Mendrisiotto

'Sogni e incubi' di una masseria

La storia di un contenzioso tra privati e Comune di Castel San Pietro che si trascina da anni

25 febbraio 2019
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Una masseria verosimilmente settecentesca, il sogno di due coniugi, i rapporti con il vicinato, le cause, perizie e contro perizie. E, infine, una fase di stallo che ormai perdura da 21 anni. Si potrebbe riassumere ermeticamente così, la storia dei coniugi Riccardo e Pirjo Poggioli, che nel 1997 hanno acquistato gli immobili situati nel nucleo di Gorla. Un investimento fatto con l’idea di sistemare gli antichi edifici, crearne diversi appartamenti (fino a dieci, stando al progetto di massima datato 1998) e godersi la pensione. Ma qualcosa è andato storto. Il tutto, ci racconta Riccardo Poggioli, classe 1948, nasce da «dei lavori che il Municipio di Castello doveva fare nella strada che costeggia i muri di casa mia. Strada sostenuta dai muri portanti delle mie proprietà». Lavori in via Caraccio dettati dalla posa di nuove tubature. I coniugi Poggioli rendono attenti sul fatto che degli scavi così, vicino alle vecchie mura, potrebbero portare a dei cedimenti strutturali. Ed è qui che comincia la personale ‘battaglia’ dei proprietari di casa fatta di ricorsi, contro ricorsi e di appuntamenti in Pretura. A questo si aggiungono «problemi con un vicino», con cause giunte sino alla prima Camera civile del Tribunale d’appello. Questioni di diritti di passo, usufrutto della corte, nuove costruzioni, materiale non sgomberato dalla corte.

Obiettivo: ‘Arrivare a una soluzione’

Tornando a strada e muri portanti, la Pretura di Mendrisio-Sud, nel 2012, ha dato ordine di svolgere una perizia, affidata allo Studio Ryf & Partners di Torricella (quasi settemila franchi al momento ancora a carico dei coniugi Poggioli). Un’analisi che, fotografie alla mano, evidenzia bombature nel muro (pendenze anomale verso l’esterno), segni di danneggiamento dovuti al passaggio degli autocarri e corrosione dell’intonaco dovuta anche – si legge – al sale stradale. Insomma, oltre alla vetustà dell’edificio – costruito con il materiale disponibile all’epoca e la poca manutenzione effettuata –, ‘agenti esterni’ hanno contribuito al degrado dei muri. Dunque, i lavori di scavo e i passaggi lungo via Caraccio hanno causato lo stato attuale del muro portante? Un quesito peritale che ha portato a un lungo elenco di cause: la “debolezza della costruzione”, l’influsso del traffico con “forze e vibrazioni”, gli interventi di scavo del passato che hanno contribuito “parzialmente” all’indebolimento, il sale antigelo “che ha contribuito a corrodere la malta calcarea del muro”. Per il perito non vi sono dubbi: “gli scavi del passato e il traffico veicolare pur se non causando integralmente lo stato attuale del muro, hanno dato il loro contributo quantificabile nella misura del 30% (con un margine di errore di più o meno 5%) a indebolire questa struttura portante”. Dovendo eseguire ulteriori opere lungo la strada, sarà “necessario procedere a un rinforzo preventivo degli edifici”, si legge ancora. Per Poggioli, questo 30% «è a carico del Comune di Castel San Pietro». Ed «è progressivo siccome in tutto questo tempo non hanno fatto nulla». E oggi, a quasi 7 anni dalla perizia, il desiderio è sempre lo stesso: «Voglio regolare la questione con il Municipio». Anche perché, «ora che ho 70 anni non so più se voglio ristrutturare. E se dovessi vendere, voglio che gli edifici siano stabilizzati e che il contenzioso sia risolto». Dal canto suo il sindaco Alessia Ponti, da noi contattata, ha confermato che «si è già tenuto un incontro tra le parti al quale ne seguiranno altri». Per l’esecutivo di Castel San Pietro, viene ribadito, «l’obiettivo è quello di arrivare a una soluzione».

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