'Disnformazioni strumentali': Unia e Ps replicato al consigliere nazionale e presidente dell'Aiti Regazzi che ha puntato il dito contro la scarsa attrattività del Ticino.
Ha suscitato una serie di reazioni fuori luogo notizia della partenza, destinazione Ginevra, della DuPont Pioneer, filiale del più grande produttore americano di semi ibridi (Ogm) per l’agricoltura dal Comune di Manno. Peggio ancora, è stata veicolata l’informazione secondo cui la multinazionale ritenesse poco competitiva la fiscalità in Ticino.
In realtà, si legge in una nota del sindacato Unia e in un’altra del Partito socialista, la DuPont Pioneer lascerà a fine luglio il Ticino per partecipare a un progetto di fusione strategico tra alcune delle società leader mondiali nel settore dell’agrochimica. E la partenza, lo scrive la stessa azienda, si spiega con la volontà di “consolidare il business a Ginevra” (dove peraltro c’è il quartier generale per l’Europa, il Medioriente e l’Africa).
Si tratta evidentemente di una notizia negativa sia per i 37 posti di lavoro che verranno persi a livello locale sia perché la DuPont Pioneer rappresenta uno dei principali contribuenti del Comune, anche se il sindaco Giorgio Rossi ne ha relativizzato la portata (cfr, ‘laRegione’ di sabato 24 febbraio) annunciando che il moltiplicatore d’imposta verrà mantenuto al 65 per cento.
Tuttavia a Ginevra, sottolineano sindacato e Ps, l'aliquota fiscale globale è più alta di quella ticinese e si attesta al 24,2 per cento. Affermare che sia del 13 per cento non corrisponde al vero ed è “una disinformazione strumentale” veicolato pure dal consigliere nazionale e presidente dell’Aiti Fabio Regazzi in un recente intervento sui media. In questo caso particolare, quella di DuPont Pioneer, non sarà una fuga per ragioni fiscali.
Di più. Per Unia, è “un’affermazione falsa, una manipolazione della realtà, a cui peraltro stanno contribuendo diversi rappresentanti padronali e delle istituzioni in questa fase di dibattito in vista della votazione del 29 aprile sul pacchetto di sgravi fiscali deciso dal Gran Consiglio lo scorso mese di dicembre”. Unia stigmatizza senza mezzi termini “il tentativo del presidente dell’Aiti di speculare sulle disgrazie dei lavoratori già duramente colpiti per perseguire obiettivi politici”.
In ballo, c’è in effetti il referendum contro la riforma fiscale sostenuto dal sindacato che intende “difendere i bisogni della maggior parte della popolazione e non gli interessi dei ricchi né la sete di profitto delle aziende”.