Mendrisiotto

Un Distretto in salute

Il direttore del Sam Barro lascia. Restano il nodo dei costi e una regione medicalizzata ‘h24’

(Ti-Press)
31 dicembre 2018
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Oggi sarà ufficialmente il suo ultimo giorno di lavoro al Servizio autoambulanza del Mendrisiotto (Sam). Dopo ormai nove anni Paolo Barro chiude un’esperienza nata quasi per caso, ma che lo ha fatto crescere dal profilo professionale. Con lui è cresciuto (nei numeri e nei progetti) anche il Sam, pronto a diventare un ‘Centro di Salute. Sfida che ora lascia a Carlo Realini.

Direttor Barro, questi nove anni alla guida del Sam che esperienza sono stati?

Ancora oggi sono sorpreso di aver iniziato questa attività. Quando sono sceso nel Mendrisiotto, ‘teletrasportato’ da mia moglie che è una momò, mai avrei immaginato di dirigere la Croce Verde. Poi ho risposto al bando di concorso, quasi un po’ per ridere: l’allineamento tra i requisiti richiesti e il mio profilo ha fatto sì che arrivassi a questo tavolo – indica la scrivania che, fra poche ore, lascerà per assumere un’altra direzione, quella del Centro professionale sociosanitario cantonale in cure infermieristiche di base e specialistiche dell’area critica, ndr –. A quel punto ho preso in mano un servizio già sano, costruito dal mio predecessore – Felice Lurà, ndr –, ma molto più piccolo rispetto a quello che è oggi. Il Sam ora conta circa 150 persone.

Numeri importanti.

La cosa bella è che, oltre ai numeri, in nove anni si è assistito a una modifica della presa a carico del paziente, che si è voluta molto più clinica. Mi spiego. Un tempo si arrivava sul posto della chiamata, si prendeva il paziente, lo si caricava velocissimamente sull’ambulanza e via all’ospedale. Oggi, soprattutto per le malattie tempodipendenti – infarto, traumi – la presa a carico sul luogo è estremamente elevata. Tant’è che i tempi di intervento sono più dilazionati: meglio stabilizzare la persona sul posto con il nostro personale specialistico e poi trasferirla al Pronto soccorso. Un bel cambio di paradigma, che motiva l’alta professionalizzazione odierna.

Questo approccio specialistico ha dei costi.

E in effetti, ahimè, non vi è una corrispondenza dal profilo della copertura finanziaria. Lo si deve dire apertamente: l’intervento di un’ambulanza oggi viene fatturato, all’incirca, attorno agli 850 franchi. E nel 70 per cento dei casi si interviene per casi di malattia (per intenderci, l’infarto è una malattia ). Ebbene la Lamal (Legge federale sull’assicurazione malattie) riconosce solo il 50 per cento della spesa, e una volta l’anno. Il singolo cittadino si ritrova, quindi, ad avere almeno 400 franchi di oneri sul servizio. A questo riguardo, quando un’ambulanza esce dal Sam costa circa 1’400 franchi. Di conseguenza, ogni volta si è in deficit già del 50 per cento della spesa. Ci si rende conto del problema che si pone.

Se ne può uscire?

Partiamo dal presupposto che le tariffe applicate agli utenti, grazie alla buona volontà dei singoli servizi, considerano uno sconto di quasi il 50 per cento. Se così non fosse le tariffe professionali porterebbero a costi insopportabili. In parte, quindi, ci facciamo carico del problema del deficit, che cerchiamo di combattere con aspetti manageriali. La campagna di donazione dei soci ne è un esempio, favorendo gli stessi cittadini che sottoscrivono le quote. Altre risposte? Faticano a decollare, perché di competenza non cantonale ma federale. La questione è nota. Purtroppo la sensibilità Oltregottardo non è la stessa ovunque.

Il Ticino allora non ha abbastanza voce in capitolo?

Ora l’Interassociazione svizzera di salvataggio, l’associazione mantello, ha coinvolto alcuni consiglieri nazionali ma anche l’Associazione dei pazienti, toccati in prima persona. Del resto, questo è l’unico sistema sanitario che funziona così, senza una copertura adeguata; e sulla scor- ta della convinzione che i servizi ambulanza costano poco e poggiano sui volontari e qualche professionista, invece è ben diverso. Ma dovremmo uscire da questa impasse, anche se sul medio-lungo termine.

A livello del Sam si può fare qualcosa?

In questi anni il Servizio, e ne andiamo fieri, ha voluto distinguersi un po’ rispetto al resto del Ticino. Per assicurare la sostenibilità finanziaria e utilizzare in modo efficiente le risorse, ha diversificato i suoi servizi. Una modalità che ci viene copiata volentieri da altri comprensori.

In sostanza, avete aperto alla collaborazione con altri enti, come l’Associazione Mendrisiotto Anziani?

