Locarnese

Autosufficienza regionale o ‘Wildlife e Zoo?’

La minaccia del lupo costringe gli allevatori a tenere le bestie in recinti di dimensioni contenute. Ecco a quali rischi sono esposti gli animali

12 maggio 2022
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Cosa vogliamo nelle valli del Ticino? Vogliamo offrire alla nostra popolazione una base alimentare regionale o un parco naturale stile Wildlife e Zoo? In queste aree non si possono piantare con successo campi di soia, né campi di riso o grandi piantagioni di ortaggi. Il suolo della Valle Maggia, ad esempio è magro, secco, il terreno pietroso e povero di humus. La gente di qui è sempre stata costretta ad adattarsi alla natura arida, a vivere di prodotti di castagne e dei prodotti degli animali di montagna; non potrebbe essere più ecologico.

Ma se ora gli allevatori sono costretti a tenere gli animali in piccoli pascoli circondati da recinzioni alte due metri e in stalle chiuse, invece di lasciarli pascolare sui ripidi e sassosi pendii delle montagne, questo fa ammalare le bestie. La sovrappressione parassitaria nello spazio ristretto è il risultato (è scientificamente provato e logico che i piccoli ruminanti tenuti sempre sugli stessi pascoli hanno molti più endoparassiti e questo in inversamente proporzionale alla dimensione del pascolo), ma anche problemi delle unghie, infezioni batteriologiche dovute al terreno che diventa pantano a causa del continuo calpestio e della distruzione della cotica erbosa perché gli animali si muovono sempre sulla stessa area. Le conseguenze sono un aumento dell’uso di antiparassitari e antibiotici, che a loro volta portano a un aumento considerevole di residui chimici nel suolo e allo sviluppo di resistenze. Vogliamo un’agricoltura senza l’uso di prodotti chimici? Allora la coesistenza con molti lupi in uno spazio ristretto non è possibile, in particolare con lupi problematici che predano abitualmente animali da fattoria.

Inoltre, come vengono nutriti gli animali nei pascoli, quando l’alternativa sarebbero i pascoli alpini di 24 ore? L’erba nella valle è destinata a produrre il fieno impiegato per il foraggiamento invernale in stalla. Già gli eventi naturali (siccità, alluvioni) rendono la vita difficile a chi alleva animali, dobbiamo anche infilare il coltello nella schiena degli agricoltori di montagna proteggendo oltremisura il lupo, che aspetta comodamente davanti alla porta della stalla finché non viene aperta?

Se almeno il predatore uccidesse solo ciò che mangia, come fa la lince, allora la tolleranza nei suoi confronti sarebbe certamente molto maggiore. Ma lasciarsi alle spalle un massacro come quello diventato realtà a Cerentino il 26 aprile scorso è indegno. Soprattutto in quelle zone discoste aride dove qualsiasi lavoro agricolo significa molto sudore e pochi soldi e può essere svolto solo da persone spinte da grande passione.

Nonostante il parere della politica protezionistica, continuo a lottare per una natura e un’agricoltura alpina ticinese luminosa e rivitalizzata.

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