laR+ Locarnese

‘Vallemaggia, fondo d'emergenza e assicurazione cantonale’

Demaria (Giso-Ps): ‘Tassare i super ricchi per far fronte alle spese dei danni della natura. E per gli stabili il modello Grigioni’

La devastazione in Valle Bavona
(Ti-Press)
30 gennaio 2025
|

Il finanziamento della ricostruzione in Vallemaggia, dopo il devastante nubifragio dello scorso 30 giugno, è il tema di una lettera aperta del granconsigliere Yannick Demaria (Giso-Ps). Una presa di posizione che chiede “che si faccia qualcosa in fretta, con equità” e che pone l’accento su due diverse questioni. “È una doppia partita quella che riguarda il futuro della Vallemaggia e delle regioni di montagna del Ticino: una si gioca a livello federale, una a livello cantonale – specifica Demaria –. Se è giusto e sacrosanto esigere dalla Confederazione un contributo straordinario per riparare le ferite alla popolazione e al territorio e per garantirne la sicurezza, è altrettanto corretto pretendere che il Cantone riesca a fare dignitosamente la sua parte. Purtroppo di questi tempi va per la maggiore la politica semplicistica della ‘partita doppia’ (l’ingannevole dogma del pareggio di bilancio), accompagnata dalle solite e contraddittorie decurtazioni d’imposta per i super facoltosi. Le catastrofi che si sono abbattute sulle nostre regioni e gli eventi estremi che si manifestano ovunque e sempre con maggiore frequenza ci impongono di trovare immediatamente delle soluzioni. Provo ad abbozzarne due, rivolte al governo e a chiunque volesse contribuire ad affinarle e sostenerle nelle sedi opportune”.

La prima: “Costituire un fondo d’emergenza contro le catastrofi, tramite un congruo adeguamento fiscale per le persone super ricche, con redditi da capitale e sostanze imponibili milionarie (oltre una soglia stabilita) che contribuisca alla riduzione del debito cantonale, evitando qualsiasi aumento d’imposta al resto della popolazione e ai ceti medi, già oberati da tasse indiscriminate e costi per la salute insostenibili”.

La seconda: “Istituire un’assicurazione obbligatoria per la protezione dei fabbricati pubblici e privati, sul modello di quelle esistenti, a basso prezzo, nei Grigioni e in altri Cantoni svizzeri, quelle che storicamente erano state create per far fronte in modo solidale ai danni ai villaggi provocati dagli incendi e dalle bizze della natura”.

La prima soluzione potrebbe essere destinata a dare avvio a un ampio dibattito politico. La seconda, invece, chiede di ripescare un tema già ampiamente dibattuto nel 2020, nell’ambito della proposta di Legge sulla protezione antincendio (Lpa), poi entrata in vigore nel 2024.

La Lpa riguarda il rischio incendio di ogni proprietà immobiliare e i danni della natura. In diciannove Cantoni svizzeri (ma non in Ticino) gli stabili sono obbligatoriamente assicurati presso un ente di diritto pubblico cantonale, che agisce in regime di monopolio (assicurazione cantonale immobili). I vantaggi di questo sistema sono molteplici. I premi sono generalmente meno cari rispetto a quelli applicati dalle assicurazioni private. Inoltre possono venir fissati non solo sulla base del rischio, ma anche con criteri sociali. Di norma gli assicurati pagano meno anche grazie alle maggiori risorse dedicate alla prevenzione e dunque alla riduzione dei danni: “L’assicurazione dei rischi incendio e danni della natura comporta pure l’assunzione di compiti di gestione di tali rischi e, almeno di riflesso, la messa in atto di un migliore sistema di prevenzione – si leggeva cinque anni fa nel messaggio del governo ticinese sulla Lpa –. Sulla scorta di quanto è riscontrabile negli altri Cantoni, l’attribuzione di tali compiti a un unico ente cantonale permette una migliore organizzazione dei provvedimenti e una più efficace attuazione delle prescrizioni”.

