Premiato per la lunga carriera nel basket e quale promotore del movimento agonistico cantonale. ‘Ora sogno di rilanciare i Ticino Bulls’
«Chiaramente io ero ambizioso e volevo arrivare, ma non l’ho mai fatto solo per me, bensì per portare dei benefici a tutto il movimento dello sport paralimpico». È un premio a una carriera vissuta ad alti livelli e durata quasi 45 anni, durante i quali è stato sia atleta d’élite del basket in carrozzina sia promotore delle discipline agonistiche per persone para e tetraplegiche e con altre disabilità motorie. Missione, quest’ultima, che non sarà di certo accantonata da Remo Semmler, 61enne di Monte Carasso che lunedì 9 dicembre all’Auditorio Stelio Molo Rsi di Lugano-Besso, in occasione della cerimonia ‘Migliori sportivi ticinesi’, ha ricevuto il riconoscimento ‘Sport e disabilità’, conferito a partire dal 2013 dall’Associazione inclusione andicap Ticino. Lo abbiamo incontrato a Bellinzona per farci raccontare il suo lungo trascorso da giocatore e le sue future ambizioni. «Smettere non è stato facile, ci ho pensato a lungo, ma a 61 anni e con acciacchi fisici sempre più frequenti non potevo più andare avanti. Credo di aver dato qualcosa allo sport ticinese, mi sono impegnato tanto per molto tempo e voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno accompagnato e supportato nei decenni. Sono contento di aver ricevuto questo premio, che spero possa essere una fonte di motivazione per altri giovani che vorranno seguire il mio percorso».
La consegna del premio, accompagnato da Rafael Almeida Marto di inclusione andicap Ticino
Costretto alla sedia a rotelle in giovane età a causa di un incidente stradale insieme ai genitori, si avvicina presto allo sport in carrozzina, trovando in particolare nel basket e nell’atletica una fonte di grande entusiasmo. Dopo una fase di partitelle in giro per il Ticino con un gruppo di amici – «sempre alla ricerca di palestre disponibili con la complicazione del trasporto delle carrozzine» –, nel 1979, all’età di 16 anni, insieme ai suoi compagni e una cerchia di volontari contribuisce a costituire il Gruppo paraplegici Ticino (GPT) – fondato proprio con l’obiettivo di promuovere la competizione senza ovviamente dimenticare l’aspetto sociale – di cui è uno dei primi atleti. Un passo che consente di avere un’organizzazione più funzionale, sedi fisse dove allenarsi (con conseguente possibilità di un deposito fisso per le sedie a rotelle) e la possibilità di iscriversi al già esistente campionato svizzero. «Facevo anche atletica con buoni risultati (partecipa infatti ai Mondiali giovanili, ndr), ma volevo uno sport di squadra. E aver trovato un gruppo di giovani che come me condivideva la passione per il basket è stato davvero trascinante. Poi io sono uno che si appassiona, e quando fa una cosa la vuole far bene. Non mi bastavano gli allenamenti di squadra e mi esercitavo molto anche a livello individuale».
In qualità di capitano e nel ruolo di playmaker (ma all’esigenza anche guardia o ala), è un tassello importante dei successi della squadra del GPT nella sua era d’oro. Tra il 1986 e il 1997, conquista con la squadra ticinese sei campionati e una coppa Svizzera. «Il primo titolo è stato magico, se ricordo bene vinto di un punto con una tripla allo scadere. Ero molto giovane in una squadra molto compatta, che aveva lavorato tanto per arrivare lì. Ne è nato un grande entusiasmo che portò alla vittoria di tutti gli altri campionati, di cui, per due volte, tre consecutivamente». Erano peraltro i tempi della grande pallacanestro in Ticino, con addirittura quattro squadre in Serie A. «Di conseguenza c’era sempre un bel ambiente anche a vedere le nostre partite. In quel periodo la visibilità del GPT non era da poco, ho ancora i fascicoli degli articoli di stampa, con un’informazione costante sui giornali. Si girava molto in Ticino, e grazie anche ai vari successi, la gente mi conosceva proprio come sportivo. Ai tempi il GPT proponeva già altre attività come l’atletica e il tiro di piccolo calibro, ma è stato il basket la disciplina trainante che ha portato il club a farsi conoscere. Soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, diversi nostri cestisti hanno raggiunto traguardi prestigiosi come partecipare ai Giochi olimpici o ai Campionati mondiali, a dimostrazione della qualità tecnica di allora. Con conseguente grande interesse e visibilità. E ciò, purtroppo, a differenza di come vanno le cose oggi...».
Nel 2016 con i suoi compagni
Dotato di visione di gioco e buon tiro da fuori, le sue prestazioni gli valgono tante convocazioni con la Nazionale, e nei primi anni duemila lo portano anche per quattro stagioni in Italia: con la Briantea 84 Cantù (tuttora una delle compagini più forti a livello europeo), giocando davanti ai 1’000-1’200 spettatori di media del Palasport Pianella, arriva in finale del campionato italiano di Serie A e nello stesso anno anche in finale della Coppa dei Campioni. Dopo tre ulteriori stagioni con Varese in Serie B, rientra in Ticino e rilancia il basket in carrozzina a livello cantonale contribuendo a fondare nel 2011, sempre sotto il cappello del GPT, la squadra dei Ticino Bulls. Negli ultimi anni di carriera porta la compagine ticinese due volte a conquistare la medaglia di bronzo al torneo nazionale e alla vittoria di un campionato di Serie B.
