laR+ Locarnese

Il Museo chiama, la Valle (Verzasca) risponde

L’intervento di soci e sostenitori ha permesso di rialzarsi all’ente culturale verzaschese, messo in ginocchio dal drastico calo estivo di visitatori

11 febbraio 2025
|

«Sì, il campanello d’allarme che abbiamo suonato ha sortito il suo effetto, ora siamo più tranquilli». A tirare un sospiro di sollievo è Lorenzo Sonognini, presidente dell’Associazione del Museo di Val Verzasca che lo scorso autunno aveva lanciato una sorta di appello: dopo un’estate caratterizzata da una meteo generalmente non favorevole, dalla chiusura della galleria ferroviaria di base del San Gottardo e soprattutto dalle violente alluvioni che avevano devastato Vallemaggia e Mesolcina, le casse del museo erano, a livello di liquidità, quasi vuote. Questo a causa dei minori introiti derivanti dalle entrate giornaliere, con in particolare i turisti tenuti lontani dalla Verzasca (e dal Ticino) dai fattori citati in precedenza. Basti pensare che nei mesi di luglio e agosto i visitatori sono stati la metà della media registrata negli ultimi vent’anni.

«I due momenti fondamentali dell’anno sono maggio-giugno e settembre-ottobre, quando accogliamo le scolaresche, ma chiaramente anche luglio e agosto, mesi in cui normalmente la Verzasca è invasa dai turisti, sono molto importanti – spiega Sonognini –. Anche perché, scuole a parte, chi visita il museo non arriva appositamente per quello, la maggior parte passa, vede che c’è un museo e decide di entrare (non a caso l’anno scorso abbiamo spostato l’entrata da una via alla piazza del paese). E quando come quest’anno l’affluenza è limitata, lo si sente subito».

Allarme lanciato per tempo, si mobilitano anche i bambini

Già, perché la voce biglietti d’ingresso rappresenta ben il 20-25 per cento del budget totale, per il resto composto dal contributo cantonale (la struttura che ha la sede principale a Sonogno è uno degli undici musei etnografici del Ticino) fino a un massimo del 50 per cento, dallo shop del museo (compresa la farina venduta al mulino di Frasco) e dai contributi di soci e sostenitori. Ed è proprio da queste ultime due categorie che è arrivata la boccata d’aria fresca… «Avendo tutto sotto controllo, siamo stati in grado di lanciare l’allarme con buon anticipo, permettendo a chi ha a cuore il museo di reagire per tempo. Non abbiamo ancora effettuato la chiusura definitiva dei conti del 2024 (che verranno presentati durante l’assemblea prevista a fine marzo, ndr), ma sicuramente navighiamo in acque decisamente più tranquille rispetto a quanto prospettato qualche mese fa. Non possiamo che ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto, soci (anche nuovi) e sostenitori, ma anche chi ad esempio ha rinunciato al compenso per un lavoro effettuato, trasformandolo in sostanza in volontariato. Addirittura i bambini delle scuole elementari hanno organizzato una colletta per aiutarci».

Attestazioni di apprezzamento che, oltre ad aiutare nel concreto il museo, rappresentano uno stimolo a portare avanti una realtà tanto consolidata (è presente da oltre 50 anni) quanto preziosa per la valle, che oltre alla conservazione del patrimonio storico contribuisce all’organizzazione e promozione di eventi e iniziative in collaborazione con altri enti attivi sul territorio verzaschese… «Questo tipo di feedback è molto importante, ci fa capire quanto è apprezzato quello che facciamo non solo culturalmente, ma anche dal punto di vista sociale, per ravvivare la valle, rendendola attrattiva non solo per i turisti ma anche per le persone del posto e della regione. Un’altra testimonianza della fiducia che la gente ripone in noi e dell’attaccamento creato in questi anni, è il fatto che regolarmente ci arrivano nuovi oggetti dal territorio, i cittadini sanno che c’è un museo che lavora per conservare e tramandare il patrimonio storico della Valle Verzasca».

Dall’accostamento Cugnasco-Bangladesh alla mostra ‘evento’ per la diga

In quel di Sonogno si guarda quindi alla nuova stagione museale con rinnovato entusiasmo e con un po’ di pressione in meno dal punto di vista finanziario, che non significa però meno oculatezza nella gestione delle risorse, anzi… «Anche noi in comitato abbiamo fatto i compiti, limando dove possibile le spese e rivedendo il budget (di base attorno ai 130mila franchi, ma può variare molto di anno in anno a dipendenza dei progetti, ndr), sempre cercando di non intaccare la qualità dell’offerta, ma con attenzione e consapevolezza della responsabilità che abbiamo proprio verso chi ci sostiene e ci aiuta. Di margini ce ne sono pochi e partiamo con un progetto solo quando abbiamo la garanzia di coprire i costi, altrimenti lo rinviamo».

Una modalità di lavoro molto apprezzata è quella delle collaborazioni… «Ne stiamo creando di nuove e la prima si è concretizzata nella mostra “In giro per il mondo - Storie di partenze e arrivi”, realizzata nel 2024 da Helvetas (associazione svizzera di cooperazione internazionale) con il Museo all’aperto del Ballenberg e che sarà ospitata fino all’11 maggio dall’Istituto scolastico di Brione Verzasca. I nostri spazi non erano sufficienti per accogliere la mostra, ma ci siamo attivati e abbiamo trovato quella che riteniamo essere un’ottima soluzione».

L’esposizione inaugurata nel weekend (è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 16, il mercoledì solo fino alle 11.45) è promossa anche dal Comune di Verzasca e porta in Ticino parte del percorso espositivo del Ballenberg sul tema dell’emigrazione a livello locale e globale, ieri e oggi, con attenzione al fattore migratorio lavoro... «Nel caso specifico la storia di una famiglia di Cugnasco emigrata per generazioni negli Stati Uniti è accostata a quella più attuale di una del Bangladesh. Vicende diverse unite dalla speranza di avere migliori prospettive e un lavoro».

Oltre a ciò, «stiamo collaborando con il Comune di Cugnasco-Gerra a un’esposizione virtuale sulle case sempre del Ballenberg», ma soprattutto «stiamo lavorando a una mostra per i 60 anni della Diga della Verzasca (venne costruita tra il 1960 e il 1965, ndr). Per i dettagli è ancora presto, ma vorremmo dedicare uno spazio anche di riflessione su quello che ha rappresentato quest’opera, il cui arrivo ha segnato un cambiamento epocale per la valle, passata dalla cultura agropastorale tradizionale alla modernità, con tutte le conseguenze del caso».