Locarnese

Malati di Sla in vacanza nel Locarnese: 'Abbiamo trovato un'oasi'

Al termine della settimana i commenti positivi del gruppo, composto da persone provenienti da diverse regioni della Svizzera. Soddisfatti gli organizzatori

3 settembre 2019
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 Si è da poco conclusa la settimana di vacanza di un gruppo di nove persone affette da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) provenienti da diverse regioni, Svizzera Italiana compresa. Gli ospiti sono stati presi a carico dall’Alvad (Associazione Locarnese e Valmaggese di assistenza e cura a domicilio), con il sostegno finanziario di Als Schweiz e Aslasi (Associazione Sclerosi laterale amiotrofica della Svizzera italiana) e con il supporto della Fondazione Claire & George, una piattaforma che a livello nazionale funge da punto di contatto tra albergatori, clienti e fornitori di servizi di cura e assistenza.  Partner dell’iniziativa la Clinica Santa Chiara e anche la Residenza al Lido del Gruppo Tertianum, specializzata anche in questo specifico settore dell’accoglienza alberghiera. Infine, ma non da ultima, l’Associazione Turismo Inclusivo istituita a Muralto nel 2017, in prima fila nel mettere in pratica i concetti del turismo inclusivo, forte delle esperienze maturate in riva al Verbano negli ultimi anni.

 “Convivere con la Sla è una sfida quotidiana al proprio domicilio, s’immagini all’esterno”, ci ha detto un partecipante. “Una settimana lontano dal proprio ambiente può spaventare. Piccoli e grandi disagi possono presentarsi in ogni momento. Eppure mi sento come se stessi prendendo una vacanza dalla malattia. L’ambiente, l’assistenza che riceviamo, tutto contribuisce a farci sentire pienamente in vacanza”.

Un altro utente scorre le foto scattate con il proprio cellulare. L’album fotografico della “Settimana di vacanza SLA” è una carrellata di visi sereni. Al momento di salutarsi, in un clima da gita scolastica che ha caratterizzato tutta la settimana, i partecipanti si raccontano gli aneddoti di tanti momenti condivisi. “Come quando, la sera in pizzeria, abbiamo piazzato un carrozzella elettrica per tenere aperte le porte di un grande magazzino e goderci l’aria condizionata che ne usciva”. O quando un paio di ospiti, approfittando della mobilità delle moderne carrozzine elettriche, si sono allontanati dal gruppo per vivere la movida asconese contagiati dalla “febbre del sabato sera”.

Un gruppo eterogeneo per estrazione sociale e provenienza, a testimoniare come la SLA possa colpire chiunque: dal pensionato alla giovane donna; dal giardiniere all’amministratore delegato di un’azienda con migliaia di dipendenti. Sette giorni di svago anche per compagni e parenti, che quotidianamente condividono con i propri cari la vita di un malato di SLA. Momenti anche di profonda intensità: la visita al Santuario della Madonna del Sasso; l’accensione di un cero.

Nell’ambito delle “vacanze senza barriere” che hanno nel Locarnese una delle regioni più preparate e gettonate, la settimana riservata ai malati di SLA è la più impegnativa - e allo steso tempo altamente gratificante - per il personale specializzato, gli apprendisti e i volontari. “È un lavoro di squadra”, spiegano Anna Maria Sury (instancabile coordinatrice dell’iniziativa) e Martin Gilgen (capo equipe Alvad). Il fiore all’occhiello di una regione che da diversi anni, in estate ma anche nel resto dell’anno, accoglie in modo strutturato vacanzieri bisognosi costantemente di cure per patologie di diversa natura o a causa di infortuni. Un diritto garantito da Spitex.

Ma come funziona la macchina organizzativa? Le associazioni promotrici citate, insieme agli specialisti dell’Alvad, valutano il grado di assistenza di cui, caso per caso, necessitano le persone colpite da questa insidiosa malattia neurologica degenerativa: un’infermiera, un’assistente di cura o un’ausiliaria. Da qui si sviluppa la pianificazione completa del periodo di vacanza: dal piano delle terapie all’alloggio, dal programma delle attività alle esigenze degli accompagnatori, e via dicendo. È il concetto della vacanza inclusiva, che, in Ticino e in particolare nel Locarnese, è un tassello d’eccellenza dell’offerta turistica, in termini di risorse umane e di strutture mediche e alberghiere specializzate. Un’oasi in un settore di “nicchia”, ma non scontato nel pacchetto delle capacità ricettive della destinazione vacanziera.

 

 

 

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