Ticino

Il ‘coach’ per i genitori c'è anche in Ticino

Figli di famiglie più fragili, meno bravi a scuola: un educatore aiuta i neogenitori. È la via più efficace come dimostra uno studio zurighese.

14 maggio 2018
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Se la chiamano Tata Matilda storce il naso. «Non calo insegnamenti dall’alto o impongo teorie, il genitore resta l’esperto di suo figlio, il mio ruolo è quello di rinforzare quello che c’è già», spiega la pedagogista Martina Flury Figini. Coordina il progetto pilota ‘PAT-Imparo con i genitori’, iniziato un anno e mezzo fa, che mira a rafforzare le competenze dei genitori nelle famiglie più fragili. Si inizia quando il bebè è in pancia o ha 6 mesi e si va avanti, a ritmo di un incontro ogni 2 settimane, finché compie tre anni.

Attualmente in Ticino, quattro professioniste formate stanno facendo da ‘coach’ a 22 famiglie. Lo scopo è dare ai bambini le chance migliori quando inizieranno la scuola.

Talvolta chi proviene da famiglie più disagiate (con genitori senza formazione, poco integrati o mamme fragili e sole) rischia di avere più problemi a scuola, sempre più selettiva e con limitate possibilità di recupero. Un modello sperimentato negli Usa, in Germania, in Svizzera tedesca e ora in Ticino. «Seguiamo un programma standardizzato, concepito a Zurigo, che adattiamo. Entro fine giugno 2019, quando termina la fase test, contiamo di arrivare ad una cinquantina di famiglie. Altre sette persone sono in formazione», precisa.

Come avete scelto la ventina di famiglia che state sostenendo? 

Le situazioni di fragilità ci vengono segnalate da levatrici, infermiere materno-pediatriche, pediatri e ginecologi. Sono nuclei con vulnerabilità economiche, sociali, personali o di malattia, che interferiscono con la capacità di occuparsi del nascituro che rischia di non poter sviluppare al meglio le sue potenzialità.

La famiglia può rifiutare il vostro aiuto? 

Nulla viene imposto. Ogni famiglia deve dare il suo consenso e può interrompere il percorso in ogni momento.

Quali incertezze hanno i neo genitori?  

C’è una grande difficoltà a gestire la frustrazione del bimbo quando si mette un divieto. L’unico modo che un bimbo ha di manifestare la sua frustrazione è urlare, pestare i piedi e magari succede al supermercato sotto gli occhi di tutti. Diversi genitori faticano a contenere queste reazioni. Sarebbe meglio non cedere. A volte basta aspettare.

Non cedere alle urla, perché i no di oggi faranno bene domani?

Troppi no sono faticosi sia per il genitore sia per il figlio. È utile definire poche regole fondamentali, magari legate alla sicurezza, e su quelle non transigere. Ad esempio, quando si sale in auto, si attacca la cintura e se ci sono urla non si parte. Ciascun genitore deve trovare le sue regole.

Le teorie sull’educazione continuano a cambiare: cosa fate coi genitori? 

Questa generazione è la prima che si pone domande e non segue modelli rigidi. E questo è un bene. Lavoriamo insieme, senza calare lezioni. Un esempio è l’interazione tra genitore e bambino. Semplici giochi, come quello del ‘Cucù’, sono importanti da fare col proprio bimbo, perché impara la permanenza dell’oggetto. Questo gli permette di staccarsi della mamma in sicurezza. Come il Cucù va e viene, anche la mamma se esce dalla stanza, continua ad esistere.

E sui temi classici, dormire o mangiare da solo o coi genitori, come vi regolate? 

Sono aspetti educativi che vengono discussi, adeguati allo sviluppo del bambino con approcci diversi. Ad esempio, un bebè lo si fa mangiare prima per comodità, ma da quando sta seduto è meglio metterlo a tavola e farlo partecipare al pasto, così ha un modello. Rassicurante il rituale per farlo addormentare (lavare i denti, pigiama e storia), evitando di lasciarlo appisolare in qualsiasi parte della casa. Lo scombussola addormentarsi in un luogo e svegliarsi in un altro.

 

‘Sostenendo mamma e papà, i figli sono diventati studenti migliori’

«Se rafforziamo i genitori nel loro ruolo educativo vedremo i frutti sui loro figli. È la via più efficace per riequilibrare le differenze al primo anno di scuola tra bambini più o meno svantaggiati. Lo dimostra lo studio che abbiamo fatto a Zurigo». A parlare è il prof. Andrea Lanfranchi, direttore dell’Istituto professionalizzazione e sviluppo dei sistemi alla Scuola superiore di pedagogia speciale a Zurigo. Psicologo scolastico per anni, ha notato come alla scuola dell’infanzia i bimbi partivano già da livelli molto diversi. «A causa di varie situazioni di disagio in famiglia che generano stress possono venire a mancare gli stimoli necessari per uno sviluppo armonico del bambino. Ho capito che dovevamo intervenire sui genitori per colmare svantaggi futuri. Così le famiglie cambiano le pratiche educative, ma la prevenzione deve iniziare subito, perché già a 3 anni le differenze di sviluppo possono essere molto grandi». Così nel 2011, Lanfranchi avvia a Zurigo la ricerca Zeppelin. L’obiettivo è verificare se tramite misure di sostegno nei primi anni di vita con il programma ‘PAT-Imparo con i genitori’ si riesce davvero ad alzare il livello di riuscita scolastica di quei bambini cresciuti in nuclei precari e fragili.

«Il 10% delle famiglie è vulnerabile. Abbiamo scelto 250 famiglie residenti in 10 comuni della cintura di Zurigo con un elevato tasso di immigrazione. Metà di loro era seguita dalle educatrici del programma PAT con 2 visite al mese, l’altra metà riceveva aiuti standard». Tutti monitorati per 3 anni per misurare lo sviluppo dei bambini e le competenze dei genitori. I risultati sono stati positivi. «I figli delle famiglie seguite col programma PAT erano più avanzati a livello linguistico, meno iperattivi e ansiosi (ad esempio, a un anno dormivano di notte senza svegliarsi). I loro genitori, che si sentivano più appoggiati, erano più empatici. Riuscivano a leggere meglio i bisogni dei bimbi rispetto al gruppo di controllo». Visti i risultati il programma è stato esportato a San Gallo, Turgovia, Frauenfeld e Ticino. A Zurigo oggi sono seguite 150 famiglie con fondi cantonali, comunali e privati. Sostenere una famiglia costa 20mila fr. su tre anni. «Per ogni franco investito ne rientrano da 3 a 9». Nel senso che intervenire dopo è più costoso.

 

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