Locarnese

Locarno, l'Etnorama: una cabina blu per viaggiare nel tempo

È un progetto di comunicazione dell'Associazione musei etnografici ticinesi per dare visibilità agli undici enti sparsi su tutto il territorio cantonale

Da lunedì 2 agosto in Largo Franco Zorzi
4 agosto 2021
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Poco più di quattro secoli di storia ticinese percorsi in una decina di minuti. Un'impresa così pare impossibile persino a Marty McFly. Tuttavia da un paio di giorni vestire i panni degli esploratori che viaggiano nel tempo e nello spazio è alla portata di tutti. In Largo Franco Zorzi a Locarno, fra le rastrelliere per biciclette, lo scorso lunedì pomeriggio è stata installata una cabina blu in cui è davvero difficile non inciampare. Ancora più difficile non esserne incuriositi.

È l'Etnorama. Un progetto di comunicazione in cui sono rappresentati gli undici musei etnografici ticinesi – da Lottigna a Stabio –, realizzato dall'Associazione che li riunisce al fine di veicolare un'immagine aggiornata degli istituti e invogliare le persone a visitarli. L'installazione – che a sua volta diviene esposizione – è stata possibile grazie alla collaborazione del Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona e dell'Ideatorio dell'Università della Svizzera italiana di Lugano. «L'idea di realizzare un progetto comune è nata nel 2018, quando abbiamo riattivato l'Associazione musei etnografici ticinesi (nata nel 1979)», spiega il capoprogetto Lorenzo Sonognini.

Lunga 4,5 metri, larga 2,5 e alta 3, alla cabina si accede dalla pancia, cioè dalla parte inferiore, dove sono aperti quattro buchi in cui infilarsi. Ci si ritrova così in una stanza parzialmente buia: siamo in un classico archivio. Un proiettore si mette in moto e il viaggio ha inizio con un video che ripercorre il tempo fra il 1592 e il 2021. L'installazione funziona con il meccanismo Infinity Mirror, una configurazione di due o più specchi paralleli o quasi che crea una serie di riflessi multipli. La nostra percezione è quindi quella di trovarci in un luogo molto più ampio del reale dove scorrono davanti ai nostri occhi vari oggetti e strumenti della collezione dello Stato. Un arco per culla, un orsacchiotto in plastica, un Macintosh degli anni Ottanta, un iPhone… tutti oggetti che hanno segnato la quotidianità della nostra società in epoche diverse, divenendone testimoni.

Portare il museo in piazza

Le ragioni dell'iniziativa sono molteplici. Partiamo dal fatto che i musei etnografici cantonali hanno tutti sede in regioni periferiche: «Ciò che volevamo era dare visibilità a tutta la rete e far capire che i musei non sono più quei luoghi polverosi e noiosi di un tempo; ma spazi di curiosità che sanno sorprendere anche grazie a esposizioni multimediali e interattive, partecipative», spiega Sonognini. Etnorama diventa quindi ambasciatore degli enti per rilanciare la loro immagine: «Non potendo spostare il museo, abbiamo spostato un pezzo del concetto museale portandolo fra le persone. Incuriosendole, speriamo di attirarle e invitarle a visitare queste realtà che stanno mutando, crescendo ed evolvendo». Sì perché come racconta il capoprogetto, gli enti con il loro lavoro stanno ammodernando il concetto museale stesso, diventando sempre più partecipativi e coinvolgenti, anche con l'uso di mezzi tecnologici, laddove opportuno. L'obiettivo è altresì quello di far capire che «un museo è come una capsula del tempo e che non ha solo un compito espositivo, ma anche di ricerca, esposizione e coinvolgimento attraverso la mediazione culturale», sottolinea Sonognini.

La prima tappa è stata a Bellinzona, di fronte alla Scuola cantonale di commercio. A Locarno rimarrà fino al 16 di agosto, poi verosimilmente approderà a Faido. In futuro, l'auspicio, è poter portare l'installazione nel resto della Svizzera e poi in Italia.

Pagina Facebook Musei etnografici ticinesi e pagina web www.rete-etnografica.ch.

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