Locarnese

Locarno, il Cisa torna a girare fra mascherine e resilienza

Gli studenti hanno ripreso corsi e laboratori in presenza. A colloquio con il direttore Lucchini: 'I ragazzi avevano voglia di tornare a scuola e dietro la cinepresa'

Riprendono i tournage, ma con le dovute accortezze (foto archivio Ti-Press)
13 giugno 2020
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«I ragazzi avevano voglia di riprendere la scuola dopo la clausura forzata», racconta Domenico Lucchini, direttore del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive di Locarno; la scuola specializzata superiore meglio nota come Cisa, che ha casa nel Palacinema. Nei tre mesi di sospensione e incertezza, «tutti hanno dimostrato disponibilità, resilienza, dedizione e attaccamento», aggiunge soddisfatto.

Il direttore del Cisa - raggiunto nel suo ufficio al quarto piano - ci ha raccontato come la scuola e tutti coloro che gravitano nella sua orbita hanno vissuto e fatto fronte al periodo d'arresto: dalle lezioni in rete, fino alla tanto attesa ripresa di corsi, laboratori e in particolare i set di ripresa, tutto "dal vivo". Una ripartenza che implica l'osservanza scrupolosa di un protocollo di protezione sia nella lavorazione dei progetti, sia nella logistica e riorganizzazione delle aule, così come nell'uso delle attrezzature. Era fondamentale tornare alla consuetudine didattica, sottolinea il direttore, poiché la lezione di persona è un momento formativo imprescindibile, perché caratterizzato da contatto, scambio, interazione ed emozione. «Probabilmente, i nostri numeri contenuti ci hanno permesso di reagire in fretta e riprendere a pieno regime, rimettendo in moto la macchina».

Gli studenti dell'anno scolastico in corso sono circa una cinquantina. La scuola di cinema locarnese - e la filiera cinematografica - è una fra le poche in Svizzera che ha riaperto, insieme a Losanna, Ginevra e Lucerna. Ed è la prima realtà a livello cantonale e forse anche nazionale ad aver ripreso la lavorazione cinematografica sui set.

Sul set con 'Protocollo Covid'

Utilizzare mascherine; evitare i contatti tra le persone, osservare le regole d'igiene; disinfettare regolarmente le superfici; evitare l'uso promiscuo di oggetti, mantenere la distanza di due metri, rispettare il limite di assembramento fino a trenta persone. Queste sono solo alcune regole del "Protocollo Covid", ribattezzato così da chi scrive e che ha il sapore di un titolo da film di fantascienza distopica (ma forse neanche troppo). Si tratta delle linee guida che studenti e docenti dovranno seguire scrupolosamente per proteggersi gli uni gli altri, durante le lezioni e soprattutto durante i lavori sul set (norme specifiche per troupe, attori e collaboratori).

Giubiasco e Gole della Breggia, nonché alcuni locali del Palacinema (adibiti a "studios") sono alcuni set cinematografici disseminati sul territorio cantonale su cui lavoreranno gli studenti del conservatorio che devono preparare i propri lavori finali. Così come i corsi, i lavori di ripresa sono iniziati lunedì scorso. L'ottemperanza alle regole durante i tournage - come la non promiscuità degli attori sul set - «ha obbligato ad apportare variazioni alle sceneggiature, laddove la narrazione prevedeva ad esempio azioni di contatto», spiega Lucchini.

Di cosa si dovrà tenere conto quindi durante le riprese? «Ciascuno è tenuto a rispettare le direttive della Confedeazione, valgono quindi le regole igienico-sanitarie e di distanziamento interpersonale. Il numero di persone sul set, ad esempio, deve essere ridotto al minimo indispensabile e tutti devono portare la mascherina; i tecnici anche guanti da lavoro personali. Per quanto concerne gli attori, questi dovranno arrivare sul luogo delle riprese già truccati e vestiti. All'intera squadra, aggiungo, viene presa sempre la temperatura corporea». Queste sono solo alcune delle norme che vanno applicate durante i tournage; il loro rispetto sarà garantito dalla figura del "responsabile Covid", che supervisionerà il set.

Il piano di protezione prevede anche la riorganizzazione della logistica e delle aule, la disinfezione degli spazi, così come delle apparecchiature tecniche... tutto ciò per limitare il rischio di contagi. Le linee guida descrivono anche come va fatta l'accoglienza degli allievi a scuola, per i quali è stata riorganizzata la griglia oraria per far sì che non siano tutti presenti contemporaneamente.


Una delle aule del Cisa riorganizzate, tenendo conto delle norme di distanza

Una grande capacità di reazione e resilienza

Al momento della sospensione delle lezioni in presenza, «c'è stata subito una reazione molto forte e capacità d'adattamento di tutti», afferma Lucchini. Un adeguamento subitaneo che si è anche tradotto nel riadattamento del programma didattico alla modalità a distanza, restando il più possibile fedeli a calendario e scadenze, affinché fosse possibile portare a «buon fine i lavori di diploma». Impegno profuso anche nella riorganizzazione temporale degli esami finali, posticipati di una decina di giorni chiedendo proroga al Decs e alla Sefri.

L'adattamento in tempi brevi è stato possibile «grazie al lavoro dello staff della didattica affiancato dal Cisalab, nonché al materiale tecnico di cui si dispone. Così è stato possibile mettere a punto un efficace sistema di e-learning, acquisendo licenze, stabilendo criteri di valutazione e dotando di mezzi adatti coloro che non ne erano in possesso». Senza contare la grande disponibilità e l'impegno di docenti, tutor e allievi.

La data spartiacque, spiega il nostro interlocutore, è stata il 27 aprile, quando cioè si è aperto lo spiraglio di ripresa delle lezioni all'8 giugno: «Essendo una scuola professionale, eravamo felicissimi di sapere che ci sarebbe stata la possibilità di una riapertura, anche parziale, della scuola con lezioni in presenza, pensando soprattutto al fatto che buona di esse sono pratiche. Devo comunque aggiungere che quello dell'e-learning è stato un esercizio interessante», considerandolo un'ulteriore esperienza formativa e un'occasione di crescita.

Un piccolo gioiello incastonato nella sala 3

Nei tre mesi di lockdown, dice Lucchini, «non siamo rimasti con le mani in mano. Abbiamo anzi lavorato a un progetto importante per il territorio e l'industria cinematografica: un piccolo tesoro, uno strumento, che darà valore aggiunto». Si tratta di uno studio di post-produzione audio che verrà installato nella sala 3 del cinema, che rimarrà sempre accessibile come tale al momento delle proiezioni in cartellone. Lo studio di post-produzione, da settembre, sarà fruibile dagli studenti del Cisa e anche dai professionisti. La sua particolarità è che permette il lavoro di post-produzione in una sala di proiezione, quindi con un'acustica ottimale e idonea. «Studio realizzato con la consulenza di uno dei maggiori ingegneri ed esperti del suono: François Musy, che ha lavorato anche con Jean-Luc Godard». Un'operazone resa possibile, spiega il direttore, con il sostegno di Cantone, Ente regionale di sviluppo, Enjoy Arena Sa e Palacinema.

In questo momento denotato soprattutto dalla drammaticità e dalla crisi (su tutti i fronti), «è importante dare anche segnali positivi. La nostra scuola contribuisce a ridare vita al Palacinema e al territorio, lanciando il messaggio che non si è mai fermata e che continua a essere propositiva», chiosa Domenico Lucchini.

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