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‘Un giorno ho capito di non poter essere un supereroe’

Dopo l'annuncio del ritiro (ad aprile ’24) dalla politica attiva, Alain Scherrer fa un passo a ritroso dentro la sua esperienza da sindaco

Dopo l'annuncio del ritiro (ad aprile ’24) dalla politica attiva, Alain Scherrer fa un passo a ritroso dentro la sua esperienza da sindaco

28 settembre 2023
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Gioia e dolore, spensieratezza e angoscia, futuro e presente. Ci sono momenti, nella vita, in cui gli estremi si toccano e determinano dei cambiamenti. Per Alain Scherrer, papà di Mattia e sindaco di Locarno, quel momento è arrivato il 10 agosto del 2021, il giorno in cui il figlio festeggiava i suoi 10 anni con gli amici e la famiglia, ma anche il giorno in cui Marco Borradori, sindaco di Lugano, veniva ricoverato in seguito a un malore che si sarebbe rivelato fatale. «Eravamo lì, tutti insieme, in allegria, poi a un certo punto è arrivata quella chiamata che non avrei mai voluto ricevere. Venivo a sapere che Marco, un caro amico, era ricoverato in condizioni disperate. Lì ho cominciato a riconsiderare tutto, a riflettere sulla nostra fragilità, sul mio non poter essere un “supereroe”, sulla possibilità di lasciare un impegno che ho sempre, allora e tuttora, amato profondamente».

Quella riflessione è giunta a compimento oggi, con un annuncio per altro lungamente atteso, visti i numerosi segnali lanciati negli scorsi mesi.

Alain Scherrer, come ci si sente sgravati dal peso di una decisione del genere?

Dice bene: è il peso di una decisione, non di una carica. Ho ponderato a lungo, ascoltando molto me stesso, vedendo il cuore che andava da una parte e la testa dall'altra. Tirando le somme, oggi sono convinto di aver fatto una scelta giusta, anche se molto sofferta; sia per la Città, sia per me stesso e per la mia famiglia.

Ti-PressCon la moglie Emma

Le reticenze erano dovute ai precedenti annunci dei colleghi Giovannacci e poi Cotti, che già toglievano dal Municipio due elementi di esperienza?

Sì, sapere che già loro sarebbero partiti ha indubbiamente avuto un ruolo. Parliamo di colleghi molto importanti per la Città e per il lavoro di “team” in Municipio. Pensare a chi resta, e a chi arriverà, e alla necessità di garantire un po’ di continuità, da intendersi anche come memoria storica, ha indotto ulteriori riflessioni. Nel corso delle quali ho capito che per motivi professionali – dopo aver ricevuto grande e incondizionato appoggio in tutti questi anni – e familiari (quando sono entrato in Municipio Mattia era un “cucciolo”, oggi è un adolescente), il rinnovo delle cariche sarà il momento giusto per andare a votare e basta.

Domanda secca: consegna idealmente lo scettro a Nicola Pini, il più votato dopo di lei nel 2021?

Sbilanciarmi sarebbe scorretto nei confronti di tutti gli altri candidati, e non posso arrogarmi la pretesa di scegliere ciò che dovrà essere stabilito dalla popolazione. Quanto a Nicola, posso tranquillamente affermare che è un collega prezioso, che ha lavorato tanto e bene per la Città in questi anni.

Ti-PressNicola Pini, successore designato?

Un’altra incognita, visti i chiari di luna, è la conferma dei tre seggi che attualmente garantiscono al Plr la maggioranza relativa.

In effetti lo è perché niente può essere dato per scontato. Già quando si fantasticava sul quarto seggio, in realtà la prima speranza era mantenerne tre. Tuttavia, anche in momenti storici in cui il Plr non era per forza favorito – ad esempio nel ’21, con la forte avanzata dei Verdi – la popolazione ha sempre premiato il nostro lavoro, riconoscendone la sostanza e il ruolo di traino nello sviluppo della Città. Con questo non voglio però sminuire il lavoro di tutti gli altri partiti, con cui è stato possibile portare avanti un lavoro di squadra. Il mio augurio è comunque che i meriti del Plr vengano premiati anche il prossimo mese di aprile.

Sarà sindaco per altri 6 mesi, ma dopo 8 anni abbondanti è lecito chiederle un primo bilancio d'attività. Per cosa vorrebbe essere ricordato?

Spero, e credo, soprattutto per aver messo sempre il cittadino al centro dei miei pensieri, coinvolgendolo il più possibile. Abbiamo fatto nascere il Forum delle associazioni di quartiere e portato avanti diversi progetti caratterizzati dalla partecipazione popolare. Penso all'ottenimento del “label” Unicef di Città amica dei bambini, all'attuale processo per la definizione del futuro della Rotonda, al Programma di azione comunale per lo sviluppo centripeto di qualità – il Pac, portato avanti da Nicola, che prevede appunto un ampio processo partecipativo –, come anche al dialogo, di cui vado particolarmente orgoglioso, avviato con i giovani; dialogo poi purtroppo un po’ arenatosi con il Covid.