Il trasferimento di anziani e disabili nato d’intesa con l’Ama è un esempio; che oggi vede, fondamentalmente, una flotta dedicata. Tanti dei nostri soccorritori e infermieri che non possono più essere in prima linea si adoperano su questo fronte: un guadagno sociale, che genera anche un autofinanziamento. E dopo quattro anni abbiamo verificato l’assoluta bontà di questo servizio. Ma sulle basi create in passato abbiamo sviluppato in modo importante pure il settore della formazione esterna, che è diventato, in pratica, una scuola che potrebbe funzionare con un proprio budget e che ‘produce’ competenze. Diciamo che ci siamo ‘inventati’ varie proposte formative in funzione dei bisogni delle persone, come il progetto Sambi, rivolto a bambini e scuole. Un altro consegna nelle mani di docenti, nonni, badanti e baby-sitter gli strumenti per gestire i primi soccorsi pediatrici, che hanno un grande successo. Meritevole di nota è poi la collaborazione con l’Assistenza e Cura a Domicilio. Pochi sanno che la presa a carico dei pazienti del nostro comprensorio, dalle 7 di sera alle 7 del mattino, è fatta dagli infermieri del Sam. È parte delle collaborazione di rete, che mette insieme lavoro di professionisti e volontari, cure d’urgenza e cure croniche: si armonizzano le competenze, e si è verificato che la cosa funziona. E ciò ci permette, da una parte di risparmiare, dall’altra di avere personale adeguato.

Quando è nato il Sam, unione di due Croce Verde (di Chiasso e Mendrisio), si sono superate delle resistenze, adesso la messa in rete. Fate da apripista, insomma?

Forse è merito del grotto. L’intesa con i direttori Selmoni (Obv), Frischknecht (Acd) e Salvini (Osc) è nata così, davanti a un buon bicchiere di vino, discutendo delle nostre realtà. Dopo qualche anno ci siamo detti: istituzionalizziamo questo nostro incontro, ampliamolo ad altri attori del comprensorio ed estendiamolo a responsabili delle cure, direttori sanitari e operativi dei vari servizi. Ne è scaturito il Momosan, esperienza virtuosa che genera altri progetti fra le varie associazioni. Tant’è che ci hanno contattato anche dal Sopraceneri per saperne di più. Noi, dal canto nostro, abbiamo continuato su questa via e coinvolto pure case anziani e Circolo medico; e l’esercizio è ben riuscito. È diventato un forum, dove chi lavora in questi settori si impegna in progetti puntuali, che vengono realizzati e portano benefici enormi nella presa a carico dei nostri utenti.

Da lì i diversi progetti pilota, persino nella mobilità.

In quel caso il primo incontro lo ha sollecitato proprio il Momosan. Un’altra idea è stata quella dell’asilo nido per il personale dei servizi di ospedale, Acd, Osc e Sam. In fondo, l’importante è parlarsi. E questo al Mendrisiotto, ‘chiacchierone’ e aperto alla sperimentazione, riesce bene.

Adesso si pensa addirittura a un ‘Centro di Salute’?

Sì, ci stiamo apprestando a creare un ‘Centro di Salute’ multiservizio attorno al servizio di urgenza e alla costellazione di iniziative. Sia chiaro, all’inizio non era stato ben digerito da tutti. Oggi invece possiamo andarne fieri, con circa un milione di entrate. Dal profilo finanziario e pro capite sono belle cifre. Non solo, il raddoppio di personale è bilanciato con altre entrate, che hanno dato modo di mantenere stabile il costo pro capite, rimasto sui 30 franchi circa. Altro motivo di soddisfazione: lascio un’associazione in buona salute. Tanto da avere la forza di fronteggiare quasi mezzo milione di debiti scoperti a fine anno: siamo pure un osservatorio sociale.

I bilanci, in effetti, hanno appena ottenuto luce verde. Ora si attende che i Comuni diano via libera all’‘unione’ fra Sam e Servizio medico dentario regionale, giusto?

Me ne vado sapendo di aver messo le basi di una associazione che genera dei servizi alla popolazione, utilizzando in modo efficiente le risorse. E il prossimo passo, anche dal profilo giuridico (e degli statuti), sarà quello di integrare il Servizio medico dentario, che diventerà a tutti i livelli parte del Sam. Un Servizio che sta bene, sta restituendo degli utili e ci consente di mantenere delle tariffe sociali e rateizzare le fatture a garanzia di cure per tutti. In tal senso abbiamo già il preavviso favorevole dei Municipi. Preavvisi che ho raccolto in un anno e mezzo, peregrinando per il comprensorio. Un’avventura molto bella, che mi ha permesso di presentare la nuova realtà e capire bene il funzionamento del nostro territorio. È stato il secondo ‘giro’ dal mio arrivo: ho chiuso un po’ il cerchio; e questo mi riempie di soddisfazione. Sentito il parere degli Enti locali, il progetto sarà sottoposto ai singoli Consigli comunali. Con la fine del quadriennio politico, dovrebbe entrare in vigore.

Il Mendrisiotto quanto a pronto intervento salute è ben messo?

Siamo i più medicalizzati. Se deve succedere qualcosa a qualcuno meglio sia da queste parti, e comunque in Ticino. Merito anche di ‘Ticino cuore’ e della diffusione dei defibrillatori sul territorio. Siamo veramente coperti, 24 ore su 24, grazie soprattutto a queste iniziative che cercano la rete con gli altri attori sanitari. Un esercizio che, d’altro canto, va nella direzione di una maggiore efficienza.

Cosa porterà con sé nella sua nuova sfida?

Una cosa che porto con me? Questo lavoro brucia il concetto del tempo, nove anni sono come novanta. Perché è talmente intenso il rapporto con le persone. Entrare e uscire dalle case delle persone, conoscere anche le famiglie in momenti critici, per la salute, disagi sociali o economici, non è così facile, ma umanamente dà molto. Questo tipo di lavoro crea dei legami enormi con le persone; certo procura pure dei nemici. Ho dovuto anche dire dei ‘no’ e prendere iniziative che non hanno sempre trovato l’unanimità. Alla fine, però, resta un bagno di affettività. Questo è un posto privilegiato.

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