Capriasca

Bidogno, lo stand? 'Pericoloso quanto illegale'

6 settembre 2017
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Non ci sta Francesco Canonica, membro del comitato di quartiere di Bidogno e Corticiasca e dei cittadini contrari all’ampliamento dello stand di tiro di Bidogno. In una recente intervista rilasciata al ‘Mattino’, Paolo Tami, presidente della Società franchi tiratori «non la racconta giusta. Non siamo assolutamente contrari alla disciplina del tiro e a chi la pratica. Vogliamo semplicemente che le leggi vengano rispettate e che l’opinione pubblica sia correttamente informata – dichiara –. All’inizio del secolo scorso venne costituita la Società franchi tiratori di Bidogno (fra i soci fondatori c’era anche mio nonno) allo scopo di permettere ai militi domiciliati a Bidogno di assolvere i loro obblighi militari. Allora, si sparava da un prato (a Bidogno) all’altro (a Corticiasca), dove si posavano i bersagli alla bisogna. Era una semplicissima linea di tiro. Perciò, non è vero che lo stand esiste dal 1900».

Quando venne realizzato?

Alla fine degli anni 50 venne costruita la “butte” con quattro bersagli sul territorio di Corticiasca e da Bidogno si continuava a sparare dal semplice prato, sul quale si posavano coperte per permettere ai tiratori di sdraiarsi. Solo nel 1999 venne edificata una tettoia con quattro pali posati su un betoncino. Il tutto senza domanda di costruzione (quindi neanche licenza edilizia) in zona non edificabile e non idonea a ospitare tali infrastrutture secondo il Piano regolatore approvato dal Cantone nel 1993. Tanto che non risulta dal Registro fondiario.

Cosa prevedeva il Pr in quella zona?

In quegli anni ero in Municipio e si prevedeva di inserire i terreni appena sopra lo stand in zona edificabile R3 e il sedime confinante era destinato ad attrezzature ed edifici pubblici (Ap–Ep). La zona R3 fu voluta per consentire al Comune di svilupparsi, come in parte è avvenuto e in parte sta avvenendo. In zona Ap–Ep è prevista invece la costruzione di un parco giochi. Il Consiglio di Stato approvò il Pr aprendo queste aree all’edificazione anche se si trovavano vicino alla linea di tiro perché il suo utilizzo era ridotto e trascurabile.

Posteggi e migliorie realizzati dalla società senza licenza edilizia
 
Ma lo stand non era stato chiuso o aperto solo tre mattinate all’anno? Con la nuova compagine, la società assume finalità sportive. Nel 2014–2015 vengono eseguiti altri lavori: la posa di pareti perimetrali e la modifica della conformazione del terreno davanti alla tettoia e alla strada di quartiere con formazione di posteggi abusivi, nuovamente senza presentare alcuna domanda di costruzione e quindi senza licenza edilizia. Peraltro, anche l’uso di fucili da avancarica, da collezione o quant’altro comporta un cambio di destinazione e quindi necessita della relativa licenza edilizia.

Poi che succede?

Nel 2015–2016 vengono stabiliti calendari di tiro per un totale di 15 sabati all’anno (due ore al mattino, altrettante il po- meriggio). Nonostante le proteste della cittadinanza iniziate nel 2014, le giornate sono state portate a 17. Tami afferma addirittura che potrebbero sparare di più. Da qui nascono le 37 opposizioni alla domanda di costruzione per il nuovo stand, contro cui 739 cittadini hanno sottoscritto la petizione, senza contare che 24 consiglieri comunali di Capriasca (su 35) hanno presentato un’interpellanza sul tema al Municipio.

SOSPENSIONE DEI TIRI

La situazione è nel frattempo migliorata dal profilo della sicurezza? Malgrado si continui a sostenere che le normative di sicurezza siano pienamente rispettate il nostro parere è esattamente opposto. A titolo di paragone allo stand di Lugano sono state posate paratie e altri dispositivi affinché i proiettili possano raggiungere solo i bersagli. A Bidogno non c’è nulla del genere: i proiettili, in caso di errata manipolazione, possono arrivare ovunque. Ciò crea una gravissima situazione di pericolo per gli utenti della strada, per gli abitanti della zona (case primarie e secondarie), per chi passeggia nei boschi e soprattutto per i proprietari dei rustici.

