Ticino

Il neopresidente degli avvocati: la 'ricorsite'? Troppe leggi

Gianluca Padlina parla alla 'Regione' delle sfide che attendono l'Ordine, della 'frenesia' normativa, di accordo Ue e impatto sul mondo giuridico svizzero...

7 giugno 2019
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«Nella nostra professione l’interdisciplinarità è sempre più indispensabile, sia per potersi occupare, con scienza e coscienza, di cause giudiziarie divenute in generale più complesse, sia per poter svolgere attività di consulenza. Questo però per un avvocato, che vuole rimanere per così dire sul mercato, comporta la necessità di un aggiornamento costante sul piano normativo. Impresa non facile, considerata la frenesia legislativa di questi tempi, fra la revisione di testi normativi e l’adozione di nuovi». Gianluca Padlina, 39 anni, contitolare di uno studio legale, è da ieri alla testa dell’Oati, l’Ordine ticinese degli avvocati, dopo esserne stato per un quadriennio vicepresidente.

C’è una sovrapproduzione legislativa?

L’impressione è che vi sia stata, in particolare negli ultimi anni, un’accelerazione eccessiva. La società e la politica intravedono un problema o presunto tale e subito si varano leggi. La fretta rischia però di generare atti normativi giuridicamente traballanti, complice anche la natura dei nostri parlamenti, che sono di milizia: non essendo dei professionisti della politica, i deputati non hanno la possibilità di approfondire in breve tempo le varie implicazioni di un progetto di legge. Riguardo al Ticino, penso al caso, recente e più eclatante, della Lia, la Legge sulle imprese artigianali: promulgata e dopo pochi mesi abrogata, in quanto incompatibile con il diritto superiore. Sul piano federale, penso ad esempio all’inasprimento delle disposizioni in materia di circolazione stradale, inasprimento deciso con il programma ‘Via sicura’, ma che ha sollevato e solleva grandi perplessità dal punto di vista giuridico.

Torniamo al Ticino. In merito alla revisione della Legge sulla polizia e alla prospettata riforma della Legge edilizia, l’Ordine non è stato silente. Soddisfatto dei risultati ottenuti?

Anzitutto ricordo che la consultazione dell’Ordine su proposte normative è prevista dalla Legge sull’avvocatura. La riforma della Legge sulla polizia presentava secondo noi delle criticità. Alcuni correttivi suggeriti dall’Ordine sono stati poi recepiti dal Gran Consiglio. Per cui sono parzialmente soddisfatto. Per quel che concerne il progetto di revisione della Legge edilizia, ci siamo detti contrari in particolare al ricorso diretto al Tribunale cantonale amministrativo: verrebbe bypassato il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, ma si ingolferebbe, ulteriormente, il Tram. Vedremo.

In prospettiva cosa la preoccupa maggiormente in veste di presidente dell’Ordine degli avvocati?

Le conseguenze pratiche per avvocati e magistrati dell’eventuale accordo quadro con l’Ue. Stando al progetto di accordo, se dovesse diventare preminente la giurisprudenza della Corte di giustizia europea, gli operatori del diritto sarebbero tenuti ad acquisire molto rapidamente nozioni legate al diritto europeo, che finora non necessariamente conoscono. Non diciamo sì o no all’accordo, non è il nostro compito: chiediamo solo allo Stato e quindi alla politica di attivarsi per tempo, esaminando fino in fondo tutte le implicazioni pratiche che l’adozione di un accordo di questo tipo potrebbe avere.

Ticino, si dice, terra di avvocati... e di ricorsi. Condivide?

Gli avvocati iscritti all’Ordine sono oggi circa 770 e circa 120 quelli iscritti all’albo Ue/Aels. Noto che c’è anche una forte richiesta di giuristi di impresa e dunque di specialisti del diritto, nel settore privato ma anche in quello pubblico. Terra dal ricorso facile? A incentivare la ‘ricorsite’ è soprattutto la pletora di leggi. Si fissano delle norme e ovviamente si indicano i rimedi di diritto. Il che favorisce, oggettivamente, il contenzioso.

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