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Sempre troppi ratti in Città, trappole ancora per anni

A quattro anni dall'inizio della disinfestazione la popolazione di roditori è in leggera diminuzione ma non basta. Ancora diverse le zone critiche

30 agosto 2023
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Dev’essere che per il pifferaio magico la strada tra Hamelin e Bellinzona sia troppo lunga. Probabilmente non vedremo mai topi incantati dalla musica annegare nel fiume. E forse va bene così, per non rischiare che, come narra la leggenda tedesca, ci porti via anche i bambini. Ma considerato che la presenza di ratti in città continua a farsi sentire, l’esercizio di derattizzazione avviato nel maggio di quattro anni fa prosegue tutt’oggi e l’azione si concluderà solo quando non ci saranno più segnalazioni. In pratica, quando la situazione sarà significativamente migliorata e ritenuta accettabile. «Ma siccome quel giorno sembra ancora piuttosto lontano, si ritiene che le attività di derattizzazione continueranno sicuramente ancora durante i prossimi anni», spiega Daniele Togni, direttore del settore Ambiente e Servizi urbani della Città.

Evoluzione variabile

Mentre tre anni fa, pochi mesi dopo l’avvio dell’operazione, si era constatata una considerevole diminuzione, oggi si può dire che l’evoluzione è variabile e in parte influenzata da fattori esterni. Come ad esempio la presenza di cantieri edili e stradali, i cui macchinari impiegati negli scavi fanno fuggire i ratti che poi si dirigono verso altre zone meno disturbate trovandovi rifugio. «Attualmente – riconosce Togni – possiamo dire che l’evoluzione delle presenze sembra in leggera diminuzione, ma potrebbero arrivare all’improvviso nuove segnalazioni». Le zone più colpite sono il centro storico, la zona delle Semine e Prato Carasso-Golena, come anche la zona del Palasio a Giubiasco. In forma più contenuta e saltuariamente si registrano altre segnalazioni sparse, come quelle giunte dalla zona Pedemonte di Bellinzona, dove in passato vi sono stati dei periodi con una massiccia presenza di roditori.

Una sessantina di trappole

L’azione di derattizzazione, che comprende la posa delle scatole-esca (una sessantina in tutto quelle posizionate in centro e nei quartieri), la loro manutenzione, la verifica e la stesura dei rapporti, costa 50mila franchi all’anno. L’intento non è di sterminare i roditori, ma di tenere sotto controllo la situazione, evitando che la popolazione di ratti cresca a dismisura. Ciò che si è constatato è che nei punti in cui sono state posate le trappole, il problema non è stato risolto in maniera definitiva. Nelle zone trattate è stata rilevata però una diminuzione della popolazione, che si è potuta notare dalla riduzione del consumo di prodotto all’interno delle scatole-esca.

Le tubature un ambiente ideale

Le trappole vengono posate di regola a bordo marciapiede o a lato di manufatti; sono monitorate regolarmente dagli addetti e se del caso spostate in funzione del consumo di prodotto. Al momento non vengono posate all’interno delle canalizzazioni, sebbene questo sia un provvedimento che i Servizi urbani stanno valutando. Le tubature sono infatti un ambiente ideale per questi animali, con buona disponibilità di cibo, temperature più elevate rispetto all’esterno e senza l’elemento di disturbo della presenza dell’uomo. La domanda s’impone: le trappole comportano forse qualche rischio o pericolo per la salute dell’uomo? La risposta è negativa poiché il mangime velenoso viene posizionato al centro della scatola ed essendo la sua apertura rotonda molto stretta, è praticamente impossibile entrarvi in contatto. Le esche sono delle scatole di colore grigio sulle quali è apposta un’etichetta che invita a non spostarle. L’apposito mangime attira il ratto, che entra, mangia, esce dalla scatola e muore entro una settimana. L’azione intende contenere il numero di animali che, com’è noto, sono poco igienici e portatori di malattie anche gravi.

Il problema degli scarti alimentari

Ad attirare i ratti sono soprattutto gli scarti alimentari. Daniele Togni evidenzia che in una zona di Bellinzona vi erano persone che gettavano nel proprio terreno cibo per gatti e pane per piccioni. Quello che sembrava un gesto a favore degli animali ha però creato problemi agli abitanti del quartiere, poiché gli alimenti hanno attirato una moltitudine di topi. «Sono comportamenti da evitare, perché oltretutto si rischia di attirare anche piccioni», all’origine di altri problemi.

La Spab: gatti, equilibrio delicato

Lo sappiamo da quando abbiamo iniziato a guardare ‘Tom & Jerry’ e forse anche prima: al gatto piace cacciare i topi. E nel centro di Bellinzona, dove ci sono i topi, ci sono anche due colonie di gatti, una a Castelgrande, composta da una decina di animali, e una analoga in zona Cervia; ve n’è poi una terza in collina, nei pressi del castello di Sasso Corbaro. La presenza di colonie feline aiuta a tenere sotto controllo il numero dei ratti. Ma evidentemente non è abbastanza. Non valeva quindi la pena mantenerla più numerosa, come lo era alcuni anni fa? Giriamo la domanda a Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona (Spab) che già in passato si è occupata delle azioni di cattura dei gatti per tenere sotto controllo la situazione delle colonie: «È una questione sanitaria: se non le tieni sotto controllo c’è il rischio di avere anche animali malati che possono contagiare i gatti domestici che escono di casa». La ricerca del giusto equilibrio è quindi d’obbligo.

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