E com’è la situazione dei rumori?

Intanto ricordo che il Comune di Capriasca da molti anni è convenzionato con Lugano per l’uso dello stand e quindi offre già la possibilità di assolvere gli obblighi di tiro in una struttura sicura. Quanto ai rumori provocati dagli spari, non è mai stata presentata una perizia che indichi che i valori limite non sono superati. Per sicurezza e rumore, non esiste alcun documento peritale. Chi ha autorizzato tutti questi tiri in situazione di grave pericolo deve farsi un bell’esame di coscienza.
 
Quante volte veniva usato lo stand?

Da molti decenni si effettuavano solo tre mattinate di tre ore ciascuna di tiro all’anno (due tiri obbligatori e uno di campagna). Queste affermazioni sono suffragate da Giorgio Domeniconi (ex segretario comunale di Bidogno per oltre un ventennio dal 1975 ed ex capo sezione militare del Comune dal 1975 al 2002). Lo stand di tiro fu formalmente chiuso a causa del mancato interesse della popolazione locale.

L’avvocato Tami, presidente della neo costituita società sostiene però che si tratta di uno stand storico. Perché siete contrari?

In uno scritto del 30 maggio 1997, l’allora ufficiale colonnello Zoppi lo definiva una struttura “unica, simpatica e semplice che si addice bene alle vostre esigenze”. Le famose nove ore di sparo all’anno spalmate su tre mattinate. Aveva però posto alla società diverse e precise condizioni, fra cui quella di accordarsi con i proprietari dei rustici adibiti a case secondarie situate ad appena 40 metri sopra i bersagli. A tutt’oggi, ciò non è stato fatto. Ricordo pure che 50 metri sopra i bersagli passa pure la strada cantonale che conduce alla frazione di Carusio (Capriasca).

Cosa pensa della nuova società?

Nel 2013 un gruppo di appassionati, provenienti da vari comuni del cantone venne a sapere del poligono di tiro in disuso a Bidogno. E colse l’occasione per disporre in autonomia di uno stand nel quale coltivare la propria passione, magari con maggiori libertà rispetto a quanto accade in altre strutture. Tanto che questo gruppo ne entra in possesso assumendo le redini della Società franchi tiratori di Bidogno (che della frazione ha solo il nome visto che non c’è più nessun membro locale). La nuova società si attiva subito a promuovere lo stand come infrastruttura destinata a svariate discipline di tiro.

‘Il Municipio ha preso una decisione non solo corretta ma ineccepibile’

«La decisione del Municipio che ha accolto l’istanza di adozione di misure provvisionali (leggi sospensione delle attività di tiro), di cui sono il primo firmatario, era ben circonstanziata. Non solo corretta quindi ma anche ineccepibile» dice Canonica. «Sono scandalizzato dalla situazione, se penso che i nostri avi, patrizi, avevano fondato la Società franchi tiratori di Bidogno con lo scopo di dare la possiblità ai propri militi di effettuare i tiri obbligatori e il tiro di campagna. Ora la stessa è nelle mani di un gruppetto di persone neppure capriaschesi che stanno tentando, con tutti i mezzi possibili, di costruire quello che si può senz’altro definire il loro parco giochi in zona non edificabile non prevista dal Pr e di farlo pagare al Comune. Comune che, oltre al costo della costruzione, dovrebbe pure tenere conto dei futuri costi di manutenzione, del calo di valore delle proprietà immobiliari, di un arresto definitivo dello sviluppo del quartiere, dell’enorme traffico che si creerebbe nel fine settimana quando la gente ha sacrosanto diritto di stare in pace nel posto in cui vive. E non si venga a parlare di diritti acquisiti, l’unico diritto acquisito è quello di godere della pace e della tranquillità del nostro bel quartiere».

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