Ticino

Le pigioni sono piene, ma le case restano vuote

In Ticino l'anno scorso quasi mille case sfitte in più rispetto al 2016. Il 27,8% di queste è di recente costruzione. Carobbio: ‘Mancano alloggi a pigione moderata’

Ti-Press
27 marzo 2018
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Tra il 2014 e il 2017 le abitazioni sfitte in Ticino sono più che raddoppiate. Dalle 1’847 di quattro anni fa si è passati, l’anno scorso, a contarne 3’764. Ma i numeri allarmanti non finiscono qui. Nella sua recente analisi del tema “Costruzioni e abitazioni’’, l’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat) dà ulteriori elementi per definire negativa la tendenza. Rispetto al 2016 le case rimaste vuote sono salite di 969 unità, portando il tasso di sfitto all’1,59 per cento. ‘’A differenza del 2016 – nota l’Ustat – nel 2017 la percentuale ticinese supera quella nazionale (1,47 per cento). Per trovare un tasso cantonale tanto elevato bisogna risalire all’1,74 per cento registrato nel 1998’’. Insomma, di progressi in materia sembra ce ne siano pochi, anzi. La conferma giunge dai dati dei Comuni. A Chiasso lo sfitto arriva al 4,27 per cento, a Locarno si attesta al 3,40 per cento e a Mendrisio sfiora il 3 per cento. Sotto la media, ma comunque alti, sono i dati di Bellinzona (1,44 per cento) e Lugano (1,25 per cento). «Sì, sono numeri molto alti – rileva Marina Carobbio, consigliera nazionale socialista e già presidente dell’Associazione svizzera inquilini (Asi), attualmente vicepresidente – ma a questa crescita che abbiamo purtroppo notato non è corrisposta né una diminuzione degli affitti né il favorire più alloggi a pigione moderata di cui famiglie e ceto medio hanno bisogno». Queste abitazioni, insiste Carobbio, «si trovano nei centri dove c’è penuria di case con affitti moderati e nelle periferie o come ad esempio nel Bellinzonese dove, complici i tassi bassi, si è costruito molto. Ma non è che tutta la popolazione può andare a vivere nelle periferie». Un altro dato che emerge dallo studio dell’Ustat è che il 27,8 per cento delle abitazioni sfitte è stato edificato “in epoca recente’’. Vale a dire, a partire dal 2012. Si tratta quindi di case nuove costruite, però, per rimanere quasi per un terzo senza inquilini. Perché il problema dello sfitto è anche la difficoltà che hanno le famiglie a sostenere i costi delle pigioni, che in Ticino per un trilocale arrivano a una media di 1’132 franchi. Spese escluse, ovviamente. «Il costo della pigione, assieme a quello delle casse malati – nota la vicepresidente dell’Asi –, rimane l’uscita più importante per le famiglie, e questo tasso è semplicemente allarmante. Significa che in Ticino siamo di fronte a una classe media che è al limite di poter essere considerata ancora ‘media’, che ha un reddito disponibile non dico al limite della povertà, ma comunque basso. E il numero di queste famiglie cresce sempre di più». Un fatto che a Berna non viene interpretato gravemente. Mercoledì scorso, infatti, il Consiglio federale ha adottato il messaggio sull’iniziativa popolare ‘’Più abitazioni a prezzi accessibili’’, presentata nel 2016 con 125mila firme raccolte. Una bocciatura, senza nemmeno la proposta di un controprogetto. Gli obiettivi dell’iniziativa, per il governo, non sono ‘’né necessari, né realistici’’. «Adesso arriverà in parlamento – afferma Carobbio – e se anche lì verrà bocciata andremo davanti al popolo». Ma l’Asi non si ferma qui. Nell’assemblea annuale della federazione cantonale che si terrà giovedì, «valuteremo la possibilità di lanciare un’iniziativa popolare che introduca in Ticino il formulario ufficiale sul quale si scrive nero su bianco quanto pagava di pigione l’inquilino precedente». Dopo la bocciatura a Berna di due anni fa e quella del Gran Consiglio in gennaio «resta la possibilità delle urne», conclude Carobbio.

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