Durante la sua ventennale esperienza nei quadri della squadra nazionale, di cui per molti anni è stato anche capitano, partecipa peraltro alle Paralimpiadi di Los Angeles nel 1984 e a varie edizioni dei Campionati mondiali e continentali (in occasione di un Europeo fu premiato quale miglior realizzatore della fase a gironi). Il successo più grande è la vittoria dell’Europeo di Serie B. Con la sua partecipazione al torneo nazionale di Délémont a settembre 2024, Remo ha concluso la sua lunga carriera. Ricorda con particolare emozione la partita tra Italia e Svizzera, giocata al Palasport di San Siro a Milano, «davanti a qualcosa come 12mila spettatori...Non ero ancora titolare e di certo non abituato a un ambiente simile...Ma se sei un giovane, queste emozioni ti rimangono e ti spingono ad andare avanti». Ripensando agli anni d’oro del basket ticinese, Semmler non dimentica gli incontri e le partite ‘miste’ con le squadra di Serie A, le amicizie nate con le glorie di allora come Charlie Yelverton e Gary Stich, la bella collaborazione con l’Associazione Ticino Pallacanestro. «Fu un periodo in cui nella società c’era tanta voglia di cambiare, in tanti venivano a vederci le partite e in un certo senso si era molto più integrati».
A livello professionale Semmler ha condotto per 35 anni un negozio a Sementina specializzato in vendita, riparazioni e noleggio di apparecchiature e mezzi ausiliari per anziani e persone con disabilità. Tornando alla pallacanestro, oggi la realtà agonistica svizzera del basket in carrozzina è composta da due campionati (serie A e B) che contano in totale quattordici squadre, compresa la selezione nazionale giovanile e una squadra femminile. Attualmente i Ticino Bulls – da anni di casa alla palestra Ciossetto di Sementina – militano in seconda divisione. La rosa è formata da undici giocatori, di cui sei normodotati (che ovviamente giocano anche loro in carrozzina), ai quali è infatti permesso di scendere in campo rispettando tuttavia la soglia di un coefficiente di handicap complessivo del quintetto. «Purtroppo oggi abbiamo grosse difficoltà nel trovare nuovi giocatori, bisognerebbe riuscire a coinvolgere di più. E parlo sia di persone con disabilità motorie sia di normodotati. La mia opinione è che siamo ancora un po’ indietro per quanto riguarda la consapevolezza e la promozione dello sport paralimpico, anche da parte dei tanti enti e associazioni di categoria, che ovviamente sono importantissimi per gli aspetti più sociali, come ad esempio il netto miglioramento relativo alle barriere architettoniche. Però forse, anche da parte di medici o fisioterapisti, non si dà sufficiente importanza al fatto che a livello di sport riabilitativo, il basket è il meglio che c’è: ci vuole la condizione fisica, si impara a gestire il mezzo, ci sono i contatti fisici, necessità di allenamento in gruppo e individuale. Aspetti del gioco che mi hanno aiutato ad avere una certa regolarità nella vita».
Ti-Press
Dotato di visione di gioco e buon tiro da fuori
Allo scopo di far conoscere la disciplina, farne parlare e avvicinare nuove leve, nel 2015 è partita la Scuola Basket, aperta anche ai ragazzi normodotati. «Con l’aiuto dell’amico ed ex compagno di squadra Raniero Bassi, abbiamo cercato di rilanciare il discorso, dopo alcuni anni in cui per mancanza di giocatori non siamo riusciti a iscriverci al campionato. Abbiamo anche cambiato il nome in Ticino Bulls, più stimolante, creato un nuovo logo e trovato sponsor. All’inizio è stato un successo, con una bella frequenza di ragazzi disabili e non agli allenamenti del venerdì sera». Poi la cosa è un po’ scemata. Non ha portato i frutti sperati. «A mio avviso – prosegue Semmler riallacciandosi a quanto accennato in precedenza – il grande ostacolo per i potenziali nuovi giocatori con disabilità fisiche è che sono già sommersi, e così i loro genitori, tra terapia, scuola, fisioterapia. Al posto di fare cinque giorni di fisioterapia, potrebbero venire a provare il basket in carrozzina, magari coinvolgendo anche il terapista. Purtroppo è un po’ questo che manca. Non ci si accorge o non si dà importanza al concetto dello sport-riabilitativo».
Conclusa la carriera da giocatore, oltre a tenersi in forma partecipando ancora a qualche allenamento (gli piace anche andare in montagna con la sua handbike a pedalata assistita), Semmler continuerà a far parte della sezione basket del TPC. Il sogno nel cassetto è quello di far tornare grandi i Ticino Bulls: «Vogliamo fare un altro tentativo per rilanciare il tutto, con la consapevolezza che servono finanziamenti per portare qualche giocatore da fuori cantone. Come avviene in Germania, Francia, Italia e Spagna, sono sempre stato favorevole all’idea di una semi professionalizzazione. Purtroppo, se non si fa niente e si va avanti così rischiamo che non ci sia futuro. Vorrei riportare la squadra a un certo livello, dare delle ambizioni, in modo da riuscire a coinvolgere nuovi giocatori».
Ti-Press