Ti-PressIn tempo di pandemia

Il Covid, appunto: un periodo drammatico e straordinario, anche dal punto di vista della gestione politica. Cosa le ha lasciato addosso?

È stato un periodo pazzesco e inaspettato, che sarebbe stato impossibile gestire senza la partecipazione di tanti volontari, persone di cuore che si sanno dedicare agli altri. In quest'ambito voglio anche sottolineare il ruolo preziosissimo avuto da funzionarie e funzionari dell'Amministrazione comunale, che hanno saputo darsi con una generosità commovente. In Municipio abbiamo dovuto prendere tante decisioni, forse non sempre condivise da tutti. Ma lo abbiamo fatto con la convinzione che fossero le migliori a protezione delle persone, nelle circostanze in cui ci trovavamo.

Un salto di lato: con le aggregazioni ha fatto un “all in” ma ha perso tutto...

Guardi, adesso di fronte a questa contestazione sorrido amaro, ma giuro che quando ho assunto la carica ero convintissimo di riuscire a portarmi a casa qualcosa: magari non quella “maxi” da Gudo a Brissago, ma di certo una variante significativa. Purtroppo, mi sono scontrato con tanti muri, forse con la complicità di una legislatura contraddistinta da un po’ di freddezza al nostro stesso interno, e – senza forse – anche per colpa mia, perché potevo certamente fare di più. Devo dire che mi scoccia, perché di solito i progetti che assumo, anche in ambito professionale, li porto fino alla fine. Continuo comunque a credere che entro la scadenza elettorale qualcosina si potrà ottenere.

Capitolo rapporti con la stampa: c'è stato un periodo, in particolare, in cui le questioni legate alla Polcomunale hanno messo più di una volta il Municipio spalle al muro. Come l'ha gestita?

In diversi frangenti, soffrendo, per il semplice motivo che dovevamo controbattere a informazioni che uscivano in modo parziale e fuori contesto, ma lo dovevamo fare con il freno a mano tirato, ad esempio perché legati al segreto d'ufficio. Il che determinava la necessità di essere trasparenti, ma soltanto entro un certo confine. Ricordo bene il “plenum” in Polcom durante il quale avevo detto chiaramente che non intendevo più tollerare la fuoriuscita di notizie chiaramente pilotate. Non è stato piacevole.

Ti-PressLa Polcom, per mesi al centro delle cronache

Come non lo è stato per due persone come Pierluigi Zanchi e Dimitri Bossalini: al primo è stato tolto il Dicastero, mentre il secondo ha optato per la pensione anticipata.

Mi spiace doverne parlare in questa circostanza, ma è anche giusto sottolineare che al di là dei ruoli istituzionali bisognava considerare l’aspetto umano delle persone coinvolte. Adesso dico che non sarebbe giusto ricordare Pierluigi e Dimitri soprattutto per quel periodo, tralasciando i molti e oggettivi meriti che devono essere loro riconosciuti.

Fra le ultime iniziative del Municipio vi è quella di proporre la cittadinanza onoraria a Marco Solari, ormai ex presidente del Festival, un luganese che a Locarno ha fatto la differenza.

Giusto rilevarlo: grazie alla sua passione il Festival ha avuto una crescita esponenziale e la Città, da anni, viene riconosciuta a livello internazionale. Prima se parlavi di Ticino all'estero ti dicevano: “Ah sì, Lugano!”. Da diversi anni siamo invece, anche in capo al mondo, la Città del Festival. Se siamo diventati una perla a livello internazionale lo dobbiamo a lui, al suo amore per la rassegna e, prima ancora, al suo amore per la Città. Ricambiato, per altro.

Maja Hoffmann, colei che gli succede, parte in un contesto profondamente rinnovato, più manageriale, di certo in linea con l'ulteriore sviluppo che si può ipotizzare per l'evento. Eppure lei stesso, salutandola all'assemblea del Festival, l'ha messa in guardia: “Locarno è piccola ma ha una storia importante, prenda il suo impegno come un'opportunità, ma anche una responsabilità. Difendere il Film Festival vuol dire proteggere l’arte e il cinema, ma anche i nostri sentimenti”. Un'eredità che può pesare, per una presidentessa ancora piuttosto avulsa dal nostro territorio e che per l'appunto ha bisogno e chiede tempo per mettere qualche radice.

Mi ha fatto sorridere quando sulla ‘Regione’, il giorno dopo, ho letto che “se era un ‘benvenuta’, non poteva essere più chiaro”. In realtà il primissimo approccio con Maja Hoffmann è stato assolutamente positivo e sono convinto che con lei Locarno si dia una straordinaria opportunità da cogliere, perché finora le relazioni internazionali che porta in dote ce le potevamo soltanto sognare. È anche vero però che il profondo legame con il territorio e la realtà locale è una delle principali ricchezze del Festival. Bisognerà perciò trovare un equilibrio. Sarà importantissimo in questo senso il supporto che le potremo dare il vicepresidente Gigio Pedrazzini, Nadia Dresti e anche il sottoscritto (fino a quando mi sarà consentito rimanere) come membro del Cda e presidente del Policy Board che raggruppa le realtà ticinesi.

Ti-PressMarco Solari ha lasciato a Maja Hoffmann