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Altro spurgo della discordia al laghetto di Buseno

C'è malumore fra i pescatori del Moesano dopo l'intervento delle Officine idroelettriche di Mesolcina nel bacino artificiale Molina. 'I pesci se ne sono andati'

Alcuni scatti di come si presentava il bacino lunedì sera
10 giugno 2020
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C’è tanta amarezza fra i pescatori del Moesano alla luce dello spurgo del bacino d’accumulazione Molina eseguito nella notte tra domenica e lunedì dalle Officine idroelettriche della Mesolcina (Oim). Un intervento, svolto per rimuovere il materiale depositato sul fondale, che ha di fatto svuotato per qualche ora il laghetto artificiale con diga situato nella parte bassa del paese di Buseno in Val Calanca. Per la rabbia di chi, passato il maltempo dell’ultimo fine settimana, lunedì mattina si è svegliato di buon ora per gettare l’amo. “Sono andato sul posto insieme ad alcuni amici e abbiamo notato che non c’era praticamente più acqua”, afferma Eros Togni, pescatore di lunga data di Mesocco. "Certo, ora il laghetto sarà nuovamente riempito (già lunedì sera il livello dell’acqua era salito, ndr), ma con questo scellerato spurgo se ne sono andate tutte le trote. Ho contattato il guardapesca della zona per avere spiegazioni - aggiunge Togni -: ciò che mi è stato detto è di andare a pescare al laghetto di Sufers”. Grave, sottolinea il nostro interlocutore, è poi il fatto che le Oim non abbiano comunicato nulla, se non al guardapesca della zona. “La popolazione non è stata avvisata in nessun modo”, pur se il pericolo che nelle gole sottostanti vi fosse qualcuno, essendo l’intervento stato effettuato di notte, era decisamente ridotto. 

La Società pesca Moesa: 'inaccettabile'

Grande malumore emerge anche dalle parole di Sacha Tamò, presidente della Società pesca Moesa: “ciò che è stato fatto è inaccettabile - afferma da noi contattato -. La pesca al laghetto di Buseno, uno dei più fruttuosi del Canton Grigioni, sarà compromessa per molto tempo. Un grande dispiacere in particolare per i pescatori anziani, per i quali il bacino Molina è sicuramente un luogo attrattivo poiché facilmente accessibile”. Come agire, dunque? “La nostra società chiederà un incontro con le Oim ed invierà una lettera all’Ufficio caccia e pesca grigionese. Con questo spurgo si è davvero toccato il fondo ed è ora giunto il momento di programmare il futuro in maniera opportuna, perché così non va assolutamente bene”. Parole forti che lasciano intendere quanto il problema dei deflussi minimi sia da sempre un tema di dibattito in Mesolcina e Calanca, così come in Ticino. Già negli scorsi anni era infatti emersa la rabbia dei pescatori per altri spurghi avvenuti al laghetto di Buseno. C’è preoccupazione per il sentore che sull’arco di più anni queste operazioni - svolte al fine garantire la massima sicurezza dell’impianto di ritenuta - possano nuocere seriamente alla fauna e alla flora locale lungo la Calancasta, che in territorio di Grono confluisce con la Moesa. “Per rimuovere il materiale che si deposita nel laghetto le Oim potrebbero utilizzare macchinari, intervenendo saltuariamente e non durante il periodo di pesca da maggio a ottobre. Le Oim considerano però lo spurgo il metodo più adeguato per una questione finanziaria”. Tamò espone poi dubbi sulla necessità dell’intervento: “I pesci se ne sono andati, ma questa volta i danni arrecati alla flora sembrano più contenuti. Non vi sono infatti tracce così evidenti di limo depositato nelle tratto di fiume sotto la diga. Ciò che ci porta a pensare che l’intervento sia perlopiù servito alle Oim per pulire e sistemare le proprie attrezzature". 

’No a un prolungamento della concessione’

Da noi contattate, le Officine idroelettriche della Mesolcina, pur comprendendo il malumore dei pescatori, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, sottolineando però come l’operazione sia stata eseguita nel rispetto dell'accordo con le autorità cantonali che definisce i parametri ai quali attenersi. Le Oim hanno infatti ricevuto una concessione per effettuare spurghi annuali al bacino Molina in occasione di piene importanti del fiume Calancasta (come è stato il caso negli ultimi giorni), da eseguire preferibilmente prima del periodo estivo. Una concessione che scade proprio nel 2020. “Come Società pesca Moesa ci opporremo assolutamente a un’eventuale richiesta di prolungamento di tale contratto - conclude il presidente Tamò -. Come detto, vorremo osservare interventi meno frequenti, nel limite del possibile annunciati in maniera tempestiva per dare ai pescatori quantomeno l'opportunità di sfrutture il periodo di pesca precedente a queste operazioni". 

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