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Minacciato anche chi dirime le vertenze

Roberto Martinotti, giudice di pace del Circolo di Lugano Ovest, parla dell’aumento dell’ostilità nei confronti delle persone che rappresentano lo Stato

Roberto Martinotti, giudice di pace del Circolo di Lugano Ovest, nel suo ufficio
(Ti-Press/Maria Linda Clericetti)
23 dicembre 2022
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«Mi è successo di ricevere minacce telefoniche e ho già segnalato questi episodi al gruppo prevenzione e negoziazione della Polizia cantonale che valuta i potenziali rischi e monitora le situazioni. Queste intimidazioni non mi spaventano tanto, mi preoccupo soprattutto per chi lavora al mio fianco». Parole del giudice di pace del Circolo di Lugano Ovest Roberto Martinotti. Anche dal suo osservatorio, il giudice registra un fenomeno preoccupante, quello dell’aumento dell’aggressività nei confronti dello Stato e delle persone che lo rappresentano.

È Natale ma tanti sono in difficoltà

Un incremento da ricondurre al disagio economico, che si riflette in una crescente conflittualità, tema questo, a cui abbiamo dedicato un ampio servizio. Martinotti non propone soluzioni, ma vuole far sapere che «al di là delle luci di questo periodo festivo, ci sono persone che non hanno nemmeno i soldi per accenderlo l’albero di Natale, sono in difficoltà e sanno di avere due o tre pratiche pendenti dal giudice».

Potenziali vittime di ritorsione

Il fenomeno legato all’aumento dell’aggressività nei confronti dello Stato e delle persone che lo rappresentano riguarda dunque anche le giudicature di pace. Sì, perché «siamo noi con le nostre decisioni a dare il mandato all’Ufficio esecuzioni di continuare con le procedure. Quindi, anche noi entriamo in quell’orbita di magistrati e funzionari che possono essere malvisti dalle persone toccate dai provvedimenti e succede che nei nostri confronti capitino aggressioni verbali» afferma Martinotti. «Siamo noi giudici di pace a dare seguito a una procedura come un sequestro amministrativo. Poi viene pubblicato sul Foglio Ufficiale, con nome e cognome del giudice che ha deciso, quindi io posso diventare la potenziale vittima di ritorsioni».

‘Pago le tasse o faccio la spesa?’

Ultimamente sono aumentati i casi di persone inadempienti? «Sì, si ha quanto meno la percezione che sia cresciuto il numero di persone che hanno delle difficoltà finanziarie e si trovano di fronte a un bivio: pago le imposte oppure vado a fare la spesa? Capita che quando intimo un’istanza per dare la possibilità di presentare osservazioni, mi ritornano lettere nelle quali le persone spiegano che non hanno soldi e non possono far fronte ai pagamenti e si rimettono alle mie decisioni».

C’è anche chi prova vergogna

Quindi, lei come procede? «Come giudice, ho il dovere di prendere una decisione, anche se sono cosciente che una persona in difficoltà verrà penalizzata – risponde Martinotti –. Magari, posso caldeggiare una rateizzazione. La persona che non paga, in linea di conto potrebbe già chiedere una dilazione o un pagamento a rate. Non so fino a che punto il cittadino sia cosciente delle sue possibilità. Potrebbe essere che si trova in situazione di disagio e non paga piuttosto di chiedere, o prova vergogna. Quando la pratica arriva sul mio tavolo, spesso è troppo tardi. Non posso fare altro che prendere coscienza di questo disagio crescente ma devo decidere in base alla giurisprudenza e quindi vado a penalizzare indirettamente persone che magari, a monte, avrebbero potuto fare qualcosa».

