Bellinzonese

Rendite pensionistiche Bellinzona, 'cerotti' per 24 milioni

Luce verde del Consiglio comunale alla soluzione di compromesso da 5,8 milioni; no alla proposta Mps di caricare l’aumento dei contributi solo sul datore

Una delle assemblee dei dipendenti dedicate al tema (Ti-Press)
23 settembre 2019
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Dopo i primi 18 milioni stanziati due anni fa, luce verde questa sera in Consiglio comunale a Bellinzona – con 42 sì, 4 no e 7 astenuti – alla soluzione di compromesso individuata al termine di sei mesi di trattative avviate tra Municipio e Fronte unico dei dipendenti (Fud) per ulteriormente mitigare, con l'iniezione di altri 5,8 milioni, il peggioramento pari al 13% delle rendite pensionistiche dei dipendenti comunali subìto col passaggio nel 2018 e 2019 alla Cpe Fondazione di previdenza energia. Operazione di riequilibrio preavvisata favorevolmente il 5 settembre dall’assemblea dei lavoratori espressasi a larga maggioranza e infine avallata ieri sera dal Legislativo che ha votato il messaggio municipale. Questo mentre prima della seduta alcuni dipendenti (sostenuti nei mesi scorsi dal Movimento per il socialismo) hanno consegnato all’Ufficio presidenziale la petizione, sottoscritta in estate da 423 collaboratori (oltre la metà del totale), che chiede un riequilibrio più sostanzioso. Una richiesta tradotta in un emendamento che l’Mps ha portato in sala durante la discussione chiedendo – senza ottenerlo – che l’aumento dei contributi ordinari annuali pari all’1,5% fosse messo a carico del solo datore di lavoro anziché diviso in modo paritetico con i dipendenti.

Il dibattito

Il relatore della Gestione, Paolo Locatelli, ha riportato l’adesione unanime del gruppo Ppd e ricordato di aver stimato, prima dell’aggregazione, la necessità di iniettare 30 milioni comunali per sistemare tutti gli aspetti della cassa pensioni: «E ci siamo». Fabio Käppeli ha motivato l’adesione della maggioranza del gruppo Plr, sottolineando però che potrebbe essere l’ultima volta. «Ma non sono certo i dipendenti la causa del problema emerso», ha replicato il capogruppo della Sinistra Renato Züger rimarcando l’equilibrio scelto nell’individuazione di questa soluzione. Lelia Guscio (Lega/Udc/Ind.) ha portato l’adesione quasi unanime del gruppo visto l’esito dell’assemblea dei dipendenti. Monica Soldini (Mps): «Il personale è stato ingiustamente parcheggiato in una corsia d’emergenza, ossia la fondazione individuale, anziché optare per quella comune. Questo mentre noi nel 2017 già evidenziavamo i rischi che si sarebbero corsi, con un sensibile peggioramento delle rendite e della possibilità di prepensionamento», oggi concesso solo dai 64 anni. Quello odierno «dev’essere visto solo come un primo acconto». Senza contare che su 11 milioni stanziati l’anno scorso, «sono stati usati finora solo 115mila franchi e per soli quattro casi». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i Verdi. Diametralmente opposta la valutazione di Federico Rossini (Plr): «Il taglio delle rendite pensionistiche tocca anche il privato cittadino chiamato a sovvenzionare questa impopolare proposta». L’emendamento portato dall’Mps e la petizione consegnata oggi e sottoscritta in estate prima dell’assemblea dei dipendenti, ha dal canto suo detto il sindaco Mario Branda, «delegittimano quanto fatto con fatica e per lunghi mesi dagli interlocutori istituzionali, che sono il Municipio e il Fud, nel travare una soluzione comune di compromesso. Quanto ai peggioramenti prospettati dalla Cpe, ne avremmo volentieri fatto a meno. Qualora dovessero emergere nostri errori, siamo pronti a riapprofondire per trovare correttivi».

La soluzione

In soldoni la soluzione di compromesso prevede di compensare nella misura del 50% la prospettata diminuzione delle rendite anche tramite lo stanziamento di ulteriori 5,8 milioni di franchi; inoltre ogni assicurato si assumerà per 4-5 anni, grazie a un aumento progressivo del grado di copertura, un tasso di remunerazione a risparmio inferiore a quello garantito dalla “cassa comune”. Tutti d’accordo infine per un esercizio di massima trasparenza: in tal senso il Municipio è stato invitato a sollecitare la cassa pensioni affinché consegni quanto prima a ciascun dipendente il suo certificato di previdenza individuale con le misure di accompagnamento. È la seconda volta che il Cc si vede costretto a varare misure di accompagnamento volte a compensare la sottocopertura degli assicurati provenienti dalla precedente cassa pensioni e a mitigare il peggioramento delle prospettive previdenziali dei dipendenti con più di 50 anni di età. Nel 2017 era già stato stanziato un importo di 18 milioni, di cui circa 11 a favore delle misure di accompagnamento e circa 7 per compensare la sottocopertura degli assicurati provenienti dall'Istituto cantonale.

La legionella ha i giorni contati

Senza troppo esitare il plenum ha poi concesso un credito di 1,27 milioni (44 sì, 5 no e 1 astenuto) necessario ad allacciare rubinetti e docce del Centro sportivo al teleriscaldamento originato dal termovalorizzatore di Giubiasco, in grado di fornire acqua a una temperatura tale (almeno 60 °C) da eliminare il rischio oggi esistente di diffusione della legionella. Batterio pericoloso per la salute dell’uomo che si sviluppa in acque non debitamente riscaldate, com’è il caso del Csb che fa capo attualmente capo a una pompa di calore non sufficientemente performante. Critico l’approccio dei Verdi verso Teris. «Potrebbero servire più rifiuti per alimentare la rete?», ha obiettato Ronnie David: «Lo chiedo mentre la politica e la popolazione sono chiamate a ridurre la quantità di rifiuti. E dunque, a che punto è Teris? Quanta capacità di riscaldamento ha ancora? Vorremmo evitare metodi di cogenerazione con gas per ovviare a eventuali mancanze di rifiuti». Alberto Casari (Sinistra) ricorda l’urgenza nel dover risolvere il problema della legionella: «L’alternativa è la nafta. La preferiamo al teleriscaldamento?». Gabriele Pedroni (Ppd) evidenzia che stando agli specialisti per un edificio come quello del Csb non vi sono alternative a Teris. Mentre Carlo Celpi motivando l’adesione del Plr ricorda che se non usata, l’energia calorica del termovalorizzatore verrebbe buttata via. Il municipale Christian Paglia ha difeso la scelta e ricordato che nei prossimi 5 anni l’uso di nafta sarà ulteriormente ridotto da 600mila a 200mila litri annui per gli edifici comunali: «Oggi a Giubiasco vengono bruciate 140mila tonnellate rifiuti l’anno (che scenderanno di 20mila con la tassa sul sacco generalizzata in Ticino) e Teris sfrutta il 75% del potenziale termico dell’inceneritore. Sin dall’inizio il gas è un vettore di complemento; ma non si fa né s’intende in futuro fare cogenerazione».

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