Ticino

Una scuola nel bosco fatta da tronchi, foglie e capanne

Sezioni di asilo sempre all’aperto, tutto l’anno. Un’alternativa per la prima infanzia che potrebbe giungere, fra non tanto, anche in Ticino

In Svizzera ci sono giä più di quaranta asili nel bosco
14 gennaio 2019
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Una scuola dell’infanzia fatta di tronchi, foglie, corde e capanne. Bambini e docenti nella natura, da settembre a giugno, sempre. Questo è quanto propone la “scuola dell’infanzia nel bosco”, una modalità educativa nata in Scandinavia negli anni 50 e che attualmente conta più di quaranta sezioni in tutta la Svizzera. «Ma in Ticino al momento non esistono scuole di questo tipo perché non c’è una base legale che lo consenta», ci spiega Anna Persico, segretaria del Gruppo di educazione ambientale della Svizzera italiana (Geasi), «un’associazione mantello per tutti gli attori attivi nell’ambito dell’educazione ambientale, persone convinte che sia sempre più importante creare un legame solido con la natura nella prima infanzia, soprattutto in questo momento di grande scissione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda». Bisogna quindi prepararsi all’arrivo delle “scuole all’aperto” anche nei boschi ticinesi? «Certo che ci piacerebbe averle anche da noi. Il nostro obiettivo principale è quello di promuovere la pedagogia attiva nella natura, un approccio pratico che incoraggia i partecipanti a rapportarsi con l’ambiente tramite esperienze vissute con tutti i sensi». Ed è per questo che il Geasi ha incontrato poco tempo fa i responsabili della Sezione delle scuole comunali del Decs, riunione molto positiva secondo la segretaria del Gruppo: «Abbiamo espresso questa nostra intenzione di promuovere delle sezioni di scuole dell’infanzia pubbliche nel bosco. Loro si sono detti disponibili ad approfondire insieme l’idea. Non sarà certamente per domani, ma per noi è già molto positivo che si inizi a riflettere in modo costruttivo sui benefici di questo tipo di esperienze». Nel nostro Cantone, indica Persico, al momento ci sono già alcune proposte da parte di gruppi di gioco e nidi d’infanzia che vanno in questa direzione: «Inoltre c’è il progetto “La casa del Signor Bosco” un progetto di scuola dell’infanzia nel bosco che da dieci anni viene proposto da Wwf Svizzera e dal Centro natura Vallemaggia per le scuole pubbliche. Sono quasi una cinquantina le classi che vi hanno aderito». Le sezioni di asilo comunali che partecipano a questa iniziativa escono nel bosco una volta alla settimana, tutto l’anno, sempre nello stesso posto, per favorire il contatto con la natura. Gli animatori professionisti si occupano di accompagnarli una volta al mese e di formare le maestre per renderle autonome, affinché possano poi continuare l’attività negli anni seguenti.

Ma andare nel bosco una volta a settimana non è la stessa cosa che rimanere all’aperto tutto l’anno. «L’importanza di stare fuori con i bambini è già nota da tempo – riprende Persico –. Pedagogisti come Maria Montessori e Rudolf Steiner ne hanno parlato a lungo. L’ambiente diventa l’input, la natura è una fonte inesauribile di stimoli: il cambio delle stagioni, il dover reagire e improvvisare di fronte agli ostacoli. Per i piccoli diventa un altro tipo d’apprendimento. Molti studi dimostrano che s’impara meglio fuori e in movimento. Vi è poi un beneficio notevole nello sviluppo fisico e sensoriale dei piccoli. Inoltre, dal punto di vista sociale, spesso si è visto che all’aperto ci sono meno conflitti tra i bambini».

La prima “scuola nel bosco” è nata in Danimarca, su iniziativa dei genitori. Negli anni 70 questi gruppi si sono moltiplicati in tutta la Scandinavia. In Svizzera le prime scuole dell’infanzia nel bosco sono state aperte nel 1998 a Zurigo e San Gallo, gruppi pionieri che funzionano ancora oggi. Attualmente della quarantina di sezioni attive nei vari cantoni, la metà sono scuole dell’infanzia pubbliche e l’altra metà private. Le forme più tradizionali di asili all’aperto non hanno bisogno di aule, solo di un locale “rifugio” (una casetta, una roulotte, una tenda) dove recarsi ogni tanto, quando le condizioni meteo diventano troppo estreme. Un’alternativa per l’educazione nella prima infanzia che potrebbe, fra non tanto, giungere anche in Ticino.

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