Locarnese

Giuseppe Cotti, lo spartitraffico e il decreto d'accusa

Disavventura serale estiva per il municipale di Locarno: 'Usavo il telefonino alla guida. Ho sbagliato, ma non volevo nascondere nulla’

Meglio a piedi
(Ti-Press)
8 ottobre 2020
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Un decreto d'accusa è stato emesso dal Ministero pubblico nei confronti del municipale popolare democratico di Locarno Giuseppe Cotti. Il problema: un ritardo nell'aver avvisato la Polizia dopo aver urtato, lo scorso luglio, un'isola spartitraffico mentre circolava a Losone. La notizia viene comunicata dallo stesso Cotti «per prevenire speculazioni e per la massima trasparenza verso la cittadinanza». 

I fatti, secondo il racconto dello stesso Cotti: «Una sera dello scorso mese di luglio, mentre rientravo a casa, verso le 22.30 ho urtato con la mia automobile un’isola spartitraffico su via Locarno, nel Comune di Losone: l’incidente è avvenuto a causa di una disattenzione provocata dall’uso del telefonino, circostanza che è stata confermata dagli organi di polizia. Si è trattato, in base alla legge, di una lieve infrazione delle norme della circolazione». Vista l’ora tarda e «l’entità modesta dei danni provocati», Cotti si era messo a letto pensando di avvertire le autorità comunali di Losone e la Polcomunale di Ascona soltanto il mattino dopo. Ma «durante la notte ho sentito alcuni rumori fuori dalla mia abitazione: mi sono recato alla porta e ho trovato un bigliettino con il numero di telefono di un agente di polizia, che ho subito contattato. Ho quindi brevemente discusso con l’agente, il quale non ha in quel momento ritenuto di ordinare alcun accertamento».

Poi la trafila ha fatto il suo corso e a Cotti è arrivato il decreto (una proposta di pena) «in cui mi si contesta di non aver chiamato immediatamente la polizia e di aver in tal senso eluso i provvedimenti per accertare l’attitudine alla guida». Una “lettura” che il municipale dice di «non poter accettare» e che «contesterò attraverso una formale opposizione al decreto». La sua buona fede, assicura, «è dimostrata dal fatto che, quella notte, ho telefonato immediatamente all’agente che era venuto al mio domicilio: se necessario, avrei così potuto essere sottoposto entro pochi minuti a un test, dell’alito o del sangue».

Infine, un mea culpa: «Sono consapevole che la distrazione alla guida è un comportamento censurabile, e mi assumo pienamente la responsabilità di quanto è accaduto: non contesterò infatti la condanna per violazione delle norme della circolazione dovuta all’uso del telefonino. Voglio però precisare che non mi sono messo al volante in stato di inattitudine – cosa della quale, comunque, non sono stato accusato – né ho cercato in alcun modo di sottrarmi ai controlli della polizia».

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