È la condanna inflitta oggi dalle Criminali di Lugano al 52enne che in carcere si opponeva alle cure mediche

Otto anni di detenzione alla Stampa, poi l'internamento ordinario, in una struttura che dovrà essere decisa dal Giudice dei provvedimenti coercitivi. Questa la condanna inflitta oggi pomeriggio dalle Criminali di Lugano (presiedute dal giudice Mauro Ermani) al 52enne affetto da schizofrenia che il 21 luglio scorso voleva uccidere una guardia del carcere per opporsi alle cure psichiatriche. L'uomo l'aveva colpita alle spalle e da allora ha continuato a ripetere (anche a processo) di essere pentito di non essere riuscito ad ucciderla.
La Corte ha dunque confermato l'impianto accusatorio costruito dal Pp Arturo Garzoni, che per l'imputato aveva chiesto una pena di 10 anni per tentato assassinio, più l'internamento (misura, questa, auspicata dallo stesso 52enne). “Lo Stato ha avuto molta pazienza con l'imputato – aveva detto Garzoni, riferendosi al fatto che l'uomo era al suo terzo tentativo del genere –. Ora va neutralizzato per evitare altre tragedie. Le condizioni per l'internamento sono date: ha turbe psichiche gravissime, è ritenuto pericoloso, ed è recidivo”.
Di tutt'altro parere l'avvocato difensore, la locarnese Francesca Nicora, che aveva invitato a distinguere fra le intenzioni e la colpa. Se è vero che le prime erano di eliminare tutti gli psichiatri per non vedersi somministrare neurolettici, lo è anche che la guardia se l'era cavata con ferite da forbice al dorso e all'avambraccio. Perciò Nicora aveva sostenuto la tesi delle lesioni semplici.
Il presidente della Corte ha definito «grave» l'escalation di reati compiuti dall'imputato e la sua ostilità e violenza verso gli psichiatri «per l'egoistico movente di non accettare nessun tipo di cure».