Mendrisiotto

GastroMendrisiotto vede sempre più nero

Crescono i timori tra gli esercenti del Distretto dopo l'annunciata chiusura sino a fine febbraio. 'Aspettiamo di vedere come si muove la politica'

Le preoccupazioni aumentano (Ti-Press)
12 gennaio 2021
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Tra gli esercenti del Mendrisiotto sale la preoccupazione e scende il morale. Sin qui, chi sta dietro il bancone di un bar o ai fornelli di un ristorante ce l'ha messa davvero tutta per vedere il bicchiere mezzo pieno; oggi però è il pessimismo ad avere la meglio. La categoria anche qui, nel sud del Ticino, si sente penalizzata (più di altri) e un po' dimenticata in un'annata segnata pesantemente dalla crisi sanitaria da Covid-19. A dirla tutta, ci si aspettava di essere spalleggiati maggiormente dallo Stato. Invece, tra chiusure obbligate e affari ben al di sotto delle aspettative, adesso si teme il peggio. Uno stato d'animo percepito dalle comunità locali, là dove il ritrovo di paese ha una precisa funzione sociale, e che a Balerna ha mobilitato la politica. Ora poi che il Consiglio di Stato si dice intenzionato a seguire a ruota l'autorità federale sulle misure anti-pandemia, i timori si fanno sempre più concreti. Anche se da Palazzo delle Orsoline sale la richiesta di mettere in campo un programma di aiuti economici per i settori più colpiti; e in cima alla lista ci sono la ristorazione, la cultura, il tempo libero e il fitness. Un contributo finanziario invocato di recente pure da Gastrosuisse, l'organizzazione mantello nazionale: in caso contrario, ha paventato, quasi la metà di alberghi e ristoranti fallirà entro la fine di marzo.

'La preoccupazione cresce'

L'annuncio calato la settimana scorsa da Berna e la prospettiva di dover tenere i locali chiusi sino alla fine di febbraio non hanno fatto altro che dare un ulteriore colpo all'umore. «Come va? Di questi tempi vediamo nero - confessa a 'laRegione' Flavio Mamo Quadranti, alla testa di GastroMendrisiotto -. E pensare che abbiamo ancora quasi altri due mesi di chiusura. Tutto ciò renderà questo momento impegnativo per tantissimi di noi. Diversi colleghi, infatti, mi hanno manifestato una grande preoccupazione». Del resto, ci fa capire chiaramente il presidente, fare utili in un anno del genere era arduo. «Con quattro mesi di serrate e con un novembre e dicembre, di solito proficui con le festività imminenti e le cene aziendali, decisamente al di sotto della nostra media per le diverse restrizioni adottate, era difficile compensare un'annata così funesta». Anche Quadranti si dice un po' più pessimista adesso rispetto a qualche tempo fa. Ad attendere tempi migliori e darsi pensiero per il futuro prossimo sono circa 130 esercenti nella regione.

'Servono degli aiuti'

Le misure cuscinetto adottate dalle autorità a vari livelli - federale, cantonale e locale - non vi hanno dato un po' di ossigeno per resistere? «Soprattutto in questo periodo - spiega a chiare lettere il presidente di GastroMendrisiotto - senza aiuti non ce la facciamo. È vero, nel corso del primo 'lockdown' sono stati concessi dei crediti a zero interessi, ma non tutti gli associati ne hanno approfittato: l'idea di avere un debito può inquietare. Sia chiaro, non trascuriamo il fatto di aver potuto far capo al lavoro ridotto, pur avendo comunque delle spese fisse, a cominciare dai contributi sociali. Come abbiamo apprezzato i sostegni assicurati dai Comuni e il buono sconto di 25 franchi - promosso tra giugno e settembre nell'ambito dell'iniziativa 'Vivi il tuo Ticino', ndr - che ha riscosso senz'altro successo».

C'è chi teme di non riaprire

E sul fronte degli affitti? «Alcuni esercenti hanno trovato un accordo con il propietario, che si è dimostrato comprensivo, altri no - ci illustra Quadranti -. D'altro canto non c'erano direttive precise su questo fronte, quindi ci si è dovuti arrangiare». Si possono quantificare le perdite? «Tireremo le somme entro fine gennaio: a quel punto capiremo come è andata sin qui. Certo viviamo nell'incertezza: quando e come potremo riaprire?».

Giunti a questo punto, c'è il sentore che qualcuno possa non riprendere l'attività? «Il sentore c'è - ammette il presidente -. Quando cadranno le restrizioni, a conti fatti, avremo davvero il quadro della situazione della categoria. Sapremo chi ce l'ha fatta e chi sta per gettare la spugna - fa notare Quadranti -. Ecco perché restiamo in attesa delle decisioni della politica, di vedere come si muoverà e di capire se potremo contare su degli aiuti a fondo perso mirati». Aiuti che si rivelerebbero una cartina di tornasole, almeno per chi riuscirà a uscire indenne dalla crisi e restituirebbero qualche certezza in più in un momento in cui prevalgono le incertezze.

 

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