Luganese

Viganello, il deposito Arl verrà tutelato?

Interpellanza interpartitica chiede lumi alla Città sulla conciliazione alla luce delil preavviso negativo del Cantone sul progetto di Artisa

L'ex deposito Arl di Viganello
23 giugno 2020
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"Il Municipio non dovrebbe difendere l’interesse pubblico (mantenimento dello stabile Arl con il rigetto della domanda di costruzione), piuttosto che attivarsi per una conciliazione (fatto che sottintende un appoggio alla domanda di costruzione)? Non sarebbe inopportuno promuovere una conciliazione? Il Municipio intende riprendere la proposta del municipale Jelmini e la richiesta di numerosi cittadini, deputati e organizzazioni della società civile di voler tutelare il sedime con una decisione provvisionale oppure istituire una zona di pianificazione per il comparto? Corrisponde al vero che la Città è proprietaria di un immobile del comparto? In caso affermativo come si pone verso il ripensamento, da un profilo pianificatorio, volto alla tutela del deposito Arl?" Sono queste grossomodo le domande poste dall'interpellanza interpartitica (primo firmatario Nicola Schoenenberger dei Verdi).

Grande sensibilità per la tutela

Sulla questione, ricordiamo, l'esecutivo ha preso atto della sensibilità emersa nella società civile nei confronti della struttura e il titolare del Dicastero della pianificazione territoriale Angelo Jelmini che "ha presto tentato di calmare gli animi, comunicando al Consiglio comunale di aver deciso di incaricare i propri servizi di intraprendere uno studio preparatorio per elaborare eventualmente una zona di pianificazione: uno strumento che servirebbe a evitare che la pianificazione in allestimento sia ostacolata da un uso del territorio in contrasto con il suo indirizzo. Non solo. In un intervento pubblico, Jelmini, si legge nell'interpellanza, "ha pure dichiarato che il comparto (...) potrebbe essere ripensato da un profilo pianificatorio (...) soprattutto se i principali proprietari che ne fanno parte, in primis Arl e la Città stessa (proprietaria di un immobile del comparto), lo volessero.

Il Cantone dice no, ma si concilia?

Recentemente, ricordiamo, l’Ufficio della natura e del paesaggio ha preavvisato negativamente la domanda di costruzione presentata da Artisa del complesso residenziale e alberghiero progettato sul terreno per il suo impatto sulla zona. Gli edifici previsti non s’inserirebbero nel contesto "in maniera ordinata e armoniosa", come impone la Legge sullo sviluppo territoriale. L’idea del gruppo immobiliare è quella di demolire il deposito usato un tempo per la ferrovia Lugano-Cadro-Dino e di costruire uno stabile con un hotel da 110 camere, 100 appartamenti a pigione moderata, un bar e un ristorante. Investimento: 45 milioni, di cui un terzo per acquistare il terreno dalle ARL, con cui Artisa ha firmato un diritto di compera tuttora valido. Alla luce di quanto esposto, gli interpellanti sono sorpresi dell'intenzione del Municipio di Lugano di pensare a un tentativo di conciliazione fra il Cantone e il gruppo immobiliare promotore del palazzo di sette piani. Un tentativo di conciliazione che, generalmente, ha lo scopo di promuovere uno scambio di opinioni che possa portare a eventuali accordi e al ritiro di opposizioni o preavvisi negativi per evitare lunghi contenziosi in ambito ricorsuale. In altre parole, un tentativo volto a garantire un’esecuzione spedita del progetto e, in questo caso, una commistione di interessi fra pubblico e privato.

 

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