più forza a queste posizioni, non possono che votare l’Udc». Le possibilità per Marchesi ci sono. Perché «sette ticinesi su dieci hanno votato il ‘9 febbraio’ e ‘Prima i nostri’ è passata con il 58%. C’è quindi una netta sproporzione con la nostra rappresentanza, visto che solo tre eletti seguono quella che è l’evidente volontà dei ticinesi». Che si riflette «nell’iniziativa per disdire l’Accordo di libera circolazione e nel rifiutare l’Accordo quadro con l’Ue». Insomma, «queste elezioni rappresentano l’ultimo campanello d’allarme per la nostra sovranità». Perché, conclude, «sovranismo non è una parolaccia. Se significa amare il proprio Paese, difenderlo e volerlo indipendente, bene, siamo orgogliosi di essere sovranisti».

Verdi, comunisti e Forum alternativo ‘uniti, finalmente’

Che sia uno «sbocco naturale» come detto da Enrico Borelli in apertura dei lavori, che sia «un’avventura entusiasmante» come sentito da più voci – sul palco e in sala – ieri sera a Bellinzona la presentazione della lista di Verdi e sinistra alternativa, composta oltreché dagli ecologisti da Partito comunista e Forum alternativo, ha dato una scossa a sinistra del Partito socialista. Un Ps con cui congiungerà la propria lista. L’obiettivo? Fare un secondo seggio come area rossoverde in Consiglio nazionale. Ma perché questo secondo seggio sia appannaggio loro, dovranno fare la metà più uno dei voti del Ps. Obiettivo possibile? Stando all’atmosfera di ieri sera, «sì, è possibile» dicono in molti. A battagliare per il raddoppio d’area ci saranno Greta Gysin, Jessica Bottinelli, Fabiano Cavadini ed Erika Franc per i Verdi; Angelica Forni e Lea Schertenleib per il Pc; Franco Cavalli e Beppe Savary per il Forum alternativo. Con un programma condiviso «frutto della nostra volontà di dare risalto a quanto ci accomuna, rispetto a quanto ci divide». Un riassunto lo fa il verde Nicola Schönenberger: «Solidarietà, tolleranza, uguaglianza, giustizia e sostenibilità, sia essa sociale, ecologica e ambientale». Un programma che, nel dettaglio, chiede «un mercato del lavoro più giusto, dove i salariati possano beneficiare di condizioni di lavoro dignitose e i disoccupati non finiscano nel dimenticatoio», spiega per il Forum Damiano Bardelli. Il quale auspica anche «un salario minimo legale, uno stop agli sgravi fiscali a pioggia, un no all’Accordo quadro con l’Unione europea e alle politiche neoliberiste». Per Matteo Buzzi dei Verdi saranno fondamentali «l’uscita completa dai combustibili fossili entro il 2050, il trasferimento su rotaia delle merci e la lotta ai cambiamenti climatici». Mentre Zeno Casella del Pc: «Una cassa malati pubblica con premi in base al reddito, il rafforzamento di ogni servizio pubblico e dei diritti fondamentali». E per gli Stati? Una Gysin «con la bandiera stretta in mano». A Righini son fischiate le orecchie. JAC

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