Mendrisiotto

Una croce per Papa Francesco

Enrico Sala, scultore-filantropo di Salorino, ha scolpito una croce in marmo argentino e l'ha donata al Pontefice. Il suo racconto

Vaticano
25 giugno 2018
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C’è anche un po’ di Mendrisiotto ad accompagnare l’attività quotidiana di Papa Francesco. A inizio mese lo scultore di Salorino Enrico Sala lo ha infatti incontrato e gli ha donato una croce in marmo azul cielo di Cordoba (Argentina) da lui realizzata nel suo atelier. «Se ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca – ci racconta –. È stata una scena che non dimenticherò mai. Rendersi conto che il sommo pontefice in quel momento ti ha preso la mano e sta pensando solo a te è qualcosa di toccante, un ricordo che custodirò dentro di me».

L’idea di questo dono è nata dalla sorella di Enrico Sala. «Alcuni anni fa ho creato una croce azzurro cielo per lei, che l’ha a sua volta ceduta alla chiesa di Cragno: era simile a quella che ho portato a Roma, sui 20 centimetri e con un piccolo piedistallo – ricorda lo scultore di Salorino –. Un giorno mi ha chiesto se non volevo realizzarne una anche per il papa». Enrico Sala ha quindi raccolto la... sfida. Dal marmo azzurro che aveva acquistato a Carrara è riuscito a ricavare 9 croci (una di queste è stata donata al vescovo di Lugano). «È una pietra molto fragile – continua Sala –. Ho dovuto lavorare molto lentamente». Esaminati i risultati, l’artista ha scelto quella che avrebbe voluto donare a Papa Francesco. Grazie a una conoscenza a Roma, è stata attivata la procedura per fissare l’incontro. «Ci siamo sentiti prima della partenza e al mio rientro dalla Cambogia – aggiunge Sala –. Mi è poi arrivato un messaggio con la conferma: l’incontro era in programma a Roma, in Santa Marta, l’8 giugno». Organizzato il viaggio, con l’aereo «per i miei problemi di salute» e riservato l’albergo, è arrivato il turno della burocrazia. «Stando agli addetti dell’aeroporto la croce era troppo pesante e poteva essere scambiata per un corpo contundente, e mi hanno obbligato a inserirla nel trolley. Per fortuna è arrivata a destinazione senza subire danni». Il giorno dell’incontro, ricorda ancora Sala, «mi sono venuti a prendere molto presto in albergo per raggiungere Santa Marta». Dopo aver superato tre controlli – «sono molto rigorosi» – Sala si è annunciato. Le persone ammesse erano infatti solo 40. «Il mio era il terzultimo nome sulla lista».

Qualche minuto a tu per tu

Il Papa è entrato da una porta laterale e ha celebrato la messa. «Al momento della benedizione tremavo e mi è venuto il batticuore – continua Enrico Sala –. Vicino a me c’erano due sedie e il Papa è venuto a sedersi. Era a due metri da me». Il pontefice ha poi incontrato i pellegrini ammessi alla funzione. «Ero il primo del mio gruppo e mi sono avvicinato con il cofanetto con la croce». L’emozione delle parole dello scultore di Salorino è evidente. «Ho ancora il magone a pensarci: gli ho dato la mano, l’ho salutato e detto che avevo una croce da donargli». La reazione? «Mi ha guardato stupito – aggiunge Sala –. Abbiamo anche conversato un attimo ma non so cosa gli ho detto perché ero stordito». Papa Francesco ha guardato il regalo che gli era appena stato consegnato. «Ha tolto la croce dalla scatola, l’ha guardata e ha detto che era molto bella: era contento». Il dono è poi stato affidato a un suo collaboratore.

A Enrico Sala è rimasto un solo rammarico. «Avevo con me un quaderno sull’attività svolta in Cambogia in questi 25 anni ma, complice l’emozione, mi sono dimenticato di consegnarglielo!». L’incarto è stato affidato il giorno dopo alle Guardie papali. «Ci tenevo – conclude Enrico Sala –. Almeno Papa Francesco può sapere chi era l’uomo che gli ha donato la croce».

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