Bellinzonese

Bellinzona, sulle parrocchie la Città non contribuirà più ai salari

Nella nuova convenzione sottoposta al Cc invariato il contributo annuo complessivo di 253’500 franchi, ma non potrà essere usato per le congrue

29 maggio 2019
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A due anni dall’aggregazione si va verso la ridefinizione dei rapporti finanziari fra la Città di Bellinzona e le 16 parrocchie presenti nei 13 quartieri, nonché la Chiesa evangelica riformata (Cer). Le due convenzioni esposte dal Municipio nel messaggio sottoposto al Consiglio comunale sono il frutto di un lavoro d’assieme svolto in un gruppo misto con i rappresentanti delle comunità religiose e prevedono la conferma sostanziale dell’attuale contributo annuo pari 253’500 franchi. La soluzione proposta – spiega il Municipio – conferma le intenzioni già espresse anni fa nell’ambito del progetto aggregativo e ora “consente di raggiungere tre obiettivi: l’abolizione del versamento della congrua da parte del Comune, l’armonizzazione del contributo all’insegnamento religioso per tutti i quartieri e la conferma del contributo finanziario complessivo riconosciuto dai precedenti Comuni”. Se il Legislativo cittadino voterà messaggio e convenzioni e se a loro volta parrocchie e Cer le avalleranno, a partire dal gennaio 2020 circa metà del contributo annuo finanzierà l’insegnamento religioso svolto nelle scuole comunali (ovvero mille franchi per unità didattica, pari oggi a 125mila franchi l’anno); quanto all’altra metà, 15mila franchi andranno alla Cer e la cifra restante (nel 2020 fissata a 113’500 franchi, ovvero il totale dedotto il contributo per l’insegnamento religioso) andrà a costituire un fonto comune delle 16 parrocchie, gestito da quella di Giubiasco, da cui attingere per finanziare le attività sociali e culturali da esse svolte; il fondo non potrà invece essere usato per pagare congrue né per attività di culto.

Il mattone rende

Spetta dunque alle comunità ecclesiastiche locali ricercare, laddove necessario, l’equilibro della propria gestione. Soprattutto laddove i precedenti Comuni, e tutt’oggi la Città in base alle vecchie convenzioni ereditate, è l’ente pubblico a finanziare il salario dei parroci. Finanziamento destinato a sparire. È vero che le parrocchie potrebbero operare dei travasi, ad esempio prelevando dal fondo comune quanto necessario a finanziare attività sociali e culturali e attingendo per i salari da contributi in precedenza destinati alle attività. Tuttavia l’odierno contributo comunale, quando non sarà più utilizzabile per la paga, rappresenterà un vuoto da colmare: fra i più toccati Claro (45mila franchi annui) e Monte Carasso (47mila), mentre Pianezzo e Sant’Antonio ricevono ciascuno 14mila franchi, Preonzo 12’500 e Moleno 8’000. Introdurranno l’imposta di culto, come hanno già fatto negli anni passati Ravecchia, Camorino, Giubiasco, Gorduno, Gnosca, Gudo e Sementina? «A Claro non credo», risponde il presidente del Consiglio parrocchiale Severino Bronner: «Ci siamo preparati alle novità previste con l’aggregazione edificando due anni fa una palazzina di appartamenti i cui affitti permettono di coprire il salario del parroco. Ma abbiamo in mente anche altri progetti edilizi, a favore della comunità, che confidiamo di portare a compimento coinvolgendo Comune e Patriziato. Parlo di una struttura in centro paese dotata di sala multiuso, autorimessa e asilo nido». Sulla stessa lunghezza d’onda Monte Carasso, dove la Parrocchia già nel 2010 ha edificato una palazzina: «Dedotti interessi e ammortamento, contiamo di riuscire a coprire le spese per il salario senza introdurre l’imposta di culto», spiega il presidente Andrea Skory. Quanto alla Parrocchia di Bellinzona, che conta cinque preti, da tempo fatica a far quadrare i conti: «Stiamo approfondendo e valutando alcuni risparmi – spiega il presidente Fausto Riva – e per ora non siamo ancora giunti alla conclusione se si debba o no introdurre l’imposta di culto».

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