Locarnese

Danza, costruzione di un sogno

Pluripremiato "The Making of a Dream', documentario girato fra Usa ed Europa dalla regista di Ascona

2 novembre 2018
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Importanti riconoscimenti internazionali giungono per la regista asconese Daniela Ambrosoli, una creativa che con la forza della passione – e la collaborazione di una “crew” con cui condivide il piacere della scoperta – si sta ritagliando uno spazio significativo nella documentaristica indipendente.

Con “The Making of a Dream”, un documentario sulla danza e sui tortuosi percorsi che i giovani aspiranti ballerini sono chiamati ad effettuare per rincorrere – ma non sempre raggiungere – i vertici, Ambrosoli dà saggio di sensibilità e capacità tecniche non comuni. La produzione è stata presentata in prima assoluta un anno fa in occasione del festival “LA Femme” di Los Angeles, e quest’anno ha ottenuto due primi premi quali “miglior documentario” allo Utah Dance Film Festival e al Vienna International Film Festival. Non basta. A questi riconoscimenti si sono aggiunti una “nomination” per la miglior cinematografia al Nice Film Festival e un “piazzamento” in semifinale al Women Film Festival di Orlando, in Florida. Parallelamente, “The Making of a Dream” ha avuto una programmazione di ben 6 settimane al cinema Stüssihof di Zurigo e, nel gennaio di quest’anno, è stato acquistato dal distributore mondiale Taskovskifilms di Londra. L’11 novembre (10.30) passerà alla Rsi nell’ambito di “Paganini”, con il corredo di un’intervista all’autrice.

«Mi sono occupata sia della regia che della produzione (effettuata, quest’ultima, con mio marito Franz Marcacci) – racconta Daniela Ambrosoli alla “Regione” –. E sempre in famiglia rimaniamo per le riprese, effettuate da mio figlio Aliocha Merker, che è cameraman e fotografo di scena, affiancato negli Usa da Mark Shaw». Il contesto fortemente internazionale di questa produzione si conferma con il il lavoro di montaggio realizzato da Johannes Nakajima a Colonia, dalla “color correction” effettuata fra Roma e Colonia, dal “sound mix“ cui si è lavorato a Firenze e dalla sottotitolazione in 4 lingue (versione originale inglese, tedesca, francese e italiana) implementata in collaborazione con uno studio tedesco.

Da notare che il fortunato documentario è nato dall’intenzione originaria di riprendere esclusivamente il gala per i festeggiamenti del 25° di esistenza della Pierino Ambrosoli Foundation (www.ambrosoli.org), ente senza scopo di lucro creato da Daniela Ambrosoli nel ‘90 in memoria del papà, e che promuove danza e musica ai più alti livelli attraverso borse di studio elargite in tutto il mondo a giovani ballerini e musicisti, dando l’opportunità di formarsi in istituti professionali d’élite. Ad oggi ne hanno beneficiato oltre 250 giovani artisti, provenienti da 38 Paesi diversi. «Al grande gala per i 25 anni della Fondazione c’erano diversi ex borsisti e il materiale raccolto dall’amico regista Renato Pugina è stato tantissimo e importante – ricorda Daniela Ambrosoli –. Ho pensato fosse bello e interessante “allargare” il discorso realizzando un documentario per così dire informativo, che si rivolgesse in primis alle famiglie e alle scuole dei giovani ballerini che aspirano a diventare professionisti. Nel film si raccontano delle storie che sono emblematiche di questo difficile cammino e dei passi che è necessario o inevitabile intraprendere per raggiungere dei risultati».

In arrivo 'John&John',
storie di omosessuali con figli

E per la stessa serie... “da cosa nasce cosa”, proprio partendo da “The Making of a Dream” si sta sviluppando un altro documentario, di tutt’altro tenore: «Parla delle famiglie omosessuali sposate con figli. Protagonista è la famiglia di John Lam, un grande ballerino del Boston Ballet, di origine vietnamita, che negli Stati Uniti si è appunto sposato con un suo omonimo. “John&John” racconta di loro e di tutto un contesto che per molti rimane tabù. Si sta girando, con la stessa “crew”, in parte negli Usa e in parte in Europa. Si tratta di un lavoro intenso, che coinvolge un sacco di persone (siamo appena tornati da una settimana di interviste a Boston). Spero e credo che farà discutere».

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