Bellinzonese

Salgono a 41 le pecore predate in Val Canaria

Sabato l'ultima scoperta (7 capi). L'allevatore: 'Ho messo il recinto elettrico suggerito dal Cantone ma non serve a nulla. Meglio una soluzione drastica'

Foto Nicola Huppi
26 agosto 2019
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Il lupo – ma potrebbe trattarsi anche di un ibrido lupo-cane – ha nuovamente fatto razzia all’alpe di Froda, sopra Airolo, dove Nicola Hüppi ha un gregge di 1’100 pecore. Dopo i 34 capi attaccati nelle prime settimane di agosto, altri sette sono stati uccisi verso la fine della scorsa settimana. Sabato l’amara scoperta, ieri il sopralluogo dei guardiacaccia per i rilievi e prelievi di rito. Obiettivo: verificare se si tratti effettivamente del lupo e se sia un esemplare già noto per altre predazioni. «L’attacco – ci spiega il proprietario delle pecore – è avvenuto in un periodo di maltempo e nonostante io abbia seguito le raccomandazioni della Consulenza agricola cantonale, ossia la posa di reti elettrificate, avute in prestito dal Cantone, per il contenimento notturno del gregge. Il problema è che con la pioggia e la nebbia persistenti della settimana passata, la predazione potrebbe essere avvenuta anche di giorno». Se da una parte il Cantone risarcirà l’allevatore per ogni capo predato, «dall’altro vorrei evidenziare che non sto vivendo un bel momento. Questo problema implica ad esempio l’impiego di un pastore in più, a mie spese. Inoltre il gregge dopo ogni attacco rimane a lungo spaventato ed è più difficile avvicinarlo e gestirlo. Senza contare i vari ferimenti registrati agli arti inferiori dalle pecore in fuga». A questo punto «ribadisco che la soluzione dev’essere adottata alla radice. Lupi o ibridi sono problematici e a mio avviso le autorità dovrebbero autorizzare l’abbattimento senza più tergiversare». Da notare, aggiunge Nicola Hüppi, che in un alpeggio situato a 5 km dalla Val Canaria, nei Grigioni, sempre settimana scorsa sono state azzannate e uccise sei pecore: «Presumo si tratti del medesimo lupo. Il problema qui sono anche i tempi per accertare, tramite l’esame del Dna, quale sia l’esemplare incriminato. Si parla di settimane. Tempi troppo lunghi! E intanto qui registriamo una predazione alla settimana». Un’altra critica rivolta alle autorità riguarda i contatti personali: «Ho più volte tentato di parlare con il responsabile dell’Ufficio caccia e pesca. Nulla da fare». Ora, conclude l’allevatore, «vista la situazione abbasserò il gregge di quota in un luogo dove potrò contare le pecore rimaste. Non è detto che su 1’100 le perdite siano state maggiori di quanto finora scoperto».

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