Ticino

Rivisto il contratto collettivo per chi opera nel bosco

Salari minimi al rialzo, più giorni liberi e meno ore. Rizzi (Divisione dell'economia): ‘Ramo non litigioso. Spero possa fare da esempio’

Ti-Press
16 agosto 2018
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Un leggero aumento dei salari minimi, più vacanze e una riduzione dell’orario annuale, tramite il riconoscimento di alcuni giorni festivi senza ritocco della busta paga. Questi i miglioramenti al Contratto collettivo di lavoro (Ccl) dei dipendenti delle imprese forestali – ergo ingegneri forestali, selvicoltori, addetti e personale amministrativo – entrati in vigore con l’ultimo rinnovo del Ccl il 1° gennaio 2018 e la cui obbligatorietà generale è stata prorogata fino al 30 giugno 2022 con decreto del Consiglio di Stato pubblicato nei giorni scorsi.

«Un contratto abbastanza buono, con dei minimi salariali dignitosi in un settore anche piuttosto ordinato, vista anche la sua espansione». Così il sindacalista Gianni Guidicelli, che per l’Ocst segue le trattative con l’Associazione imprenditori forestali della Svizzera italiana (Asif). Le aziende attive nel ramo in Ticino sono 51, di cui 38 associate. Globalmente i dipendenti coperti dal Ccl sono 382 (di cui 319 occupati presso datori di lavoro associati). Dati di fine 2017. «È un settore che conosce un buon momento – riprende Guidicelli –. Penso alle attività di cura del bosco, all’utilizzo della risorsa legno come vettore energetico e ai progetti che stanno nascendo legati a questo materiale. Inoltre è un mestiere, quello del selvicoltore in particolare, che esercita una certa attrattiva sui giovani. Il numero di posti di apprendistato offerti ogni anno non è sufficiente a coprire le richieste». Segno che prendersi cura della natura mantiene intatto il suo fascino, nonostante si tratti di lavori classificati come pericolosi. «Sì certo. E non solo: lavorare all’esterno significa sottostare alle bizze atmosferiche. Può essere un mestiere pesante, ed è proprio questo un tema ancora in discussione». In che senso? «Vorremmo riuscire a proporre il prepensionamento, sul modello ad esempio del settore dell’edilizia. Riteniamo infatti che lo sforzo richiesto durante la carriera professionale lo giustifichi. Per ora però non siamo ancora riusciti a concludere la trattativa, la discussione è in divenire». Si vedrà. Certo è che con il Cantone quale maggiore committente è nell’interesse di tutti tutelare al meglio i dipendenti. «Confermo: è un settore non litigioso».

Un bel segnale anche per Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia e presidente della Commissione tripartita: «Nel contesto del mercato del lavoro ticinese, particolarmente sotto pressione, prendiamo atto con piacere che c’è un settore capace di mantenere un contratto collettivo di lavoro e di obbligatorietà generale. L’auspicio – rileva Rizzi – è che possa essere da esempio anche per altri settori, a tutela dei lavoratori e delle aziende».

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