Oltre a quella di Teris con legname di scarto, Afor Castor ne prevede una con biomassa vergine, mentre le Ffs realizzano un impianto per la nuova officina
Nelle zone industriali di Castione e Lumino una, due, anzi tre centrali a legna nel raggio di un chilometro. È quanto potrebbe accadere se tutti i progetti andassero in porto, sfociando in quello che rischia di diventare un esubero di calore da distribuire a utenti pubblici e privati. Il quadro che la ‘Regione’ è riuscita a ricostruire prende spunto dalle preoccupazioni emerse a Lumino dove Plr e Centro chiedono un’informazione trasparente sulla centrale termica che la società Teris Sa – promotrice e proprietaria della rete di teleriscaldamento del Bellinzonese allacciata all’inceneritore di Giubiasco – intende realizzare in via Campagna a Lumino occupando due terreni privati per i quali è già stato firmato un diritto di compera.
Il carburante in questo caso sarebbe legname proveniente dalla raccolta differenziata e da cantieri edili in Ticino e, in parte, cippato naturale. Il fatto che per la maggior parte sarebbe legname di scarto trattato, e non da ardere con metodi tradizionali, preoccupa appunto i due partiti che temono conseguenze sull’aria e l’ambiente confinante (zona artigianale e campo da calcio) e limitrofa (le prime abitazioni distano 100 metri e le scuole di Castione 200). Nel frattempo il Municipio di Lumino ha respinto una prima domanda di costruzione per questioni di dettaglio correggibili. Teris sta ora verificando la situazione: interpellata dalla redazione, conferma l’intenzione di procedere con la realizzazione.
Due i progetti a Castione. Uno, datato 2020, è promosso in zona industriale, su un terreno della ditta Mancini & Marti, dall’azienda forestale Afor Castor Sagl con sede amministrativa a Bellinzona e magazzino a Castione: in questo caso la centrale con una potenza di 6 MW raddoppiabile verrebbe alimentata esclusivamente con legna proveniente da lavori selvicolturali per la cura del bosco della regione, produrrebbe per un quinto elettricità e quattro quinti calore e quest’ultimo verrebbe teledistribuito a Castione e nell’abitato di Lumino, con un potenziale anche per Claro. Fallito però il tentativo di consolidare un partenariato con l’Azienda multiservizi di Bellinzona, che dopo aver cofinanziato il progetto – spiega il direttore Mauro Suà – ha deciso di fermarsi per divergenze sul rispetto delle norme in materia di commesse pubbliche. Forte del preavviso cantonale positivo, ora Afor Castor – che si appoggia a due partner tecnici e finanziari attivi su scala mondiale – confida di ottenere dal Municipio di Arbedo-Castione la licenza edilizia e dal Consiglio comunale la concessione per l’utilizzo del suolo pubblico; idem per la posa delle tubature a Lumino. Oltre all’aspetto ambientale legato all’utilizzo di legname vergine, un punto a suo favore è quello dei posti di lavoro previsti, in tutto da sei a otto fra lavori forestali e gestione dell’impianto. Per contro la centrale di Teris funzionerebbe in automatico senza personale. Solo pochi metri più a nord sono le Ffs a progettare la terza centrale a cippato da 6 MW per fornire calore alla nuova grande officina di manutenzione treni. Avuta notizia di questa intenzione, Afor Castor ha ottenuto recentemente un incontro con Ffs proponendosi come fornitore di calore, ma ricevendo una risposta negativa: «La nostra strategia è di essere energeticamente autosufficienti e di non dipendere da terzi», spiega il portavoce delle Ferrovie federali, Patrick Walser.
