Ticino

Commercio online, ‘c'è qualche problema’

Da un sondaggio dell'Acsi emerge che il 53% si è trovato confrontato con costi non previsti, il 43% con almeno un oggetto difettoso o non quello ordinato

1 aprile 2019
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Da un libro a un vestito, da una lavatrice a un gioco di società, passando per le vacanze, ormai tutto si può acquistare su internet. Direttamente sul sito dell’azienda, piattaforme specializzate o tramite colossi dell’e-commerce. Due clic ed è fatta. Ma... è fatta veramente? Non proprio. L’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi), a margine della propria assemblea annuale svoltasi sabato, ha reso noti i risultati di un sondaggio promosso sul proprio sito internet, e i problemi non mancano presso gli utenti ticinesi. E quali, nello specifico? «Per iniziare – risponde alla ‘Regione’ la segretaria generale dell’Acsi Laura Regazzoni Meli – abbiamo notato come al 53 per cento dei partecipanti al sondaggio sia capitato almeno una volta di pagare costi aggiuntivi inaspettati». Si tratta, principalmente, «di balzelli relativi allo sdoganamento, alle tasse di spedizione o di prezzi poco chiari» che vanno a incidere sul conto finale. E non sono numeri da niente: «Al 24 per cento è successo, una volta, di ricevere un prodotto sbagliato o difettoso, mentre al 15 per cento è successo due o tre volte. Al 4 per cento, infine, addirittura più di tre volte». Ed è un problema, annota Regazzoni Meli. Perché «a livello di diritto di restituzione in Svizzera non siamo messi bene, non esistendo da noi il diritto di revoca entro 14 giorni come è ad esempio nei Paesi europei». Paradossalmente, se una persona compra qualcosa su un sito europeo «è più protetto rispetto a quando acquista su un sito svizzero». E quali possono essere dei passi concreti da muovere verso una maggior tutela dei consumatori che sfruttano le potenzialità del commercio online? Il professor Pascal Pichonnaz, che insegna giurisprudenza a Friborgo ed è presidente della Commissione federale del consumo, ci spiega la segretaria generale dell’Acsi, «ritiene che innanzitutto dovremmo adeguarci alle norme europee, e in secondo luogo potrebbe essere istituita la figura dell’ombudsman del commercio online. Con procedure veloci sarebbe utile per cercare di risolvere questi casi». Risolvere «e in fretta», perché i numeri testimoniati dal sondaggio cui hanno risposto 407 persone, «e confermati anche dalla percezione e dalle segnalazioni che riceviamo», sono alti. Il 45 per cento acquista online più volte all’anno, il 28 per cento almeno una volta al mese e il 10 per cento ogni settimana. E sono in aumento, nonostante qualche problema qua e là. «Non vogliamo demonizzare, assolutamente. Le potenzialità vanno sfruttate, ma per sfruttarle bisogna rendere il tutto più semplice e trasparente».

L’assemblea e le priorità per il 2019

Ma non di solo commercio online si è parlato sabato alla Filanda di Mendrisio. I lavori assembleari – «c’era un bel pienone, siamo molto soddisfatti» – hanno delineato le priorità che si è posta l’Acsi per il 2019. Che sono tre. La prima è «il diritto alla riparazione, sempre più spesso molti oggetti sembrano programmati per rompersi appena scade il periodo di garanzia. Dunque la nostra richiesta è che siano accessibili dei pezzi di ricambio almeno fino a cinque anni dopo che il prodotto ha cessato di essere messo sul mercato». La seconda è rappresentata «dai premi di cassa malati, che devono essere meno cari. Il parlamento a Berna sembra incapace di trovare soluzioni in favore degli assicurati. E mi permetto di dire che sulla recente questione dell’innalzamento della franchigia minima, poi scongiurato, abbiamo avuto un ruolo importante come Associazione. L’Udc ha cambiato idea anche perché ha visto davanti a sé un fronte compatto e deciso». Infine, «i contratti di assicurazione devono essere più equi. La legge ha ben 111 anni, ci son troppi squilibri tra diritti e doveri tra le due parti, naturalmente a svantaggio degli assicurati». Senza dimenticare le elezioni federali: «Per la seconda volta daremo le pagelle ai politici. Prenderemo in esame una trentina di oggetti che riguardano da vicino i consumatori, e diremo la nostra».

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