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Lugano, irrisolto il mistero dei 'bollini' rossi

Aumentano gli adesivi in centro città. Ignota la paternità dell'operazione non autorizzata dal Municipio. È un'espressione artistica per far riflettere?

Verso piazza Dante (fonte A. R.)
19 maggio 2020
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Sono spuntati un po' ovunque negli ultimi giorni in varie zone del centro città, ma a Lugano nessuno sa spiegarsi il senso dell'operazione e da dove prevengano. Un fenomeno avvolto al mistero. Stiamo parlando degli adesivi rossi rotondi con un diametro di circa 10 centimetri attaccati a vetrine di commerci o lungo pareti di edifici pubblici e privati. Ne è apparso uno sulla vetrina del negozio di Paolo Poretti, presidente dei commercianti di Lugano che, da noi raggiunto, dice di aver provveduto a toglierlo: «Ho cominciato a vederli una decina di giorni fa ma non saprei dire chi li ha messi né perché». Non sembrerebbero legati all'emergenza sanitaria sebbene i cerchi rossi compaiano nelle mappe sui contagi e sui decessi dovuti al Covid-19 anche se pare siano aumentati proprio nel periodo di Lockdown.

Badaracco: 'Nessuno ha richiesto il permesso'

Nemmeno Mario Tamborini, segretario dell'associazione via Nassa sa spiegare cosa siano e cosa rappresentino gli adesivi. Ritiene comunque che siano abusivi. Roberto Badaracco titolare del Dicastero cultura, sport ed eventi, dice che alla Città non è giunta alcuna richiesta di permessi per iniziative di questo genere: «Non è un'iniziativa della Divisione cultura della Città e non è stata concessa l'autorizzazione. Gli adesivi potrebbero essere riconducibili al cerchio rosso disegnato per terra in Rivetta Tell nell'ambito del progetto 'Art. 21 Privacy-Free-Zone' realizzato dal fotografo Matteo Fieni che era stato autorizzato dal Municipio. Interpellate diverse le persone a passeggio in centro a Lugano, la maggior parte non si è accorta di nulla. Ce ne sono però davvero tanti, anche al parco Ciani e sui cartelloni pubblicitari, quelli con la tartaruga, della Città. Alcuni commercianti non danno peso alla cosa, altri ne sono infastiditi.

Quel cerchio rosso in Rivetta Tell

Il progetto "Art. 21 – Privacy-Free Zone", come si legge nella presentazione pubblicata sul sito di LuganoEventi (luganoeventi.ch/it/eventi/34241) "indaga un paradosso: come convivono il diritto alla privacy e la libertà d’espressione in Svizzera nel 2016? Il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 28 del codice civile, dà ad ognuno l’esclusiva della propria immagine personale e impedisce quindi a terzi di poterla rappresentare. A garantire la libertà d’espressione artistica vige però l’articolo 21 della Costituzione. In uno spazio fisico definito da un cerchio rosso, si creerà una free zone fuorilegge in cui questi due articoli verranno sospesi". Gli adesivi rossi paiono come una continuazione del progetto messo in atto in forme non istituzionali e anonime.

Iniziative simili a Milano e a Parigi

Il fotografo Matteo Fieni nega la parternità dell'operazione e rimanda al sito www.privacyfreezone.ch che però è in costruzione. Qualche considerazione la possiamo comunque fare. Possiamo dire con certezza che gli adesivi apparsi Lugano non sono del genere di quelli che si trovano in metropolitana a Milano per assicurare la cosiddetta distanza sociale fra gli utenti ai tempi del Covid-19. Si trovano invece tracce di operazioni del genere a Parigi e a Milano. A Lugano sarebbero in circolazione da alcuni anni nell'indifferenza generale. Eppure, sono segni che in certo senso si appropriano dello spazio pubblico e di quello privato (cercando di annullarne la differenza?), apparentemente come forma di espressione o esperimento artistico. Da questo punto di vista, l'opera (se così si può definire) dovrebbe attirare l'attenzione della cittadinanza e suscitare un interesse dal quale nascono riflessioni, discussioni e (nuovi) contatti fra le persone.

Bollini come punti d un insieme

Gli adesivi che hanno una forma circolare di color rosso potrebbero essere interpretati come un percorso sperimentale proposto con l'obiettivo di incrementare le relazioni fra le persone in un periodo in cui quelle che si intrattengono sono soprattutto e sempre più virtuali. Come l'unione fra più puntini su un foglio di carta, in una sorta di campagna subliminale (e anche un po' subdola).

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