Restano fuori i Cantoni ‘Gustavo’

Diversi, tuttavia, i Cantoni che non hanno adottato questo sistema. Sono i cosiddetti Gustavo (nell’ordine: Ginevra, Uri, Svitto, Ticino, Appenzello Interno, Vallese e Obvaldo), che non avendo un istituto cantonale si basano su assicuratori privati. In alcuni l’assicurazione è obbligatoria, in altri (come in Ticino) è facoltativa. Tuttavia, spesso le banche che concedono ipoteche sugli immobili costringono i proprietari a stipulare la polizza contro gli incendi e i danni della natura. E pure questo metodo offre dei vantaggi: la concorrenza tra istituti assicurativi, con libera scelta, la possibilità di creare pacchetti personalizzati e “l’oggettiva rapidità nell’indennizzo dei danni come pure il fatto che l’ente pubblico non assume alcun rischio, neppure a titolo sussidiario, per la copertura degli stessi (riservata nondimeno la copertura per eventi straordinari o catastrofici a carico del Cantone)”. Infine, i Cantoni possono imporre agli assicuratori dei modici contributi per la protezione contro il fuoco e per la prevenzione dei danni causati dagli elementi naturali. “Sulla base di questa norma in Svizzera è generalmente prelevata una tassa, fissata nel lontano 1930, pari a 5 centesimi ogni 1’000 franchi di somma assicurata”. In Ticino questi contributi confluiscono nel “Fondo incendi”.

Concretamente, l’importo versato dalle assicurazioni private ammonta a circa 8,45 milioni di franchi all’anno. A questa cifra si aggiunge una sovvenzione supplementare di 400mila franchi per la protezione contro gli incendi, corrisposta sin dal 1941: “Infine, gli stessi assicuratori privati partecipano ai compiti cantonali di prevenzione dei danni causati dagli elementi naturali mediante provvedimenti generali di supporto (raccolta dati, siti web eccetera), come pure con finanziamenti straordinari di singoli progetti (ad esempio per provvedimenti di protezione contro le piene, per riforestazioni eccetera)”.

Nel 2015 analizzate due alternative

Il Consiglio di Stato (in particolare il Dipartimento del territorio), già nel 2015 aveva analizzato due possibili alternative: istituire un ente cantonale di assicurazione in regime di monopolio, oppure uno in regime di concorrenza combinata con l’obbligatorietà generale dell’assicurazione immobili.

La prima ipotesi si scontra “con l’accordo tra la Confederazione Svizzera e la Comunità economica europea concernente l’assicurazione diretta diversa dall’assicurazione sulla vita, concluso il 10 ottobre 1989 ed entrato in vigore il 1° gennaio 1993. Tale accordo ha lo scopo di stabilire, su una base di reciprocità, le condizioni necessarie e sufficienti per permettere alle agenzie e alle succursali di istituti di assicurazioni di un Paese contraente di accedere all’attività di assicurazione di un altro Paese contraente e di esercitare tale attività”. Ergo: “Occorre ritenere molto improbabile, se non addirittura impossibile, il rilascio dell’autorizzazione Finma per l’accesso all’attività di assicurazione immobili in regime di monopolio”. Va detto che i 19 Cantoni che dispongono di assicurazioni pubbliche obbligatorie per gli stabili, fondate nel lontano passato, beneficiano di un’eccezione, specificata nell’accordo tra Svizzera e Comunità economica europea. Un’eccezione che però non è applicabile a nuovi istituti o a un’estensione degli stessi. Sembra perciò poco plausibile per il Ticino anche l’ipotesi di “attaccarsi” a un istituto già esistente, come ad esempio quello dei Grigioni.

