Bellinzonese

‘Giocare ai videogiochi non è un male’

All’Officina informatica di Bellinzona i giovani si trovano per sfidarsi al computer. Un’occasione per trascorrere del tempo (non virutale) in compagnia.

10 settembre 2019
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Si dice che la tecnologia isoli le persone, ma a Bellinzona c’è un luogo dove la passione per i videogiochi unisce. Tra le mura dell’Officina informatica, negozio di via san Gottardo 8 a Bellinzona, c’è una sala con dieci postazioni con computer collegati fra loro, dove chi vuole può affittarne uno e giocare. A ritrovarsi lì regolarmente sono i giocatori dell’associazione TicinoGaming che ha sede proprio nel negozio. Ne fanno parte oltre trecento giovani, dai 12 ai 30 anni, provenienti da tutto il Ticino. L’associazione, nata lo scorso marzo, organizza con una certa frequenza dei tornei all’Officina nel fine settimana e il mercoledì pomeriggio. «Si tratta di competizioni amatoriali, d’altra parte in Ticino c’è veramente poco in questo ambito e per questo vorremmo collaborare con l’Italia», spiega Mirko Cotti Piccinelli, 23enne di Lugano, vicesegretario e fondatore di TicinoGaming. Il riscontro, riferisce, è buono e a ogni torneo ci sono sempre molti iscritti. Oltre ai videogiochi, i giovani giocano anche a carte e partecipano a tornei ufficiali, riconosciuti dai produttori stessi dei giochi, che sono Yu-Gi-Oh! e Magic.

‘Non è più come negli anni Novanta’

Attorno al mondo dei videogiochi gravitano parecchi pregiudizi. «Purtroppo molta gente non si rende conto che giocare ai videogiochi oggi non è un male», rileva Cotti Piccinelli. «Non è più come negli anni Novanta, quando a giocare erano i classici ‘nerd’ senza vita sociale che se ne stavano chiusi in casa. Oggi esiste addirittura il videogiocatore professionista ed è un vero e proprio mestiere», fa presente. E dalla loro vi è pure la recente scoperta della ricercatrice Daphné Bavelier, professoressa all’Università di Ginevra, che ha ricevuto il premio Jacobs 2019, dotato di un milione di franchi. La professoressa ha scoperto che i videogiochi d’azione – come quelli ricchi di sparatorie, in genere poco amati dai genitori – migliorano le doti cognitive dei ragazzi. Finora Bavelier si è occupata principalmente dei possibili effetti positivi dei videogiochi, ma ciò non significa che non vi siano conseguenze negative o abusi. La ricercatrice utilizzerà il provento del premio per continuare ad analizzare i diversi effetti dei giochi in questione e dei sottostanti meccanismi cerebrali.

Regolamenti severi: per partecipare nessuna insufficienza a scuola

L’associazione, ci viene spiegato, non ha l’obiettivo di spingere i giovani a giocare solo ai videogiochi e a rinchiudersi in casa. A tal proposito, il sodalizio è dotato di regolamenti severi: come quello che richiede la sufficienza in tutte le materie scolastiche. «Ci teniamo molto a far capire ai ragazzi che giocare ai videogiochi è bello ma che nella vita ci sono altre priorità», afferma il 23enne. «Molti giovani che frequentano l’Officina sono sportivi e vanno bene a scuola e sono pure quelli più bravi a giocare», osserva. Anche i tornei hanno le loro regole: quando si gioca e ci si innervosisce è proibito arrabbiarsi e dire parolacce, e pure picchiare i pugni sul tavolo penalizza il giocatore facendogli perdere punti. Ma perché questi ragazzi si trovano all’Officina, quando potrebbero giocare da casa e partecipare a tornei online? In primo luogo perché apprezzano la possibilità di interagire con gli altri. Tanti giovani si conoscevano prima online e si sono incontrati all’Officina per la prima volta. L’occasione per vederli all’opera tra mouse e tastiere è alla fiera del fumetto di Lugano che si terrà il 20-22 settembre dove l’associazione organizzerà dei tornei.

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