Come amministratore unico di una società del Mendrisiotto ha sottratto quasi 974mila franchi. Per lui 36 mesi di detenzione parzialmente sospesi
“Ho voluto dare un futuro migliore alla mia famiglia. Riconosco di aver sbagliato”. Sono queste le parole pronunciate dal 52enne cittadino italiano comparso davanti alla Corte delle Assise criminali per rispondere del reato principale di truffa aggravata. Con procedura di rito abbreviato, il giudice Amos Pagnamenta ha accolto l'accordo proposto dal procuratore pubblico Daniele Galliano e dall'avvocato Rosa Maria Cappa e condannato il 52enne a 36 mesi di detenzione, di cui 12 da espiare e 24 sospesi per un periodo di prova di 4 anni. L'uomo è inoltre stato espulso per 10 anni dalla Svizzera.
I fatti giudicati sono stati commessi tra il marzo 2017 e l'aprile 2021. Come si legge nell'atto d'accusa, in veste di amministratore unico di una società, oggi radiata, del Mendrisiotto ha ripetutamente ingannato, o tentato di ingannare con astuzia, una persona affermando cose false, o dissimulando cose vere, oppure confermandone subdolamente l'errore inducendola in tal modo ad atti pregiudizievoli al patrimonio proprio o altri per complessivi 973'833 franchi. L'uomo ha ottenuto anche un prestito Covid-19 pari a 30mila franchi mentre una seconda richiesta di prestito gli è stata rifiutata. È pure stato riconosciuto colpevole di ripetuta appropriazione indebita, amministrazione infedele aggravata, cattiva gestione, omissione della contabilità, falsità in documenti, conseguimento fraudolento di una falsa attestazione e ripetuto inganno aggravato nei confronti delle autorità.