Mendrisiotto

La Cot lascia Chiasso (in anticipo)

La Centrale oggetti trovati va a Cadenazzo. L’autorità mette sul tavolo un’alternativa logistica. La direzione declina l’invito e boccia la proposta

Una battaglia annosa (archivio Ti-Press)
29 febbraio 2020
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Ci hanno provato in diversi (sul piano istituzionale e sindacale) a trattenere in tutti modi a Chiasso la Cot, la Centrale oggetti trovati. Ma nulla: tutti i tentativi sono stati vani. Anzi, pronti gli scatoloni, PostLogistics traslocherà anzitempo, spostando di nome e di fatto il servizio a Cadenazzo. Il trasferimento, infatti, era previsto per la fine di marzo. Invece, entro l’inizio del mese la decisione di lasciare la cittadina di confine si sarà compiuta. Anche nella sua ultima missiva (l’ultima di un fitto scambio di corrispondenza intercorso fra gennaio e febbraio) La Posta, per mano di Jörn Aeschlimann, responsabile Condizioni d’impiego e partenariato sociale, ha ribadito la sua “convinzione” in merito alla “bontà di una scelta che, oltre a presentare numerosi vantaggi, in ultima analisi incontra i favori del personale coinvolto”. A Chiasso resta così solo l’amarezza per la perdita di un altro avamposto del Gigante giallo con la sua dozzina di posti di lavoro.

Chiesto un incontro a Cirillo

Il Municipio da una parte e il rappresentante del Sap, il Sindacato autonomo dei postini, Franco Edera dall’altra, hanno cercato con forza di evitare un tale passo. Lo hanno fatto invitando il direttore generale Roberto Cirillo a un incontro a Chiasso – invito poi declinato – e, soprattutto, mettendo sul tavolo una alternativa logistica locale quanto concreta: rispondendo così a uno dei motivi (quello di locali insufficienti alla Cot) all’origine del trasloco. Rivolgendosi ad Aeschlimann l’esecutivo cittadino, guidato dal sindaco Bruno Arrigoni, in uno scritto di inizio febbraio ha richiamato, infatti, l’attenzione su un “elemento nuovo”. Trasferito a Novazzano lo ‘sportello’ commerciale, ha fatto presente l’autorità, nasce “la disponibilità di grandi spazi vuoti a Chiasso, che possono essere perfettamente adibiti a ingrandire su tutto un piano e quindi molto comodamente, la Centrale oggetti trovati”. Insomma, si è detto chiaro e tondo, “se la causa per cui è stata condotta un’analisi di ricerca di una soluzione alternativa è venuta meno”, a questo punto “il trasferimento a Cadenazzo non è più necessario”. E qui a Chiasso ci si attendeva una presa di posizione, tanto più a fronte della ‘voce’ giunta sul trasloco non nel nuovo stabile (nonché ex centro pacchi regionale) a Cadenazzo, bensì in un edificio vecchio, “tanto quanto quello di Chiasso”.

La Posta: ‘Decisione presa’

La risposta della Posta, recapitata proprio in questi giorni, è stata però per tutti – Comune e Sap – una doccia fredda. Non solo il direttore Aeschlimann – in copia al Ceo Cirillo – conferma, una volta di più, che “allo stato attuale non sussistono elementi nuovi suscettibili di essere oggetto di discussione”, ma congela altresì le speranze sulla possibilità di fare dietrofront alla luce dei locali rimasti liberi all’interno del palazzo della Posta in centro città. “In merito all’aspetto sollevato dalle autorità – si dice in modo netto –, non consideriamo possa essere ritenuto come pertinente”. La motivazione? “La superficie occupata in precedenza dallo sportello clienti commerciali – spiega Aeschlimann – risulta essere del tutto insignificante rispetto agli spazi disponibili a Cadenazzo”.

Inutile dire che tanto l’autorità comunale qundo il rappresentante del Sap si aspettavano ben altro. Confidavano, innanzitutto, in una visita sul campo del direttore generale Cirillo, il quale, come fatto presente da Franco Edera anche nella sua missiva di metà febbraio, avrebbe potuto “toccare con mano la nostra proposta”. Una soluzione, dà forza il sindacalista, che poggia su “validi argomenti a favore della permanenza a Chiasso della Cot, contestando – annota all’indirizzo della direzione aziendale – alcune vostre affermazioni e alcuni grossolani errori nella recente gestione della Centrale”. Gli sforzi istituzionali e sindacali, d’altro canto, rammenta ancora Edera, erano tutti orientati a trovare una via d’uscita che “non penalizzi ulteriormente la regione e la visibilità dell’azienda in questo contesto”.

Una battaglia annosa

Quella per la Cot, del resto, è una battaglia che parte da lontano. Già una ventina di anni fa ci si era mobilitati per rivendicare un riconoscimento a Chiasso e al Ticino quale regione periferica. E si era tornati a casa, appunto, con la Centrale oggetti trovati. Oggi ci si dovrà accontentare del fatto che la Cot non lascerà il Ticino. A ricordarlo è lo stesso Aeschlimann: in questo modo, sottolinea in una delle risposte, sarà garantito il mantenimento di “posti di lavoro qualificati” nel cantone. Anche se “a livello logistico il trasporto di invii da e per il Ticino rappresenta un grande impegno, che si giustifica tuttavia proprio in un’ottica di politica in favore delle regioni periferiche”. Il messaggio non lascia spazio agli equivoci: “Se alla base delle riflessioni ci fossero stati unicamente fattori meramente economici, la nuova sede sarebbe stata individuata idealmente nei pressi degli agglomerati industriali di San Gallo e di Ginevra”. Indietro, dunque, non si torna.

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