Cantone

Ansia e insonnia sul comodino

Elevato e allarmante l'uso di psicofarmaci in Ticino. Lo dice un'indagine dell'Eoc che coinvolge i pazienti

20 marzo 2018
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Ansia e insonnia, uno stato d’animo di sofferenza che coinvolge un paziente su quattro ricoverato negli ospedali pubblici dell’Eoc. Il che significa un consumo decisamente allarmante. Perché di gran lunga superiore a quello registrato in altri Paesi europei e il doppio di quanto si consuma a Zurigo e a Berna. Lo dice un’inchiesta nata quattro anni fa e tutt’oggi in corso all’Eoc nell’ambito del progetto ‘Choosing Wisely’ (Scegliere con saggezza). Direttore scientifico del progetto è Luca Gabutti, medico e professore, capodipartimento di medicina interna degli ospedali cantonali (vedi intervista sotto).

L’abuso di benzodiazepine soprattutto nella popolazione femminile ticinese è cosa nota da tempo fra gli addetti ai lavori. Oggi se ne ha conferma, a distanza di anni, e questa tendenza certo preoccupa non poco perché si direbbe consolidata. All’Ente ospedaliero cantonale non si è rimasti con le mani in mano e si è subito cercato, sin dall’inizio del progetto, di contenere un uso improprio delle benzodiazepine proponendo terapie alternative. La sensibilità al tema dimostrata dai medici Eoc ha raggiunto primi e importati risultati: sull’arco di due anni, le nuove prescrizioni di sonniferi e ansiolitici sono calate dal 7,8 al 5,7 per cento, come riporta un articolo pubblicato da ‘presente’, il magazine dellEoc, nell’edizione dello scorso gennaio.

L’indagine svolta negli ospedali pubblici, come detto ha registrato che il 25 per cento di pazienti dimostrava un’abitudine consolidata a prendere una ‘pillolina’ per placare l’ansia quotidiana e prendere sonno. Stiamo parlando di circa 11’000 persone che non è propria una cifra di poco, considerato che soltanto riferita agli ospedalizzati in un anno. Costituita una banca dati, il gruppo di lavoro coordinato dal dottor Gabutti ha potuto monitorare l’impiego di benzodiazepine nei reparti di medicina e chirurgia, analizzando poi le variabili riscontrare tra gli ospedali regionali.
Notati i risultati, la reazione è stata immediata e si è subito proceduto con incontri formativi tesi a motivare gli operatori di medicina interna, così da ponderare le prescrizioni e responsabilizzare i pazienti coinvolti. Nel frattempo – sempre all’Eoc – è stata stilata una guida alla prescrizione ma anche alla “deprescrizione” di ansiolitici e sonniferi, come strumento di consultazione fra clinici e ricoverati. A breve – si precisa nell’articolo sopraccitato – questa guida sarà distribuita anche ai medici attivi sul territorio grazie a un’iniziativa congiunta fra Eoc, l’Ufficio del medico cantonale e l’Ufficio del farmacista cantonale. Per contro gli interventi informativi saranno estesi anche ai clinici operanti nella chirurgia dell’Ente ospedaliero. Una vera e propria campagna, dunque, che si propone di ridimensionare presto il fenomeno codificandolo almeno alla media svizzera. Ma già si sa che sarà una “battaglia” lunga e complicata, perché la dipendenza da benzodiazepine è forte e determinata da molteplici fattori, non solo fisici. Togliere i sintomi senza coinvolgere le cause, infatti, in questo come in altri ambiti psicologici – perché di questo si tratta – non conduce lontano. Così come è vero che l’abuso di ansiolitici coinvolge certo il consumatore – anzi, soprattutto la consumatrice – ma anche il medico di famiglia che troppo spesso prescrive il farmaco senza andare oltre, senza parlarne col paziente. Perché magari manca il tempo, o anche perché relazione impegnativa. Quando con una pillolina...

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