Mandati diretti, il Municipio valuta la richiesta al Ministero pubblico degli atti dell'inchiesta conclusasi con la condanna del titolare della ditta
La fuga di notizie dall’Amministrazione cittadina, di cui abbiamo riferito in un ampio articolo, è stata uno dei temi discussi nella seduta di ieri del Municipio di Lugano. In attesa del rapporto dei servizi per fornire risposte alle domande poste dall’interpellanza presentata sul caso dai consiglieri comunali di Avanti con Ticino&Lavoro (primo firmatario Giovanni Albertini), l’Esecutivo valuterà se chiedere al Ministero pubblico l’accesso agli atti dell’inchiesta penale sfociata in un decreto d’accusa per minaccia e ingiuria nei confronti dell’allora titolare della ditta, in merito alla quale un cittadino aveva in precedenza chiesto informazioni allo stesso Esecutivo.
Il Municipio ha infatti preso atto solo ieri, leggendo ‘laRegione’, delle dichiarazioni rilasciate a verbale dalla persona condannata. L’aggressore, prima di avventurarsi nell’intimidazione nel locale pubblico, ha detto di essere venuto a conoscenza della richiesta di informazioni del cittadino sulla sua ditta da un dirigente del Dicastero sport e che il sindaco di Lugano ha contattato tutti i responsabili dei vari dicasteri per fare luce sulla vicenda e che alla fine il problema è rientrato e la cosa si è quietata. Lo stesso giorno in cui è stato minacciato, il cittadino è stato ricevuto a Palazzo civico, ha informato un municipale, il segretario comunale e un alto funzionario, dell’aggressione verbale subita e provocata da una fuga di notizie da parte di un funzionario della Città. In seguito, ci risulta che il Municipio abbia avviato un’indagine interna all’Amministrazione per accertare l’autore di questa violazione del segreto d’ufficio. Un’indagine che non ha portato indizi in merito al o ai responsabili. Ecco perché l’Esecutivo non ha provveduto a inoltrare la segnalazione al Ministero pubblico. Eppure, qualcosa è trapelato dai muri di palazzo, altrimenti l’aggressore non avrebbe potuto minacciare il cittadino.
In ogni caso, la violazione del segreto d’ufficio è regolata dall’articolo 320 del Codice penale svizzero, per il quale finisce sotto inchiesta “chiunque rivela un segreto che gli è confidato nella sua qualità di membro di una autorità o di funzionario, o di cui ha notizia per la sua carica o funzione oppure in qualità di ausiliario di un funzionario o di un’autorità, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria. La rivelazione del segreto è punibile anche dopo la cessazione della carica, della funzione o dell’attività ausiliaria. La rivelazione fatta col consenso scritto dell’autorità superiore non è punibile”. Inoltre, la violazione del segreto d’ufficio è uno di quei reati per i quali non occorre una querela di parte, per cui il Ministero pubblico dovrà aprire un incarto penale. Interpellato in merito da laRegione, il Ministero pubblico sta esaminando e valutando la fattispecie e al momento ritiene sia prematuro esprimersi ulteriormente.
Passiamo ora all’atto parlamentare presentato da Avanti con Ticino&Lavoro che, quali prime domande, vuole sapere proprio se il Municipio (di Lugano) abbia avviato un’indagine interna per accertare l’identità della persona che ha divulgato informazioni riservate a un privato. L’interpellanza chiede pure lumi sull’aspetto legato all’obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria su quello che potrebbe configurarsi come reato di natura penale: “Per quale motivo il Municipio non ha segnalato la possibile violazione del segreto d’ufficio al Ministero pubblico, come previsto dalla Legge organica comunale? Il Municipio intende modificare i propri protocolli interni affinché casi simili vengano d’ora in poi denunciati tempestivamente alle autorità competenti?”. L’Esecutivo dovrà illustrare “quali misure ha adottato per prevenire e sanzionare eventuali violazioni del segreto d’ufficio da parte dei dipendenti comunali”. I consiglieri comunali esprimono preoccupazione e considerano grave “la vicenda e il possibile danno all’immagine della Città di Lugano”, per questo, chiedono al Municipio “di fornire risposte chiare e tempestive, nonché di adottare le misure necessarie per garantire il rispetto delle norme vigenti in materia di trasparenza amministrativa e protezione delle informazioni sensibili”. Non hanno tutti i torti: il caso riguarda un cittadino che è stato minacciato da parte del titolare di una delle società delle quali aveva richiesto riformazioni all’Esecutivo sui mandati diretti attribuiti dalla Città.
L’atto parlamentare vuole conoscere i criteri seguiti dal Municipio per l’attribuzione di mandati diretti a ditte private e come spiega l’assegnazione ripetuta di incarichi alla medesima società, in assenza di concorsi pubblici. All’Esecutivo viene chiesto se abbia “valutato la possibilità di indire bandi di concorso per garantire maggiore concorrenza e trasparenza nell’assegnazione di tali incarichi”, se sia possibile “ricevere l’elenco dei mandati diretti assegnati da parte del Municipio degli ultimi cinque anni, visto che la lista dei mandati diretti viene pubblicata una volta all’anno e poi sostituita”, e se sia “possibile creare sul sito un archivio con l’obiettivo di lasciare, per trasparenza e confronto, la possibilità di accedere alle liste degli ultimi cinque anni”.