Luganese

Foce, l’agente ‘non intendeva fare dichiarazioni razziste’

Il Consiglio di Stato difende il poliziotto che aveva rilasciato dichiarazioni ‘infelici’ sull’annegamento del 15 agosto nel Lago di Lugano

Un'immagine relativa all'annegamento capitato a fine luglio alla Foce del Cassarate (Ti-Press)
14 settembre 2021
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“La dichiarazione, del tutto infelice e contenente concetti discutibili, non voleva, nelle intenzioni dell’agente sostenere elementi razzisti o discriminatori”. È una frase della risposta all’interrogazione della deputata socialista Simona Buri che ha chiesto spiegazioni al Consiglio di Stato in merito alle parole di un agente della Polizia cantonale in un’intervista a TeleTicino sull’annegamento di un uomo alla Foce del Cassarate. Il governo cantonale difende l’agente che ha espresso concetti per dare “una spiegazione supplementare a quanto già commentato in altre interviste per sensibilizzare maggiormente le persone che entrano in acqua senza le dovute precauzioni”. Alla deputata sono andate però di traverso le seguenti dichiarazioni: “...trova il lago favoloso, vuole fare il bagno come noi indigeni, ma per una scelta loro di entrata in acqua, magari non sanno nuotare correttamente o bene come noi, ma anche il fatto umano che gli uomini di colore hanno densità maggiore e fanno più fatica a stare a galla può incidere in un annegamento”. Tanto che ha chiesto se sia adeguata la formazione degli agenti sulle questioni razziali e del rispetto delle persone. Dal canto suo, il Consiglio di Stato ha risposto che la Polizia cantonale da anni eroga numerose formazioni sulle questioni razziali e del rispetto delle persone.

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