
Curiosa parabola per l’antica edicola (poi diventata Internet Point) in via Dogana nuova a Locarno: a Zurigo è la ‘star’ di una mostra sul consumismo
Il momento veramente topico è stato nel 2008, con la clamorosa messa all’asta del chiosco su eBay quale atto di protesta, finito come non ci si aspettava.
La storia era stata raccontata dai giornali di tutta la Svizzera, ma vale la pena ricordarla. Armino Kistler, artista, velista e piccolo imprenditore di Locarno, ha a quel tempo in gestione la storica edicola dei Cacciamognaga nella piazzetta di via Dogana nuova, davanti al ristorante Rondalli, nei pressi del Debarcadero. Il chiosco ha una storia secolare, se ne hanno notizie fin dagli inizi del ’900; la sua stessa struttura rappresenta una testimonianza preziosa, significativa nella misura in cui apre delle finestre sul passato commerciale cittadino. Kistler ne aveva rilevato la gestione in affitto 5 anni prima e, un intervento dopo l’altro, lo aveva trasformato in un innovativo punto di attrazione turistica, nonché primo Internet Point del Locarnese e fra i primissimi in Ticino. Siamo, come detto, nel 2008 e il successo è straordinario: per utilizzare i 4 Pc messi a disposizione dalla struttura c’è la coda perché andare in rete è ancora un privilegio per pochi. Tempi di connessione, lasciamo perdere. Ma il World Wide Web affascina, Kistler lo capisce subito e l’affare non ci mette molto a decollare.
Un bel giorno, però, quando Armino decide di cedere il chiosco a un subentrante, il Comune a sorpresa si mette di traverso e ordina che la struttura venga rimossa. Al suo posto devono infatti sorgere due posteggi. Addirittura, la Città proprietaria ingiunge a Kistler di sbarazzarsi a sue spese (sue di Armino) del manufatto. La risposta è appunto il gesto di protesta su eBay, dove sul chiosco viene lanciata un’asta: Armino si organizza in maniera tale che qualcuno a lui vicino lo acquisti fittiziamente. Tuttavia, succede l’imponderabile, perché sul filo del rasoio, per poche migliaia di franchi, se lo accaparra un curatore e artista freelance basilese – Klaus Littmann – che comprensibilmente è deciso a rivendicarne la proprietà. Ne nasce una battaglia che infine Littmann vince. E con i fatti dimostra di non scherzare: come se fosse un’opera d’arte (e per certi versi lo è) il chiosco viene smontato, caricato su un articolato e trasportato in Svizzera interna.
Poi, più nulla per lunghi anni.
Fino a quando, alcuni mesi fa, a Kistler arriva una chiamata: è il Museo nazionale svizzero di Zurigo, cui Littmann, si verrà a sapere, tre anni dopo l’acquisto aveva ceduto la struttura, poi depositata con mille altri oggetti nell’immenso spazio del museo ad Affoltern am Albis. Volontà del Landesmuseum è valorizzare l’edicola per renderla il pezzo forte di una mostra su “L’universo dei consumi” in Svizzera. In esposizione ci saranno immagini e ricordi delle Coop e delle Migros degli albori, testimonianze legate alla nascita e allo sviluppo del consumismo elvetico, ma soprattutto, appunto, questo esempio sbarazzino di commercio con finalità turistiche dal sapore sudalpino. Al curatore della mostra interessa ricreare il più fedelmente possibile l’edicola di Kistler, per metterla, letteralmente, al centro della scena.
E così in effetti avviene dallo scorso dicembre e fino al 21 aprile, giorno di chiusura dell’esposizione. Ad Armino, come ex affittuario e “mente” di quell’edicola che a Locarno aveva fatto epoca, il Landesmuseum aveva chiesto un grande esercizio di memoria, perché sul chiosco è stato fatto un lavoro di ricerca storiografica e anche sociologica clamoroso: quali erano i prodotti in vendita in quel periodo, di che tipo erano i Pc (sui quali è stata addirittura ricostruita la homepage dell’epoca), quali le cartoline e quali le attività sportive promosse e vendute per conto terzi… Fra i vari interventi, per capire il livello di attenzione, addirittura delle analisi delle sezioni trasversali per ricostruire le fasi di sviluppo materiale del chiosco.
Insomma, ne è uscita un’esposizione notevole, in cui la vera protagonista è l’edicola locarnese. Dalla mostra, che ‘laRegione’ è andata a visitare assieme a Kistler, si viene a sapere che l’immagine più vecchia del chiosco risale attorno al 1910, quando la struttura era ancora alla stazione di partenza della funicolare per Orselina, accanto a un albergo. Le iscrizioni erano in tedesco “e la punta del tetto era già piegata”. Del 1926 è l’immagine successiva, che mostra il chiosco spostato 60 metri più a sud in viale Balli, più vicino al lago. A quel tempo l’avevano in gestione Teresa Cacciamognaga con il figlio Rolando (il Museo nazionale svizzero ha recuperato la foto dal fondo Ernesto e Max Büchi dell’Archivio di Stato ticinese).
Proseguendo, si arriva agli anni 60: chiosco interamente blu e gestito da Rolando Cacciamognaga con la moglie Mary. Fino agli anni 90 vi vendevano souvenir, dolciumi e schedine dello Sport-Toto; ma fungerà anche, come ci ricorda Paolo Vandoni, da frequentatissimo Inter Club, anche per l’acquisto dei biglietti delle partite a San Siro.
Poi nel ’98 arriva Kistler, che cambia faccia all’edicola, la riallestisce secondo parametri più moderni per vendere esperienze turistiche più o meno estreme, ma anche promuovere uno stile di vita spensierato e turistico: nel 2003 i 4 Pc appaiono sul lato nord-est del chiosco, così da semplice edicola il “baracchino” diventa Internet Point e “Cyberkiosque”.
Insomma, un bagno di ricordi che il Landesmuseum, ancora per un paio di settimane, consente a chi lo visita. Per chi di ricordi diretti non ne ha, un’occasione irripetibile per costruirseli.