Decisioni che alimentano l’erario

I giudici di pace, continua Martinotti, «contribuiscono anche a far pagare tasse, imposte e varie pendenze che in qualche modo alimentano l’erario comunale e cantonale. Ci sono società che fanno fatica ma con le nostre decisioni, saldano le fatture. Però succede che arriva anche il garagista che rivendica cinquecento franchi per un cambio gomme effettuato a un automobilista che non ha i soldi per pagare, ma avrebbe potuto mettersi d’accordo prima con chi ha fornito il lavoro. In determinati casi particolari, se le parti raggiungono un accordo in conciliazione, posso venire loro incontro rinunciando a richiedere la tassa di giustizia, ‘accontentandomi’ di aver raggiunto l’obiettivo del giudice di… pace. Non sempre è possibile fare in modo che le parti trovino un accordo. Se poi sono coinvolti gli avvocati, istante e convenuto si sentono quasi automaticamente di dover prevalere».

Duemila pratiche all’anno

Lei è giudice di pace del circolo di Lugano Ovest dal 2019, il circolo più grande del Cantone in termini di abitanti. Quante pratiche affronta all’anno? Riguardano soprattutto disoccupati e persone in assistenza? «Sono circa duemila pratiche all’anno, la cifra è più o meno stabile ma noto un incremento delle pratiche che riguardano importi minimi, alcune variano dalla cinquantina ai duecento franchi – nota Martinotti –. Sono piccole pratiche che, però, possono dare fastidio a persone che vivono già un disagio economico. Alcune mi scrivono dicendomi ‘giudice, faccia quello che vuole, io non ho soldi’. Non ho accesso alla documentazione per dire se le persone siano disoccupate o al beneficio dell’assistenza o se abbiano rendite».

Segnali di un disagio crescente

Il giudice di pace rimarca che «ci sono segnali che mi inducono a dire che c’è un disagio crescente. Sono tanti gli attestati di carenza beni. L’autorità politica da tempo ha preso coscienza dell’indebitamento eccessivo che emerge sempre più come problema trasversale e riguarda in particolare giovani, famiglie e persone che si avvicinano o hanno raggiunto l’età della pensione». Martinotti cita i tre opuscoli informativi pubblicati dalla Città di Lugano che lui stesso ha richiesto alla divisione Socialità, proprio perché quotidianamente affronta tanti casi di persone eccessivamente indebitate, soprattutto a causa di una pessima gestione delle proprie finanze e «con queste pubblicazioni, potrei aiutare qualcuno». Anche il fattore comportamentale ha un suo peso specifico: l’indebitamento è infatti riscontrabile in una società dei consumi caratterizzata dalla facilità d’accesso al sistema creditizio.

Il passo più lungo della gamba

Dal suo punto di vista, si può tracciare un profilo tipo delle persone in difficoltà? «Alcuni nomi sono ricorrenti, altri hanno fatto il passo più lungo della gamba e ora si trovano senza un’occupazione e faticano di fronte a fatture salate che non riescono a saldare. Magari arrivano in conciliazione, proprio con il disagio affermando ‘io non ce la faccio più’. Il mio ruolo, in veste di giudice, è anche quello di trovare una maniera per rateizzare la pendenza in piccoli importi. Mi è capitato di trovare una soluzione per un debito da cinquemila franchi, da rimborsare con 100 franchi al mese».

Il gradino ‘più basso’ della Magistratura

Il giudice di pace, lo ricordiamo, funge da autorità di conciliazione nelle controversie patrimoniali fino a un valore di 5’000 franchi, con la possibilità di sottoporre alle parti una proposta di giudizio; giudica in prima istanza le cause patrimoniali, comprese quelle fondate sulla Legge dell’11 aprile 1889 sulla Esecuzione e fallimento. Nelle elezioni comunali, patriziali e consortili, rilascia la Dichiarazione di fedeltà ai municipali, sindaci, presidenti e membri delle amministrazioni patriziali e consortili. «Siamo il gradino ‘più basso’ della Magistratura e dunque più facilmente accessibile a tutti, anche a chi non ha mai avuto a che fare con la Giustizia», chiosa infine Martinotti.

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