In un fazzoletto di terra dunque tre iniziative simili. C’è spazio per tutte? Se da una parte le Ffs tirano dritto tenendo per loro il calore, dall’altra qualcuno sarà costretto a rinunciare? In base a quali criteri: chi prima arriva meglio alloggia? Oppure il pubblico ha la precedenza sul privato? O vince l’idea più green? La partita se la giocherebbero (ad armi pari?) l’attore privato Afor Castor e quello parapubblico Teris, la cui Sa era stata creata nel 2010 dall’Azienda elettrica ticinese e dall’Azienda cantonale dei rifiuti per distribuire appunto il calore prodotto dall’inceneritore di Giubiasco. Davide contro Golia. Si tratta anche di capire se non vi sia spazio per un partenariato pubblico-privato. Da qui l’auspicio di Afor Castor affinché tutti gli attori e le autorità locali e cantonali si trovino per una riflessione d’assieme. D’altronde gli interessi in ballo sono a sette zeri, costando impianti del genere circa 20 milioni di franchi, più la rete di distribuzione. Il tutto compensato da una remunerazione a lungo termine. A queste domande si aggiungono poi, come detto all’inizio, i timori locali relativi alle emissioni nell’atmosfera: la politica e la popolazione di Lumino attendono da Teris e autorità cantonali informazioni chiare e tranquillizzanti. Di sicuro laddove realizzate le centrali a biomassa – rientranti nella nuova politica energetica di Cantone e Confederazione – soddisfano appieno autorità e utenza: citiamo Olivone, Airolo, Quinto, Faido, Biasca, Losone, Intragna, Coldrerio e il centro Splash&Spa di Rivera.
Dalla documentazione emerge che la centrale termica di Teris prevede una potenza data dal legno pari a 12 MW più altri 6,7 MW fornibili tramite gas a “copertura delle punte di potenza termica richiesta in inverno” o in caso di stop per guasti o manutenzione. La centrale è destinata “ad alimentare la rete di teleriscaldamento che dalla zona Bergamo di Lumino si estenderà fino a congiungersi con la rete proveniente da Giubiasco”. Lunga 25 chilometri, attualmente serve 160 utenze, evita di bruciare 7 milioni di litri di gasolio annui e termina ora poco dopo le Scuole comunali Nord di Bellinzona. La rete “ha raggiunto il limite della prima fase Teris”. Quindi “per poter far fronte alle numerose richieste di allacciamento, e per garantire una sicurezza di approvvigionamento, è necessario realizzare una centrale supplementare di grandi dimensioni funzionante a biomassa”. Da notare che in Ticino vengono prodotte annualmente 40’000 tonnellate di legname usato, di cui 15’000 sono smaltite nell’inceneritore di Giubiasco, mentre le altre 25’000 finiscono Oltreconfine. Uno spreco. Da qui la volontà di valorizzarle qui, considerando peraltro che in Svizzera attualmente si contano circa 80 analoghi impianti che bruciano legna di scarto.
A pieno regime la centrale richiederà una fornitura quotidiana tramite otto camion. Per un corretto trattamento dei fumi e delle polveri, le caldaie saranno equipaggiate di un multiciclone e di un filtro elettrostatico. Soluzione questa “già adottata in molti impianti in Svizzera” e che “garantisce il rispetto dei valori di emissione stabiliti dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico”, compreso l’abbattimento dell’ossido di azoto e delle diossine. Non da ultimo, i camini dovranno sovrastare il tetto di almeno 7,5 metri “per garantire che il fumo sia rapidamente disperso in atmosfera”. Sarà l’Azienda cantonale dei rifiuti “a gestire, dai riciclatori in poi, i flussi di legname usato”. Sempre l’Acr, tramite campionamento periodico, “garantirà nei confronti di Teris la qualità del materiale fornito chiedendo le garanzie ai fornitori”. Per finire, una tabella allegata alla domanda di costruzione dettaglia che si tratta di “legno di scarto incollato, dipinto, rivestito, laccato o altrimenti trattato senza composti organici alogeni nel rivestimento e senza conservanti, Pvc e metalli pesanti”. In pratica “palette, casse di trasporto, cassette per la frutta e la verdura, avvolgitori di cavi e legno per casseforme utilizzate in edilizia”.