Locarnese

Rustici (a un franco l'uno), ma non solo...

Monti di Sciaga, ‘sì’ alla vendita. Ma il Consiglio comunale di Gambarogno pone le sue condizioni

Monti di Sciaga
8 ottobre 2019
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Nove rustici sui Monti di Sciaga potranno essere venduti dal Comune di Gambarogno a un franco l’uno. Ma a precise condizioni. Alcune le aveva già decise il Municipio, altre le ha poste il Consiglio comunale che si è riunito ieri sera.
La Commissione delle opere pubbliche, nel suo rapporto (relatore Luigi Conforto, Socialisti-ecologisti-indipendenti) ha posto l’accento sulla necessità di un approccio più ampio per affrontare «la valorizzazione di un luogo splendido ed emozionate, con i suoi muri a secco». Diversi stabili sono in rovina e solo una decina possono essere salvati. Ma oltre a quei rustici, cosa ne sarà di Sciaga? Meglio ampliare la visione sull’intera piccola località (che anticamente ospitava 100 abitanti), con un progetto ad ampio raggio. Quando questo sarà pronto, e quando il Comune ne avrà valutato gli aspetti finanziari, si potrà decidere se cedere i rustici ai privati.
Sull’altro versante il Municipio: «La proposta odierna giunge dopo anni di lavoro, portato avanti con una Commissione ad hoc, e dopo le conclusioni di uno studio condotto da specialisti– ha ricordato il sindaco Tiziano Ponti –. Diverse le possibilità prese in esame: dall’albergo diffuso a un recupero agricolo. Ma nessuna ci dava le garanzie necessarie a un vero e proprio sviluppo. Si è quindi deciso di coinvolgere i privati. L’idea è molto chiara: come Comune creeremo un rifugio alpino in alcuni degli stabili, prevederemo il collegamento alla rete idrica e a quella fognaria; nove rustici saranno risanati dai privati. Il resto verrà messo in sicurezza e ricomposto per conservare le tracce del passato. Infine, andranno sistemati i sentieri interni e la via di collegamento. Ma prima di tutto dobbiamo capire se ci sono dei privati interessati. Abbiamo già ricevuto 500 chiamate per i rustici». Ma bisogna considerare che riattarne uno (fanno testo le leggi edilizie cantonali) potrà costare 250-300 mila franchi. E lo spazio ottenuto sarà piccolo. «Sarebbe bello se si facesse avanti una Fondazione – ha concluso Ponti –. Per il Municipio, all’attuale stato delle cose, è importante stabilire se esiste un concreto interesse dei privati».

Aggiunta una clausola

Nel Legislativo si è creata una frattura. Da una parte chi ha chiesto la stesura di un progetto globale, con relativi costi a carico dell’ente pubblico, prima della decisione sull’alienazione delle casupole in sasso; dall’altra chi ha sposato la tesi del Municipio. A togliere le castagne dal fuoco è giunta la clausola proposta da Mauro Ponti (Plr): qualsiasi vendita sarà subordinata alla presentazione di un messaggio municipale con il credito per il progetto globale di valorizzazione. Un’aggiunta che è stata sposata anche dall’Esecutivo. I voti favorevoli sono stati 18, due i contrari e sei gli astenuti.

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