Locarnese

Dal Cile al Ticino, le passioni di Pilar

Intervistiamo (telefonicamente) coloro che animano il Locarnese dal punto di vista socioculturale: Koller è donna di teatro, cinema, impegno sociale e tanto altro

Un ritratto di Pilar Koller da Rocha
22 marzo 2020
|

Come le novelle decameroniane in tempo di peste, proponiamo una serie di "ritratti telefonici" con l'intenzione di prendere respiro dalla cronaca greve di queste settimane. Senza presunzione, sia chiaro. Boccaccio è pur sempre una delle tre Corone. Nei prossimi giorni, a intervalli irregolari, racconteremo alcune figure che abitano il Locarnese e che attraverso le loro passioni, attività e anche iniziative animano la vita sociale e culturale della regione.

Non arriveremo a cento. Lo speriamo, perché significherebbe che lo stato di emergenza dovuto dal Covid-19 è ancora in atto. Ecco, lo abbiamo scritto, ci siamo cascati e sì che queste righe volevano essere una parentesi. Un'evasione impossibile. Coronavirus è un intercalare onnipresente; pari quasi alle interiezioni e zeppe che inciampano fra il pensiero e la lingua dando tono e dimensione alle chiacchiere, come "teh", "cioè", "toh", "tipo", "zio" e l'intercalare per eccellenza che qui non possiamo scrivere.

L'interesse per l'essere umano in tutte le sue dimensioni

Bando ai preamboli. Rubrica virtuale alla mano, il dito scorre e si ferma su P di Pilar. Pilar Koller da Rocha è donna di teatro, cinema, impegno sociale, danza, fotografia e insegnamento. Le etichette sono scarse per definire una natura artistica eclettica come la sua, che si rispecchia nelle molteplici attività che la impegnano. Alla radice del suo fare c'è sempre un motivo sociale e un grande interesse per l'essere umano, in tutte le sue dimensioni.

La cadenza melodica ispanofona evoca subito origini lontane. "Sono nata alcuni anni fa“ a Santiago de Chile, dove trascorre infanzia e giovinezza. Chiusi i capitoli di scuola dell'obbligo e liceo, dopo una parentesi in ambito medico, studia al Conservatorio artistico dell'Università della capitale, laureandosi come attrice e regista nel 1988. Fino agli anni Novanta. Fino all'incontro in teatro con uno svizzerotedesco in tournée in America Latina con la Compagnia Dimitri. Pilar parte dal Sudamerica circa una trentina di anni fa per arrivare in Ticino e sposarsi con lui nel 1991 (per poi divorziare). Ha una figlia, Camila, giovane attrice e cantautrice locarnese.

Gli anni Novanta per il Cile erano come un giorno di sole

Torniamo indietro. Trent'anni fa, il Cile si preparava alla fine della dittatura militare di Pinochet. Un periodo buio e drammatico. "Ero piccola quando ci fu il golpe", racconta. La nonna e la mamma non si interessano di politica, quindi i rischi per loro sono minimi. La situazione cambia quando Pilar cresce e inizia a costruirsi la sua coscienza civile e a contestare il regime. "Un giorno davanti all'università, un agente della Dina (la polizia segreta; ndr) mi ha puntato una pistola alla testa. Ero paralizzata. Dopo alcuni istanti però mi ha lasciata andare", ricorda. Nonostante il clima politico: "Non avevo la minima intenzione di venire in Europa. In Cile stavo bene. Facevo teatro, televisione, film, telenovela... Mi ero laureata da poco, la dittatura era agli sgoccioli. Quel periodo era come un giorno di sole".

"Ho iniziato senza parole. Arrivata in Svizzera non parlavo italiano quindi mi sono dedicata alla pantomima per le strade di Ascona", racconta.

'Il teatro come la vita'

Le passioni di Pilar sono molte, lo scrivevamo, e le condivide attraverso l'insegnamento, mostre fotografiche, documentari e cortometraggi. Una donna d'arte, anzi di molte arti, declinate anche all'impegno sociale, perché fermamente convinta che l'espressione creativa possa essere cura e terapia dell'anima, ma anche apprendimento. Tutto ciò che fa e porta avanti è interconnesso.

E il teatro è sicuramente il punto da cui partire: "Da piccola ci andavo sempre, anche per accompagnare mia madre che era attrice". Regista di molte pièce teatrali (dalla commedia al realismo magico), autrice e libera adattatrice, Pilar crede nel teatro come "riflesso della società, della vita stessa. Deve per ciò avere sempre una storia che inviti a riflettere".

Dagli anni Novanta fino ai Duemila, Pilar insegna teatro a bambini, anziani e amatori. Ma non si ferma qui: una dirompente voglia di fare e imparare la spronano a intraprende lo studio del cinema al Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (Cisa), allora a Lugano.

Nel 2003, si laurea in regia cinematografica. L'amore per il cinema la spinge, dieci anni fa a creare, assieme a sua figlia Camila, il festival internazionale 'Corto Helvetico al Femminile' di cui è organizzatrice e direttrice artistica. Un'esperienza nata dal desiderio di sviluppare e valorizzare le capacità delle donne, dedicando alle registe la rassegna. Dal canto suo, ha realizzato "alcuni documentari in giro per il mondo: in Nepal, Brasile, Cile, Perù, Cuba, Nicaragua e Senegal", racconta. Lavori che ha svolto per associazioni umanitarie con cui collabora o ha collaborato, come Pan y Luz (Perù), Gruppo volontari per la Svizzera italiana, Associazione svizzera Cuba, Associazione d'aiuto medico per il Centro America e pro Senegal.

Dal cinema alla fotografia il passo è breve: "Essendo regista cinematografica, so anche di fotografia". Con Pan y Luz è andata tre volte in Perù, soggiorni durante i quali ha scattato fotografie, soprattutto ritratti di donne e bambini, che sono state allestite in mostra in altrettante occasioni in favore dell'associazione.

L'impegno di Koller è inesauribile. Da ventisei anni, veste pure i panni di 'Dottor Sogni'. "Porto il sorriso ai bambini che sono ricoverati negli ospedali", in Ticino e in alcune occasioni anche nel resto della Svizzera e all'estero. "È un'attività che mi riempie il cuore e dà tantissime soddisfazione".

Da grande, era il sogno di Pilar bambina, voleva aiutare gli altri diventando assistente sociale o medico, ma non sopportando la vista del sangue ha abbandonato ben presto l'idea. "Ma nella vita è così. Io ci credo alla sua magia. La vita ti porta comunque a fare quello che avevi in mente, ma che hai lasciato perdere. Tutto ciò che per me era importante quando ero piccola l'ho ritrovato lungo la mia strada".

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE