Ticino

Uffici postali, più regole contro i tagli. 'Ma si può fare di più'

Il Consiglio di Stato sulla revisione dell'ordinanza federale. Durisch (Ps): 'I correttivi potrebbero anche avere un impatto nullo in Ticino'

Ti-Press
11 settembre 2018
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“Indubbi” miglioramenti, ma serve ben altro per assicurare “una qualità uguale del servizio universale postale in tutte le regioni del paese”. Così il Consiglio di Stato risponde alla consultazione promossa dal Dipartimento federale delle comunicazioni (Datec) di Doris Leuthard, alle prese con la revisione dell’ordinanza sulle poste. Le chiusure e le trasformazioni degli uffici postali già realizzate o prospettate (in Ticino quasi un dimezzamento) tengono banco da tempo sul piano politico nazionale, con il conseguente incarico al Consiglio federale di correggere i criteri che obbligano la Posta a garantire un servizio capillare. Allo scopo di “limitare il più rapidamente possibile il margine di manovra della Posta per quanto concerne la trasformazione e la chiusura di uffici postali”, il Datec (parole sue) ha stretto i tempi per permettere l’entrata in vigore delle nuove regole il 1° gennaio 2019. Ciò che la dice lunga sullo stato dei rapporti tra ex regia e Confederazione...

La nuova ordinanza – riassume il governo cantonale nella sua presa di posizione – propone di “garantire in modo più articolato la raggiungibilità sia nel settore dei servizi postali che in quello del traffico dei pagamenti, misurando la raggiungibilità a livello cantonale (e non più nazionale, ndr)”; intende poi “aggiungere il criterio della densità della popolazione per le regioni urbane e gli agglomerati, oltre a quello della raggiungibilità in termini temporali”; e infine “intensificare la comunicazione tra i Cantoni, i Comuni e la Posta”. Condividendo le modifiche proposte, l’Esecutivo cantonale fa tuttavia presente come si tratti di “prescrizioni minime, che non devono ostacolare la ricerca di soluzioni più generose e rispettose delle esigenze regionali e locali”. Altre misure andrebbero dunque aggiunte alla revisione in atto: una miglior formazione del personale delle agenzie, la disponibilità di un’offerta del traffico di pagamento in contanti per i clienti commerciali nelle regioni senza uffici postali e la possibilità di pagamenti in contanti nelle agenzie in generale. Il governo ribadisce inoltre la necessità di una moratoria, “in attesa dell’entrata in vigore dei nuovi criteri che definiscono il servizio pubblico nella legislazione sulla Posta”. Richiesta portata avanti tra l’altro dall’iniziativa cantonale del dicembre 2016, che chiedeva pure di rendere le decisioni di chiusura o trasformazione impugnabili davanti ai tribunali. «Considerato che l’accesso al servizio postale è sancito dalla Costituzione federale, è importante che Comuni e cittadini possano contestare le decisioni contrarie ai loro diritti – annota Maurizio Agustoni (Ppd), tra i promotori dell’iniziativa cantonale assieme a Luca Pagani e Giorgio Fonio –. La moratoria dunque è quanto si deve continuare a pretendere. Del resto bisognerebbe verificare quanto la rivista ordinanza vada effettivamente a tutelare gli uffici postali in Ticino». Domanda che verosimilmente il deputato, d’intesa con i due colleghi di gruppo, trasformerà in un’interrogazione. «Se ci sarà davvero un impatto sulle regioni periferiche non riesco a valutarlo, ma quel che è certo è che i nuovi criteri relativi alla densità della popolazione negli agglomerati non avrebbero comunque salvato gli uffici postali di Mendrisio Borgo e Chiasso Boffalora – commenta dal canto suo Ivo Durisch (Ps), anche lui tra gli autori del testo inviato alle Camere federali –. Ritengo quindi la presa di posizione del governo cantonale sulla revisione proposta dal Datec non soddisfacente. C’è il rischio che per il Ticino, con la nuova ordinanza, non cambi comunque nulla». E gli annunciati piani di ridimensionamento della Posta potrebbero confermarsi... «Il governo insiste sulla qualità dei servizi alla popolazione, chiedendo una migliore formazione del personale dell’agenzia. A noi questo aspetto interessa sì, ma ci interessa molto di più la salvaguardia dei posti di lavoro negli uffici postali – puntualizza il capogruppo socialista –. Le modifiche del Datec vanno nella direzione di ridurre il margine di manovra che la Posta ha per chiudere gli uffici postali, ma per il Ticino mi pare resti ancora molto da fare. Una moratoria è quindi più che necessaria».

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