Diverso il discorso per la creazione di un ente cantonale in regime di concorrenza con gli assicuratori privati, combinato all’obbligatorietà generale per i proprietari di immobili. “In questo scenario non sono ravvisabili particolari criticità dal profilo della conformità al diritto interno e internazionale come pure in relazione ai diritti acquisiti degli istituti di assicurazione già al beneficio di un’autorizzazione Finma – si legge nel messaggio del 2020 –. A livello cantonale l’istituto di assicurazione in regime di concorrenza rivestirebbe un ruolo del tutto paragonabile, ad esempio, a quello di BancaStato. Il vantaggio di questo scenario risiederebbe anzitutto nella possibilità di attribuire al nuovo ente, entro i limiti della sostenibilità economica, almeno una parte dei compiti di prevenzione attualmente a carico del Cantone. Tra questi, potrebbero figurare la formazione e la sensibilizzazione nel campo della protezione antincendio, nonché compiti di coordinamento del monitoraggio e della gestione dei danni della natura. Con l’istituzione di un ente cantonale di assicurazione, il Cantone avrebbe inoltre la possibilità di incidere sulla politica dei premi assicurativi, se non addirittura abbassandoli perlomeno adottando criteri più ‘sociali’ o maggiormente orientati alla prevenzione”. Insomma, a prima vista sembrerebbe una soluzione interessante...

“Questa ipotesi si scontra tuttavia con la mancanza di qualsiasi esperienza del Cantone nel mercato delle assicurazioni, ciò che renderebbe una simile iniziativa economica quantomeno difficoltosa. A questo riguardo, l’istituzione di un obbligo generale di assicurare gli immobili (come quello già in vigore in altri ventidue Cantoni) non gioverebbe in modo sostanziale, considerato, da un canto, che, come detto, già attualmente la maggior parte degli immobili è coperta da assicurazione e, d’altro canto, che i nuovi assicurati non potrebbero comunque essere obbligati a rivolgersi all’ente cantonale. La dimensione e la forza dei concorrenti (perlopiù compagnie attive a livello nazionale e internazionale) renderebbero l’esercizio difficilmente sostenibile economicamente e potrebbero impedire sia l’attuazione di una concreta assunzione dei compiti di prevenzione sia l’attuazione di una reale politica dei premi. Rimane inoltre da verificare la possibilità di riassicurarsi facendo capo all’Unione intercantonale di riassicurazione (Irv/Uir), non scontata considerate le peculiarità dell’istituto in questione, istituito e composto dai diciannove esistenti istituti cantonali”. Ostacoli e difficoltà praticamente insormontabili, tanto che, nell’ambito della Lpa, governo e parlamento hanno deciso di non avviarsi su questa strada.

Gli approfondimenti commissionali

Le due ipotesi (monopolio o assicurazione cantonale in regime di concorrenza) erano state a suo tempo approfondite anche dalla Commissione Costituzione e leggi, nell’ambito del Rapporto sul messaggio per la Lpa. In particolare, era stata trattata (e scartata) l’iniziativa parlamentare generica del 21 gennaio 2019 dell’allora deputato Ps Raoul Ghisletta e cofirmatari, volta a creare un istituto cantonale per l’assicurazione contro gli incendi e gli eventi naturali. La Commissione aveva valutato l’ipotesi di presentare un controprogetto: chiedere al Consiglio di Stato di avviare una discussione con l’Assicurazione fabbricati dei Grigioni (Gvg), per estendere la sua attività anche nel territorio ticinese, offrendo un’assicurazione facoltativa ai proprietari di immobili, in concorrenza con le assicurazioni private. La risposta negativa della Gvg (nata oltre 120 anni fa, con riserve accumulate che ammontano a circa 500 milioni di franchi) non ha lasciato spazio a eventuali ulteriori interpretazioni. Non solo l’istituto grigionese non intravedeva alcun margine di manovra legale e politico, ma non c’era nemmeno un interesse imprenditoriale. Come scriveva la Commissione: “Una società per il Cantone Ticino affiliata alla Gvg non risulterebbe economicamente interessante per la Gvg stessa e comporterebbe rischi troppo elevati. A mente della Gvg una forma ibrida tra assicurazioni cantonali dei fabbricati e assicurazioni private non funziona”.